Prescrizione Riforma Orlando: La Cassazione Fa Chiarezza sul Regime Applicabile
Nel complesso panorama del diritto penale, la successione di leggi nel tempo solleva spesso dubbi interpretativi, specialmente in una materia delicata come la prescrizione. La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su quale disciplina applicare ai reati commessi in un preciso arco temporale, confermando l’importanza del principio del favor rei (la norma più favorevole all’imputato). Al centro del dibattito vi è la Prescrizione Riforma Orlando, che si rivela cruciale per i reati commessi tra il 2017 e il 2019.
I Fatti del Caso
Un individuo, condannato in primo grado nel settembre 2022 e la cui condanna era stata confermata dalla Corte d’Appello nel dicembre 2024, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La sua tesi difensiva si basava su un unico, fondamentale punto: la mancata dichiarazione di estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Secondo il ricorrente, il tempo necessario a prescrivere il reato contravvenzionale a lui ascritto, commesso nell’agosto 2018, sarebbe maturato prima della sentenza di secondo grado.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda su un’attenta analisi della successione delle leggi in materia di prescrizione, con particolare riferimento a tre importanti riforme: la Riforma Orlando (L. 103/2017), la Riforma Bonafede (L. 3/2019) e la Riforma Cartabia (L. 134/2021).
Le Motivazioni: La Scelta della Norma più Favorevole sulla Prescrizione Riforma Orlando
Il cuore della motivazione risiede nell’individuazione della legge più favorevole da applicare al caso di specie. La Corte, richiamando un precedente delle Sezioni Unite (la più autorevole composizione del collegio), ha stabilito un principio chiaro: per tutti i reati commessi nel lasso temporale che va dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019, la disciplina da applicare è quella introdotta dalla Prescrizione Riforma Orlando.
Perché questa scelta? La Corte spiega che sia la Riforma Bonafede sia la più recente Riforma Cartabia introducono una disciplina della prescrizione deteriore, ovvero meno vantaggiosa per l’imputato, rispetto a quella prevista dalla legge Orlando. In particolare, la Riforma Orlando non blocca definitivamente il corso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado (come invece previsto dalla Riforma Cartabia), ma introduce un meccanismo di sospensione. L’art. 159, secondo comma, del codice penale, come modificato dalla Riforma Orlando, prevede due periodi di sospensione del corso della prescrizione:
1. Una sospensione massima di un anno e sei mesi per la durata del giudizio di appello.
2. Una sospensione massima di un anno e sei mesi per la durata del giudizio di cassazione.
Applicando questo meccanismo al caso concreto, il termine di prescrizione non era ancora scaduto al momento della pronuncia della Corte d’Appello, poiché il suo decorso era stato legittimamente ‘congelato’ per il tempo del giudizio di secondo grado. Questo regime di sospensioni, sebbene allunghi i tempi, è stato giudicato più favorevole rispetto alla cessazione definitiva della prescrizione prevista dalle riforme successive.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
L’ordinanza ha un’importante valenza pratica. Essa stabilisce un punto fermo per avvocati, magistrati e imputati che si trovano a gestire procedimenti per reati commessi tra l’agosto 2017 e la fine del 2019. Per questi casi, il calcolo della prescrizione deve essere effettuato tenendo conto non di un blocco, ma dei periodi di sospensione introdotti dalla Riforma Orlando. Ciò significa che, per valutare se un reato è prescritto, è necessario aggiungere al termine ordinario i periodi di sospensione relativi ai giudizi di impugnazione, entro i limiti massimi previsti dalla legge. La decisione ribadisce la centralità del principio del tempus regit actum temperato dal favor rei, garantendo che l’imputato sia giudicato secondo la normativa a lui più vantaggiosa tra quelle succedutesi nel tempo.
Quale legge sulla prescrizione si applica ai reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019?
Secondo la Corte di Cassazione, si applica la disciplina introdotta dalla Legge n. 103/2017 (cosiddetta Riforma Orlando), in quanto ritenuta la normativa più favorevole per l’imputato rispetto alle riforme successive.
La Riforma Orlando blocca definitivamente la prescrizione dopo la sentenza di primo grado?
No, la Riforma Orlando non blocca la prescrizione. Prevede invece la sospensione del suo corso per un periodo massimo di un anno e mezzo durante il giudizio di appello e per un ulteriore anno e mezzo durante il giudizio di cassazione.
Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, applicando correttamente i periodi di sospensione previsti dalla Riforma Orlando, il termine di prescrizione per il reato contestato non era ancora maturato al momento della sentenza della Corte d’Appello.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 33422 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 33422 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 25/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a COSENZA il 07/08/1968
avverso la sentenza del 12/12/2024 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e la sentenza impugnata.
Rilevato che il ricorso di NOME COGNOME con il quale egli lamenta la mancata declaratoria della intervenuta prescrizione del reato ascrittogli che sarebbe maturata prima della sentenza della Corte di appello di Catanzaro del 12 dicembre 2024 che aveva confermato quella pronunciata dal Tribunale di Cosenza il 16 settembre 2022, è manifestamente infondato;
Considerato, infatti, che la invocata prescrizione del reato contravvenzionale oggetto di contestazione (commesso il giorno 6 agosto 2018) non era maturata prima della pronuncia della sentenza impugnata poiché, come statuito dal più alto concesso di questa Corte (Sez. U, n. 20989 del 12/12/2024, dep. 2025, COGNOME, Rv. 288175,), ai reati commessi nel lasso temporale che va dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019, deve trovare applicazione, in quanto normativa più favorevole, quella dettata dalla I. 103/2017 (cd. Riforma Orlando). Secondo tale approccio esegetico, sia la I. 3/2019 (cd. Riforma Bonafede), sia la I. 134/2021 (cd. Riforma Cartabia), prevedono, in materia di prescrizione, una disciplina deteriore rispetto a quella prevista dalla Riforma del 2017. Ne deriva che i reati commessi tra il 3 agosto 2017 ed il 31 dicembre 2019 devono essere disciplinati, quanto alla individuazione del regime prescrizionale, dal testo dell’art. 159, comma secondo, cod. pen., così come riscritto dalla legge n. 103 del 2017, che prevede due sospensioni della prescrizione di massimo un anno e mezzo ciascuna per i giudizi di appello e di cassazione, certo più favorevole della cessazione definitiva della prescrizione con la sentenza di primo grado prevista dalla “riforma Cartabia”; Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Ritenuto, pertanto, che deve essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 25 settembre 2025.