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Prescrizione reato: quando si applica la sospensione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, chiarendo le regole di applicazione della sospensione della prescrizione reato per i delitti commessi tra il 2017 e il 2019. L’ordinanza conferma che la disciplina introdotta nel 2017 resta valida per quel periodo, posticipando la data di estinzione del reato. Rigettati anche i motivi sulla sospensione condizionale della pena e sulle attenuanti generiche, a causa dei precedenti penali dell’imputato e dell’assenza di elementi positivi a suo favore.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: La Cassazione Chiarisce le Regole sulla Sospensione

Comprendere le complesse dinamiche della prescrizione reato è fondamentale nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su come e quando si applicano le norme sulla sospensione dei termini, in particolare per i reati commessi in un preciso arco temporale. La decisione analizza il ricorso di un imputato condannato in appello, respingendone le argomentazioni e consolidando un principio di diritto di grande rilevanza pratica.

I Fatti del Caso: Un Ricorso su Tre Fronti

Il caso nasce dal ricorso presentato da un soggetto condannato dalla Corte d’Appello di Palermo. L’imputato basava la sua difesa su tre motivi principali:
1. Intervenuta prescrizione: Sosteneva che il reato a lui ascritto, commesso il 18 giugno 2018, si fosse estinto per il decorso del tempo.
2. Mancata concessione della sospensione condizionale della pena: Lamentava l’assenza di motivazione da parte dei giudici di merito sul diniego di tale beneficio.
3. Mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche: Contestava la decisione di non applicare le attenuanti, nonostante la sua richiesta.

Il ricorrente sperava di ottenere l’annullamento della sentenza di condanna, facendo leva su questi tre aspetti procedurali e sostanziali.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Prescrizione Reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo tutti i motivi manifestamente infondati. La parte centrale della decisione riguarda proprio la questione della prescrizione reato e la sua sospensione.

L’Applicazione della Sospensione della Prescrizione

I giudici supremi hanno respinto il primo motivo di ricorso richiamando un recente e fondamentale principio di diritto stabilito dalle Sezioni Unite. Per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica la disciplina sulla sospensione della prescrizione introdotta dalla legge n. 103 del 2017. Questa normativa non è stata abrogata con effetti retroattivi dalle leggi successive (L. n. 3/2019 e L. n. 134/2021).

Nel caso specifico, essendo il reato stato commesso il 18/06/2018, la Corte ha correttamente applicato un periodo di sospensione di un anno e sei mesi. Di conseguenza, il termine di prescrizione non era ancora maturato e si sarebbe perfezionato solo il 18/12/2025. La tesi del ricorrente era quindi errata.

Gli Altri Motivi di Ricorso: Pena Sospesa e Attenuanti Generiche

Anche gli altri due motivi sono stati giudicati infondati. Per quanto riguarda la sospensione condizionale della pena, la Corte ha osservato che, sebbene i giudici d’appello non si fossero espressi esplicitamente, la richiesta era ab origine infondata. Dal certificato penale dell’imputato risultavano infatti due precedenti condanne a pene detentive significative (4 anni e 1 anno e sei mesi), ostative alla concessione del beneficio ai sensi dell’art. 164 del codice penale.

Infine, sul tema delle attenuanti generiche, la Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: il loro mancato riconoscimento può essere legittimamente giustificato anche solo con l’assenza di elementi o circostanze di segno positivo. La generica richiesta dell’imputato, priva di specifici elementi a supporto, non era sufficiente a imporre una diversa valutazione da parte dei giudici di merito.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’applicazione rigorosa dei principi giuridici e della giurisprudenza consolidata. La decisione sulla prescrizione si allinea perfettamente alla pronuncia delle Sezioni Unite, garantendo certezza e uniformità nell’applicazione della legge. Per gli altri motivi, la Corte evidenzia come il ricorso fosse palesemente privo di fondamento: la presenza di precedenti penali specifici rendeva impossibile la concessione della pena sospesa, mentre la richiesta di attenuanti generiche era troppo vaga per essere accolta. La Corte ha quindi concluso per l’inammissibilità del ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un punto cruciale per la gestione della prescrizione reato: la stratificazione delle riforme legislative impone un’attenta analisi del tempus commissi delicti (il momento in cui il reato è stato commesso) per individuare la disciplina applicabile. La decisione conferma che la “riforma Orlando” (L. 103/2017) continua a produrre i suoi effetti per un preciso segmento temporale. Inoltre, la pronuncia sottolinea l’importanza di presentare ricorsi fondati su argomentazioni solide, poiché la manifesta infondatezza, specialmente in presenza di ostacoli normativi chiari come i precedenti penali per la sospensione della pena, porta a una declaratoria di inammissibilità e a sanzioni economiche.

Come si calcola la sospensione della prescrizione per un reato commesso nel 2018?
Per un reato commesso nel 2018, si applica la disciplina sulla sospensione del corso della prescrizione introdotta dalla legge n. 103 del 2017. Nel caso di specie, questa disciplina ha comportato l’applicazione di una sospensione di un anno e sei mesi, posticipando di conseguenza la data di estinzione del reato.

Perché la Corte ha ritenuto infondato il motivo sulla mancata concessione della sospensione condizionale della pena?
La Corte ha ritenuto il motivo infondato perché l’imputato aveva già due precedenti penali per delitti sanzionati con pene detentive (rispettivamente 4 anni e 1 anno e sei mesi). La presenza di tali precedenti osta, ai sensi dell’art. 164 del codice penale, alla concessione del beneficio della sospensione condizionale.

È sufficiente l’assenza di elementi positivi per negare le circostanze attenuanti generiche?
Sì, secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, il giudice può legittimamente negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche anche solo in base all’assenza di elementi o circostanze di segno positivo che possano giustificarne il riconoscimento. Una richiesta generica non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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