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Prescrizione Riforma Orlando: quando si applica?

Un imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo l’avvenuta prescrizione del reato contravvenzionale commesso nel 2018. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica la disciplina della Prescrizione Riforma Orlando (L. 103/2017). Questa normativa, che prevede la sospensione del corso della prescrizione nei giudizi di appello e cassazione, è stata ritenuta più favorevole rispetto alle riforme successive (Bonafede e Cartabia). Di conseguenza, il termine di prescrizione non era ancora maturato.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Riforma Orlando: La Cassazione Fa Chiarezza sul Regime Applicabile

Nel complesso panorama del diritto penale, la successione di leggi nel tempo solleva spesso dubbi interpretativi, specialmente in una materia delicata come la prescrizione. La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su quale disciplina applicare ai reati commessi in un preciso arco temporale, confermando l’importanza del principio del favor rei (la norma più favorevole all’imputato). Al centro del dibattito vi è la Prescrizione Riforma Orlando, che si rivela cruciale per i reati commessi tra il 2017 e il 2019.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in primo grado nel settembre 2022 e la cui condanna era stata confermata dalla Corte d’Appello nel dicembre 2024, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La sua tesi difensiva si basava su un unico, fondamentale punto: la mancata dichiarazione di estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Secondo il ricorrente, il tempo necessario a prescrivere il reato contravvenzionale a lui ascritto, commesso nell’agosto 2018, sarebbe maturato prima della sentenza di secondo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda su un’attenta analisi della successione delle leggi in materia di prescrizione, con particolare riferimento a tre importanti riforme: la Riforma Orlando (L. 103/2017), la Riforma Bonafede (L. 3/2019) e la Riforma Cartabia (L. 134/2021).

Le Motivazioni: La Scelta della Norma più Favorevole sulla Prescrizione Riforma Orlando

Il cuore della motivazione risiede nell’individuazione della legge più favorevole da applicare al caso di specie. La Corte, richiamando un precedente delle Sezioni Unite (la più autorevole composizione del collegio), ha stabilito un principio chiaro: per tutti i reati commessi nel lasso temporale che va dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019, la disciplina da applicare è quella introdotta dalla Prescrizione Riforma Orlando.

Perché questa scelta? La Corte spiega che sia la Riforma Bonafede sia la più recente Riforma Cartabia introducono una disciplina della prescrizione deteriore, ovvero meno vantaggiosa per l’imputato, rispetto a quella prevista dalla legge Orlando. In particolare, la Riforma Orlando non blocca definitivamente il corso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado (come invece previsto dalla Riforma Cartabia), ma introduce un meccanismo di sospensione. L’art. 159, secondo comma, del codice penale, come modificato dalla Riforma Orlando, prevede due periodi di sospensione del corso della prescrizione:

1. Una sospensione massima di un anno e sei mesi per la durata del giudizio di appello.
2. Una sospensione massima di un anno e sei mesi per la durata del giudizio di cassazione.

Applicando questo meccanismo al caso concreto, il termine di prescrizione non era ancora scaduto al momento della pronuncia della Corte d’Appello, poiché il suo decorso era stato legittimamente ‘congelato’ per il tempo del giudizio di secondo grado. Questo regime di sospensioni, sebbene allunghi i tempi, è stato giudicato più favorevole rispetto alla cessazione definitiva della prescrizione prevista dalle riforme successive.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ha un’importante valenza pratica. Essa stabilisce un punto fermo per avvocati, magistrati e imputati che si trovano a gestire procedimenti per reati commessi tra l’agosto 2017 e la fine del 2019. Per questi casi, il calcolo della prescrizione deve essere effettuato tenendo conto non di un blocco, ma dei periodi di sospensione introdotti dalla Riforma Orlando. Ciò significa che, per valutare se un reato è prescritto, è necessario aggiungere al termine ordinario i periodi di sospensione relativi ai giudizi di impugnazione, entro i limiti massimi previsti dalla legge. La decisione ribadisce la centralità del principio del tempus regit actum temperato dal favor rei, garantendo che l’imputato sia giudicato secondo la normativa a lui più vantaggiosa tra quelle succedutesi nel tempo.

Quale legge sulla prescrizione si applica ai reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019?
Secondo la Corte di Cassazione, si applica la disciplina introdotta dalla Legge n. 103/2017 (cosiddetta Riforma Orlando), in quanto ritenuta la normativa più favorevole per l’imputato rispetto alle riforme successive.

La Riforma Orlando blocca definitivamente la prescrizione dopo la sentenza di primo grado?
No, la Riforma Orlando non blocca la prescrizione. Prevede invece la sospensione del suo corso per un periodo massimo di un anno e mezzo durante il giudizio di appello e per un ulteriore anno e mezzo durante il giudizio di cassazione.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, applicando correttamente i periodi di sospensione previsti dalla Riforma Orlando, il termine di prescrizione per il reato contestato non era ancora maturato al momento della sentenza della Corte d’Appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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