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Prescrizione Ricettazione: Annullata la condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per ricettazione di un assegno a causa dell’intervenuta prescrizione del reato. Nonostante l’annullamento della pena, la Corte ha confermato l’obbligo dell’imputata di risarcire il danno alla parte civile. Il caso evidenzia come la prescrizione ricettazione estingua gli effetti penali ma non necessariamente quelli civili della condotta.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Ricettazione: Fine della Pena, non del Risarcimento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 31309/2025) ha riaffermato un principio cruciale nel diritto penale: l’estinzione del reato per decorrenza dei termini non cancella automaticamente le conseguenze civili. Nel caso di specie, la prescrizione ricettazione ha portato all’annullamento della condanna penale, ma ha lasciato intatto l’obbligo di risarcire il danno alla parte civile. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere la duplice natura, penale e civile, delle conseguenze di un illecito.

I Fatti del Caso

Una donna veniva condannata in primo e secondo grado per il reato di ricettazione. L’accusa era di aver negoziato presso un ufficio postale un assegno bancario non trasferibile, proveniente da un delitto, depositando la somma sul proprio conto corrente. L’operazione era avvenuta nel luglio del 2014. La difesa dell’imputata, dopo la conferma della condanna in Appello nell’ottobre 2024, proponeva ricorso per Cassazione basandosi su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su tre punti chiave:

1. Prescrizione del reato: Il motivo principale e decisivo. La difesa sosteneva che il reato, commesso nel luglio 2014, si fosse prescritto nel luglio 2024, ovvero prima della pronuncia della sentenza d’appello.
2. Vizio di motivazione: La ricorrente lamentava la mancanza di prove certe sulla sua identificazione come autrice materiale dell’incasso dell’assegno, ipotizzando un caso di furto d’identità.
3. Diniego della non menzione: Si contestava il rifiuto di concedere il beneficio della non menzione della condanna nel casellario giudiziale, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello estranea ai criteri di legge.

La Decisione della Corte: Prescrizione Ricettazione e i suoi Effetti

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi in ordine logico, partendo da quello relativo al vizio di motivazione. I giudici hanno ritenuto infondata questa censura, confermando la logicità del ragionamento dei giudici di merito: l’identificazione era avvenuta tramite un documento d’identità dell’imputata (mai denunciato come smarrito o clonato) e, soprattutto, i fondi erano stati versati su un conto corrente a lei intestato. Questi elementi sono stati considerati sufficienti a fondare la sua colpevolezza.

Tuttavia, l’esito del processo è stato completamente ribaltato dall’analisi del primo motivo. La Corte ha accolto la tesi della prescrizione ricettazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è stata lineare e basata su un calcolo matematico dei termini. Il reato di ricettazione, previsto dall’art. 648 del codice penale, è punito con una pena massima di otto anni. Ai sensi dell’art. 157 c.p., il tempo necessario a prescrivere un reato è pari al massimo della pena edittale. Tenuto conto degli atti interruttivi, che possono prolungare il termine fino a un massimo di un quarto, il tempo totale per la prescrizione nel caso specifico era di dieci anni.

Essendo il reato stato consumato al più tardi il 18 luglio 2014, il termine massimo di prescrizione scadeva il 18 luglio 2024. La sentenza della Corte d’Appello, datata 22 ottobre 2024, è intervenuta quando il reato era già estinto. Di conseguenza, la Cassazione ha dovuto annullare la sentenza impugnata agli effetti penali, senza rinvio, dichiarando il reato estinto per prescrizione.

La parte cruciale della decisione, però, riguarda gli effetti civili. La Corte ha specificato che l’annullamento riguarda solo gli “effetti penali”. Il ricorso è stato invece rigettato per quanto concerne le “statuizioni civili”. Questo significa che, sebbene l’imputata non debba più scontare la pena detentiva e pecuniaria, rimane ferma la sua condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, una nota compagnia di assicurazioni.

Conclusioni

Questa sentenza illustra in modo esemplare la distinzione tra l’azione penale e quella civile. La prescrizione estingue la pretesa punitiva dello Stato, perché il tempo trascorso rende inopportuna o non più necessaria la sanzione penale. Tuttavia, non cancella il fatto storico né il danno che da esso è derivato. La vittima del reato conserva il diritto a essere risarcita per il pregiudizio subito. Pertanto, la prescrizione ricettazione può liberare dal carcere, ma non dal portafoglio, confermando che l’obbligo di riparare al danno causato sopravvive all’estinzione del reato.

Quando si prescrive il reato di ricettazione?
Il tempo necessario a prescrivere il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) è pari al massimo della pena prevista, ovvero otto anni. Tale termine, in presenza di atti interruttivi, può essere aumentato fino a un massimo di un quarto, arrivando quindi a dieci anni.

L’estinzione del reato per prescrizione cancella anche l’obbligo di risarcire il danno?
No. La sentenza chiarisce che l’estinzione del reato per prescrizione riguarda solo gli effetti penali (la pena). Le statuizioni civili, come la condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, possono essere confermate e restano valide.

Perché la Cassazione ha annullato la condanna penale ma confermato quella civile?
La Corte ha annullato la condanna penale perché il tempo massimo per perseguire il reato (dieci anni) era scaduto prima della sentenza d’appello. Ha confermato, invece, la condanna civile perché il fatto illecito che ha causato un danno è stato accertato e l’obbligo di risarcire la vittima non viene meno con l’estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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