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Prescrizione reato: quando l’appello è fondato

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per commercio di sostanze anabolizzanti, dichiarando la prescrizione reato. La decisione sottolinea che, per accedere alla declaratoria di estinzione, il ricorso presentato non deve essere manifestamente infondato. In questo caso, uno dei motivi di appello, relativo alla carenza di motivazione, è stato ritenuto sufficientemente valido da instaurare il rapporto processuale e consentire alla Corte di rilevare il decorso del tempo.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: L’Importanza di un Ricorso Non Infondato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di prescrizione reato: per poterne beneficiare in sede di legittimità, è necessario che il ricorso proposto non sia palesemente inammissibile. Il caso analizzato riguarda una condanna per commercio illecito di sostanze anabolizzanti, annullata proprio perché, nel frattempo, era maturato il termine prescrizionale e il ricorso presentava motivi di doglianza meritevoli di considerazione.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dalla condanna in primo grado di due persone per il reato di detenzione a fini di spaccio di Lidocaina Cloridato, una sostanza spesso utilizzata come precursore o agente da taglio. La Corte di Appello, successivamente, aveva riformato parzialmente la sentenza, riqualificando il fatto non più come reato consumato, ma come tentativo di commercio di sostanze anabolizzanti, ai sensi dell’art. 586-bis del codice penale.

Contro questa decisione, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando tre principali motivi di doglianza:
1. La violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza, poiché la riqualificazione in appello aveva modificato sostanzialmente il fatto contestato.
2. La carenza di motivazione riguardo agli elementi costitutivi del reato di commercio, quali l’organizzazione professionale e l’abitualità delle cessioni.
3. L’illogicità della motivazione nel configurare un ‘tentativo’, trattandosi di un reato di mera condotta.

La Decisione della Corte e la Prescrizione del Reato

La Corte di Cassazione, prima di esaminare nel merito i singoli motivi, ha rilevato d’ufficio una questione pregiudiziale: la maturazione della prescrizione. Il reato, commesso nel febbraio 2017, si era estinto nell’ottobre 2024, considerando il termine massimo di sette anni e sei mesi, più un breve periodo di sospensione dovuto all’emergenza Covid.

Tuttavia, la giurisprudenza costante delle Sezioni Unite stabilisce che la declaratoria di prescrizione in Cassazione è possibile solo se il ricorso è ammissibile, ovvero se instaura validamente il rapporto processuale. Un ricorso manifestamente infondato, al contrario, non permette di rilevare cause di estinzione del reato maturate successivamente alla sua proposizione.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che, nel caso di specie, il secondo motivo di ricorso non fosse manifestamente infondato. Gli appellanti lamentavano che la Corte di Appello non avesse adeguatamente motivato sulla sussistenza degli elementi tipici del ‘commercio’ di sostanze anabolizzanti. Questo delitto, secondo la giurisprudenza, richiede un’attività svolta in forma continuativa e con un’organizzazione, anche elementare, finalizzata a creare canali di vendita alternativi a quelli legali (farmacie).

I giudici di legittimità hanno riconosciuto che la doglianza sollevata dai ricorrenti non era palesemente pretestuosa. Questa ‘non manifesta infondatezza’ è stata sufficiente per considerare il ricorso ammissibile. Una volta instaurato validamente il giudizio di cassazione, la Corte ha potuto procedere a dichiarare l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione, come richiesto anche dal Procuratore Generale.

Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio, ponendo fine al procedimento penale.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: l’esito di un ricorso in Cassazione può dipendere non solo dalla fondatezza nel merito dei motivi, ma anche dalla loro capacità di superare il vaglio preliminare di ammissibilità. La possibilità di far valere una causa di estinzione come la prescrizione reato è strettamente legata alla presentazione di motivi di ricorso seri e giuridicamente argomentati. Anche un solo motivo non palesemente infondato può aprire la porta a una declaratoria di estinzione, con l’annullamento definitivo della condanna.

Quando la Corte di Cassazione può dichiarare la prescrizione di un reato?
La Corte di Cassazione può dichiarare la prescrizione di un reato, anche d’ufficio, a condizione che il ricorso presentato dall’imputato sia idoneo a instaurare un valido rapporto di impugnazione. Ciò significa che il ricorso non deve essere affetto da inammissibilità, come ad esempio la manifesta infondatezza dei motivi.

Cosa significa che un ricorso non deve essere ‘manifestamente infondato’ per ottenere la prescrizione?
Significa che almeno uno dei motivi di ricorso deve presentare argomentazioni giuridiche plausibili e non palesemente pretestuose o irrilevanti. Se tutti i motivi sono chiaramente privi di fondamento, il ricorso è inammissibile e non consente alla Corte di rilevare la prescrizione maturata nel frattempo.

Perché il reato è stato dichiarato estinto in questo caso specifico?
Il reato è stato dichiarato estinto perché, tra la data di commissione del fatto (20/02/2017) e la data della decisione della Cassazione, era trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per la prescrizione. La Corte ha potuto emettere questa declaratoria perché ha ritenuto che il secondo motivo di ricorso (relativo alla mancanza di motivazione sulla configurabilità del reato di commercio) non fosse manifestamente infondato, rendendo così l’intero ricorso ammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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