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Prescrizione reato: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi contro una sentenza che aveva accertato la prescrizione del reato di truffa aggravata. Gli imputati chiedevano l’assoluzione nel merito, mentre la parte civile contestava la declaratoria di prescrizione. La Corte ha ribadito che, intervenuta la prescrizione del reato, l’assoluzione è possibile solo se l’innocenza emerge ‘ictu oculi’ dagli atti, condizione non riscontrata nel caso di specie. Anche il ricorso della parte civile è stato respinto in quanto infondato.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione reato: quando l’appello è inammissibile secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12023/2025, offre un importante chiarimento sui limiti dell’appello in caso di prescrizione reato. La pronuncia analizza un complesso caso di truffa aggravata ai danni di un ente comunale, stabilendo che, una volta estinto il reato per decorrenza dei termini, una sentenza di assoluzione piena può essere emessa solo in presenza di prove di innocenza assolutamente evidenti. In assenza di tale palese innocenza, i ricorsi proposti, sia dagli imputati che dalla parte civile, devono essere dichiarati inammissibili.

I Fatti: Il Contesto della Truffa Aggravata

La vicenda giudiziaria trae origine da un contratto stipulato tra un Comune e una società per la costruzione e gestione di un canile municipale. Secondo l’accusa, gli amministratori della società, padre e figlio, avevano tratto in inganno l’ente pubblico omettendo un’informazione cruciale: il terreno su cui sarebbe sorta la struttura, e per il cui acquisto il Comune erogava fondi, apparteneva in realtà agli stessi imputati. Essi lo avevano concesso in comodato d’uso gratuito alla loro società, creando un’apparenza fraudolenta per ottenere un ingiusto profitto.

Inoltre, gli imputati erano accusati di aver posto in essere ulteriori manovre per evitare la restituzione dell’immobile al Comune al termine del contratto, tra cui il trasferimento di parte dell’area a un’altra società a loro riconducibile.

Il Percorso Giudiziario e la Dichiarazione di prescrizione reato

Il Tribunale di primo grado aveva condannato gli imputati per il reato di truffa aggravata. Successivamente, la Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza, aveva dichiarato la prescrizione reato a causa del tempo trascorso, eliminando le statuizioni civili a favore del Comune e revocando la confisca dell’immobile.

Contro questa decisione hanno proposto ricorso per cassazione sia gli imputati, che chiedevano un’assoluzione nel merito con formula piena, sia il Comune, in qualità di parte civile, che contestava la data di decorrenza della prescrizione e la revoca della confisca.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché gli Appelli sono Inammissibili

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi, fornendo motivazioni distinte per le diverse parti.

La Posizione degli Imputati: Prescrizione vs. Assoluzione Piena

Gli imputati miravano a ottenere un’assoluzione piena, sostenendo la loro innocenza. La Cassazione ha però ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale, sancito dall’art. 129, comma 2, del codice di procedura penale. In presenza di una causa di estinzione del reato come la prescrizione, il giudice può pronunciare una sentenza di assoluzione solo se le prove dell’innocenza sono talmente evidenti da emergere ‘ictu oculi’, ovvero a colpo d’occhio, senza necessità di ulteriori approfondimenti.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano ampiamente argomentato le condotte fraudolente, escludendo quindi la palese innocenza. La Corte ha inoltre specificato che la potenziale negligenza della parte offesa (il Comune avrebbe potuto verificare la proprietà del terreno) non esclude l’esistenza del reato di truffa, quando questa è il risultato di artifici e raggiri messi in atto dagli imputati.

Le Doglianze della Parte Civile sulla prescrizione del reato e sulla confisca

Anche il ricorso del Comune è stato giudicato inammissibile. Riguardo alla prescrizione reato, la Cassazione ha ritenuto corretta la ricostruzione della Corte d’Appello, che aveva retrodatato la consumazione del reato sulla base delle emergenze processuali, respingendo la tesi del Comune di un reato ‘permanente’.

Per quanto concerne la revoca della confisca dell’immobile, i giudici hanno confermato la decisione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva stabilito che l’immobile (terreno e canile) non poteva essere considerato ‘profitto’ del reato di truffa, e tale motivazione, ritenuta convincente, non è stata validamente contestata nel ricorso della parte civile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del nostro ordinamento: la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione prevale sull’accertamento di merito della responsabilità, a meno che non emerga in modo incontrovertibile l’innocenza dell’imputato. Questa decisione sottolinea il rigore con cui la Corte di Cassazione valuta i ricorsi, dichiarando inammissibili quelli che si presentano come manifestamente infondati o che cercano di rimettere in discussione valutazioni di fatto già compiute dai giudici di merito. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’impugnazione di una sentenza che dichiara la prescrizione, al fine di ottenere un’assoluzione più favorevole, è una strada percorribile solo in casi eccezionali di evidente estraneità ai fatti.

Quando un imputato può ottenere un’assoluzione piena anche se il reato è prescritto?
Secondo la sentenza, un’assoluzione nel merito, nonostante sia intervenuta la prescrizione, è possibile solo quando le circostanze che escludono l’esistenza del fatto, la sua rilevanza penale o la sua commissione da parte dell’imputato emergono dagli atti in modo assolutamente non contestabile, ovvero ‘ictu oculi’, senza necessità di ulteriori accertamenti o approfondimenti.

La negligenza della vittima nel verificare le informazioni esclude il reato di truffa?
No. La Corte di Cassazione ribadisce che, ai fini della sussistenza del reato di truffa, la mancanza di diligenza da parte della persona offesa è irrilevante. Tale circostanza non esclude l’idoneità dei mezzi fraudolenti (artifici e raggiri) utilizzati dall’autore del reato per indurre in errore la vittima.

Perché la Cassazione ha confermato la revoca della confisca dell’immobile?
La Cassazione ha confermato la revoca della confisca perché la Corte d’Appello aveva motivato che l’immobile (terreno e canile annesso) non poteva essere qualificato come ‘profitto’ del reato di truffa. Questa motivazione è stata ritenuta convincente e non adeguatamente contestata nel ricorso della parte civile, rendendo quindi inammissibile la censura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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