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Prescrizione reato stupefacenti: quando non opera

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante un caso di spaccio di stupefacenti. L’imputato sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato stupefacenti, ma la Corte ha stabilito che, data la gravità del reato e la normativa applicabile (legge 251/2005), il termine di prescrizione non era ancora decorso al momento delle sentenze di merito. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato Stupefacenti: La Cassazione Chiarisce i Termini

L’istituto della prescrizione nel diritto penale rappresenta un pilastro fondamentale, bilanciando l’esigenza di giustizia con il principio di certezza del diritto. Tuttavia, il calcolo dei suoi termini può diventare complesso, specialmente per reati gravi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sulla prescrizione reato stupefacenti, confermando che per i delitti più gravi il tempo necessario per estinguere il reato è significativamente più lungo. Analizziamo insieme questa decisione.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per un reato legato al traffico di sostanze stupefacenti previsto dall’art. 73, commi 1 e 4, del d.P.R. 309/1990, ha proposto ricorso per Cassazione. La pena era stata concordata ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale e si poneva in continuazione con una precedente sentenza, divenuta irrevocabile anni prima. I fatti contestati risalivano al periodo tra il 2005 e il 2006.

Il Motivo del Ricorso: La Presunta Prescrizione del Reato Stupefacenti

Il nucleo centrale del ricorso si basava su un unico motivo: l’omessa rilevazione, da parte della Corte d’Appello, dell’avvenuta prescrizione reato stupefacenti. Secondo la difesa, il termine massimo per perseguire il reato sarebbe scaduto prima ancora della pronuncia della sentenza di primo grado. A sostegno della propria tesi, il ricorrente ha richiamato un principio espresso dalle Sezioni Unite della Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto che il calcolo della prescrizione effettuato dal ricorrente fosse errato, non tenendo conto della specifica normativa applicabile e della gravità del reato contestato.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato la tesi difensiva con un ragionamento lineare e ineccepibile. Il reato in questione, previsto dall’articolo 73, comma 1, del Testo Unico Stupefacenti, è punito con una pena edittale molto severa, compresa tra sei e venti anni di reclusione. Per i fatti commessi tra il 2005 e il 2006, trova applicazione la normativa sulla prescrizione introdotta dalla legge n. 251/2005 (la cosiddetta “ex Cirielli”).

In base a tale legge, il tempo necessario a prescrivere il reato è pari al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque non inferiore a sei anni per i delitti. Data l’elevata cornice edittale del reato di traffico di stupefacenti, il termine di prescrizione era ben lontano dall’essere maturato al momento delle sentenze di merito. Pertanto, la doglianza del ricorrente è stata giudicata priva di qualsiasi fondamento giuridico.

In conseguenza della declaratoria di inammissibilità, e in assenza di ragioni che potessero giustificare un esonero, il ricorrente è stato condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: il calcolo della prescrizione reato stupefacenti dipende strettamente dalla specifica fattispecie contestata e dalla legislazione vigente al momento del fatto. Per i reati più gravi, come il traffico di droga sanzionato dal primo comma dell’art. 73, i termini sono molto lunghi e non è possibile invocare l’estinzione del reato se non dopo il decorso di un considerevole lasso di tempo. La decisione sottolinea inoltre le conseguenze negative di un ricorso basato su motivi manifestamente infondati: non solo la conferma della condanna, ma anche l’aggiunta di ulteriori oneri economici per il ricorrente.

Perché il ricorso sulla prescrizione del reato di stupefacenti è stato respinto?
È stato respinto perché, secondo la Corte, il calcolo del termine di prescrizione non era corretto. Per il reato specifico (art. 73, comma 1, T.U. Stupefacenti), che prevede una pena da sei a venti anni, e in base alla normativa applicabile (L. 251/2005), il tempo necessario per l’estinzione del reato non era ancora trascorso al momento delle sentenze di merito.

Quale reato era stato contestato all’imputato?
All’imputato era stato contestato il reato previsto dall’articolo 73, commi 1 e 4, del d.P.R. 309/1990, relativo al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
Come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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