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Prescrizione reato: quando va dichiarata in appello?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che, nonostante un accordo sulla pena, non aveva dichiarato la prescrizione reato. Il caso riguardava un’imputazione per stupefacenti risalente al 2004. La Suprema Corte ha ribadito che l’estinzione del reato per prescrizione, se maturata prima della pronuncia, deve sempre essere dichiarata, prevalendo su qualsiasi accordo processuale.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: La Cassazione Annulla la Condanna Anche in Caso di Accordo in Appello

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23938/2025, ha affermato un principio fondamentale in materia di prescrizione reato: l’obbligo per il giudice di dichiararla prevale anche su un accordo raggiunto tra accusa e difesa nel giudizio d’appello. Questa pronuncia chiarisce che il decorso del tempo, quando estingue un reato, rappresenta una circostanza che il sistema giudiziario deve riconoscere d’ufficio, indipendentemente dalle strategie processuali delle parti. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Lunga Vicenda Giudiziaria

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del GUP del Tribunale emessa nel 2017. Successivamente, la Corte d’Appello di Cagliari, nel dicembre 2024, in parziale riforma della prima decisione e sulla base di un accordo tra Procuratore Generale e difensori, ha assolto un imputato dal reato associativo e ha rideterminato la pena per il residuo reato di spaccio di sostanze stupefacenti (art. 73 d.p.r. 309/1990) in tre anni di reclusione e 14.000 euro di multa. I fatti contestati, relativi a forniture di hashish, risalivano al periodo marzo-aprile 2004.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della prescrizione reato

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per Cassazione lamentando la violazione di legge. Il motivo era semplice ma cruciale: la Corte d’Appello, nel rideterminare la pena, aveva omesso di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione. La difesa ha sostenuto che, essendo i fatti risalenti al 2004 e qualificabili come di lieve entità (comma 4 dell’art. 73), il termine massimo di prescrizione di sette anni e sei mesi era ampiamente decorso al momento della sentenza d’appello nel 2024. Sorprendentemente, anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha concluso chiedendo l’annullamento della sentenza impugnata, concordando sulla fondatezza del motivo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendolo e annullando la sentenza senza rinvio. La decisione si basa su due pilastri argomentativi.

In primo luogo, la Corte richiama un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 19415/2022), la quale ha stabilito che è sempre ammissibile il ricorso per cassazione contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’ quando si lamenta l’omessa dichiarazione di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione, già maturata prima della pronuncia stessa.

In secondo luogo, entrando nel merito della questione, i giudici di legittimità hanno confermato l’analisi della difesa. La contestazione, avente ad oggetto forniture di hashish del 2004, doveva essere inquadrata nella fattispecie di lieve entità prevista dal comma 4 dell’art. 73 d.p.r. 309/1990. Per tale reato, il termine massimo di prescrizione è di sette anni e sei mesi. Di conseguenza, alla data della sentenza d’appello (5 dicembre 2024), tale termine era spirato da tempo. La Corte d’Appello avrebbe quindi dovuto, d’ufficio, dichiarare l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Conclusioni: L’Obbligo del Giudice di Rilevare la Prescrizione

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del nostro ordinamento processuale: la declaratoria di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione reato, è un obbligo per il giudice che non può essere derogato da accordi tra le parti. Anche in presenza di un patteggiamento in appello, se i termini prescrizionali sono maturati, il giudice deve prosciogliere l’imputato. Questa decisione tutela il principio di legalità e garantisce che nessuno possa essere condannato per un reato che lo Stato, per il decorso del tempo, ha deciso di non perseguire più.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza decisa con un accordo (concordato) in appello?
Sì, la sentenza chiarisce che il ricorso è ammissibile se si contesta l’omessa dichiarazione di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione, che era già maturata prima della pronuncia della sentenza d’appello.

Il giudice d’appello è obbligato a dichiarare la prescrizione del reato anche se c’è un accordo sulla pena tra accusa e difesa?
Sì, il giudice ha il dovere di rilevare e dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione. Questa causa di non punibilità prevale su qualsiasi accordo processuale tra le parti.

In questo caso specifico, perché il reato è stato considerato prescritto?
Il reato, riguardante forniture di hashish risalenti al marzo-aprile 2004, è stato qualificato come fattispecie di lieve entità. Per questo tipo di illecito, il termine massimo di prescrizione è di sette anni e sei mesi, un periodo che era ampiamente trascorso alla data della sentenza d’appello emessa nel 2024.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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