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Prescrizione Riforma Orlando: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso, chiarendo due importanti principi. Primo, un errore formale del giudice nel nominare un’aggravante non invalida la sentenza se la valutazione si basa sulla reale offensività del fatto. Secondo, per i reati commessi tra agosto 2017 e dicembre 2019, si applica la cosiddetta “prescrizione Riforma Orlando”, che introduce un periodo fisso di sospensione dei termini durante il processo d’appello, impedendo l’estinzione del reato nel caso specifico.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Riforma Orlando: la Cassazione Fa Chiarezza sul Calcolo dei Termini

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sull’applicazione temporale delle norme in materia di prescrizione, in particolare quelle introdotte dalla cosiddetta prescrizione Riforma Orlando. La decisione analizza un caso in cui la difesa sosteneva l’avvenuta estinzione del reato, ma la Suprema Corte ha applicato un regime di sospensione specifico, confermando la condanna. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi di diritto affermati.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per reati commessi nel maggio del 2018. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due vizi principali della sentenza d’appello. Il primo riguardava un presunto errore di motivazione nel bilanciamento tra attenuanti generiche e un’aggravante. Il secondo, e più rilevante, verteva sul mancato riconoscimento della prescrizione del reato, che secondo la ricorrente sarebbe maturata prima della pronuncia d’appello.

I Motivi del Ricorso e la Prescrizione Riforma Orlando

Il ricorso si fondava su due pilastri:

1. Errore di Motivazione: La Corte d’appello, nel negare la prevalenza delle attenuanti generiche, aveva fatto riferimento alla “recidiva”, una circostanza mai contestata all’imputata. La vera aggravante era un’altra, prevista dall’art. 61, n. 2, del codice penale.
2. Violazione di Legge sulla Prescrizione: La difesa sosteneva che, essendo i reati stati commessi nel 2018, il termine di prescrizione fosse ormai decorso al momento della sentenza d’appello, pronunciata nel novembre 2024.

La questione cruciale ruotava attorno al calcolo del tempo necessario a prescrivere, un calcolo influenzato dalle riforme legislative succedutesi negli ultimi anni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, fornendo spiegazioni dettagliate e richiamando un’importante pronuncia delle Sezioni Unite.

Sull’erronea Indicazione dell’Aggravante

La Corte ha riconosciuto che la sentenza d’appello conteneva un errore, menzionando la “recidiva” invece della corretta aggravante. Tuttavia, ha ritenuto questo errore non determinante. Il giudizio di equivalenza tra attenuanti e aggravanti, infatti, non si basava sulla natura della recidiva, ma sulle concrete modalità della condotta e sulla sua particolare offensività. Di conseguenza, pur in presenza di un riferimento improprio, la motivazione di fondo della Corte d’appello restava valida e immune da censure.

Sul Calcolo della Prescrizione Riforma Orlando

Questo è il punto centrale della sentenza. La Cassazione ha spiegato che il reato, commesso nel 2018, rientra pienamente nell’ambito di applicazione temporale della prescrizione Riforma Orlando (Legge n. 103/2017). Questa legge, in vigore dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019, ha introdotto una specifica causa di sospensione del corso della prescrizione.

In particolare, l’art. 159 del codice penale, nel testo modificato dalla Riforma Orlando, prevedeva un periodo di sospensione fisso, pari a un anno e sei mesi, per la durata del giudizio di appello. Questo periodo va quindi sommato al termine ordinario di prescrizione.

La Corte, citando una recente sentenza delle Sezioni Unite (n. 20989/2025), ha confermato che tale disciplina si applica a tutti i reati commessi in quel preciso arco temporale, non essendo stata abrogata retroattivamente dalle riforme successive. Pertanto, nel calcolare la prescrizione per il reato del 2018, era necessario aggiungere il periodo di sospensione di 18 mesi. Effettuando correttamente questo calcolo, il termine complessivo non era ancora decorso al momento della sentenza d’appello.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce due principi fondamentali. Innanzitutto, un errore materiale o un riferimento impreciso in una motivazione non ne causa automaticamente la nullità, se la logica e il fondamento della decisione restano solidi e basati sugli atti processuali. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, la decisione cristallizza il regime di “diritto transitorio” della prescrizione. I reati commessi tra l’agosto 2017 e la fine del 2019 restano soggetti alle regole della Riforma Orlando, che con il suo meccanismo di sospensione fissa ha allungato i tempi necessari per l’estinzione dei reati in fase di appello.

Un errore del giudice nel nominare un’aggravante invalida la sentenza?
No, secondo la Cassazione, un errore formale nel nominare un’aggravante non invalida la sentenza se il ragionamento di fondo è corretto e si basa sugli elementi concreti del fatto e sulla sua offensività, e non sull’erronea qualificazione giuridica.

Come si calcola la prescrizione per un reato commesso nel 2018?
Per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica la disciplina della “Riforma Orlando”. Ciò significa che al termine di prescrizione ordinario va aggiunto un periodo di sospensione di un anno e sei mesi per la durata del giudizio d’appello.

La disciplina sulla prescrizione della “Riforma Orlando” è ancora in vigore?
No, le norme sulla sospensione della prescrizione introdotte dalla “Riforma Orlando” sono state superate da leggi successive per i reati commessi dal 1° gennaio 2020 in poi. Tuttavia, esse continuano ad applicarsi, come in questo caso, ai reati commessi durante il loro periodo di vigenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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