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Prescrizione recidiva: come si calcola? Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per il reato di evasione, chiarendo il calcolo della prescrizione recidiva. La Corte ha stabilito che l’aggravante della recidiva reiterata e infraquinquennale, essendo ad effetto speciale, estende il termine massimo di prescrizione a dieci anni, un periodo non ancora trascorso al momento della decisione.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Recidiva: La Cassazione Sull’Effetto della Recidiva Reiterata

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un importante chiarimento su come si calcola la prescrizione recidiva, in particolare quando è presente l’aggravante della recidiva reiterata e infraquinquennale. Questa decisione sottolinea l’impatto significativo che determinate aggravanti possono avere sulla tempistica del processo penale, determinando l’esito di un ricorso.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione commesso nel febbraio 2016, ha proposto ricorso per Cassazione. Tra i motivi del ricorso, il ricorrente lamentava l’avvenuta prescrizione del reato. Sosteneva, inoltre, che la Corte d’Appello avesse erroneamente negato la concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte sulla Prescrizione Recidiva

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, respingendo su tutta la linea le argomentazioni della difesa. Il punto centrale della decisione riguarda il calcolo del termine di prescrizione. La Corte ha chiarito che la contestata aggravante della recidiva reiterata e infraquinquennale (art. 99, quarto comma, c.p.) non è una circostanza comune, ma un’aggravante ad effetto speciale. Questo status ha conseguenze dirette e decisive sul calcolo della prescrizione recidiva.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su una precisa interpretazione delle norme che regolano la prescrizione. In primo luogo, ha evidenziato come l’aggravante contestata incida non solo sul termine base di prescrizione ordinaria, ai sensi dell’art. 157, secondo comma, del codice penale, ma anche sull’entità della proroga in caso di atti interruttivi, come previsto dall’art. 161, secondo comma, del codice penale.

Di conseguenza, il termine massimo di prescrizione per il reato in questione non era quello ordinario, ma veniva esteso a dieci anni. Poiché il reato era stato commesso nel 2016, e la decisione è del 2025, tale termine non era ancora decorso. La Corte ha inoltre precisato che, anche considerando il termine intermedio, questo non era spirato grazie agli atti interruttivi, quali la sentenza di primo grado (2017), il decreto di citazione in appello (2022) e la sentenza di secondo grado (2024).

Infine, per quanto riguarda il motivo relativo alle attenuanti generiche, i giudici hanno rilevato che, contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, tali circostanze erano state effettivamente applicate nel giudizio di merito, rendendo anche questa doglianza manifestamente infondata.

Le Conclusioni

La pronuncia conferma un principio fondamentale: le aggravanti ad effetto speciale, come la recidiva qualificata, hanno un impatto determinante sul calcolo dei termini di prescrizione. Per gli operatori del diritto, questa ordinanza ribadisce la necessità di un’analisi attenta di tutte le circostanze del reato per calcolare correttamente la sua estinzione. Per l’imputato, la decisione si traduce nella conferma della condanna, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 c.p.p. in caso di inammissibilità del ricorso.

Come incide la recidiva reiterata e infraquinquennale sul calcolo della prescrizione?
La recidiva reiterata e infraquinquennale, essendo un’aggravante ad effetto speciale, incide sia sul termine base della prescrizione ordinaria (art. 157 c.p.) sia sull’entità della proroga in presenza di atti interruttivi (art. 161 c.p.), estendendo il termine massimo di prescrizione a dieci anni.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, in quanto il motivo principale, basato sull’avvenuta prescrizione, era errato nel calcolo. Il termine massimo di dieci anni non era ancora decorso. Inoltre, anche il secondo motivo sulle attenuanti generiche era infondato, poiché erano già state applicate.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente in caso di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
Come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente il cui ricorso viene dichiarato inammissibile è condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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