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Prescrizione reato: quando la sospensione la blocca

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per molestie, il quale sosteneva l’avvenuta estinzione del reato. La Corte ha chiarito che il calcolo della prescrizione del reato deve tenere conto dei periodi di sospensione introdotti dalla Legge Orlando per i giudizi di appello e cassazione. Applicando tali sospensioni, il termine non era ancora decorso al momento della sentenza di secondo grado, rendendo la condanna legittima.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Quando la Sospensione Blocca l’Estinzione

La prescrizione del reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, ma il suo calcolo può diventare complesso a seguito delle recenti riforme legislative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sull’applicazione dei periodi di sospensione introdotti dalla cosiddetta “Legge Orlando”, dimostrando come questi possano impedire l’estinzione di un reato anche quando i termini ordinari sembrerebbero scaduti. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di molestia o disturbo alle persone, previsto dall’art. 660 del codice penale. L’imputato, a seguito di condotte moleste protrattesi per un lungo periodo, era stato condannato sia in primo grado che in appello. Le condotte illecite erano state accertate come concluse nel novembre del 2017, con un’ultima azione che si protraeva fino all’inizio del 2018.

Il Ricorso in Cassazione: Il Motivo della Prescrizione del Reato

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: l’errata applicazione della legge penale in relazione alla prescrizione del reato. Secondo la difesa, il termine massimo di prescrizione di cinque anni per la contravvenzione contestata sarebbe maturato prima della pronuncia della sentenza d’appello. La Corte d’Appello, confermando la condanna, non avrebbe quindi tenuto conto dell’intervenuta causa di estinzione del reato, violando la legge.

La Tesi Difensiva

La difesa sosteneva che, essendo il reato stato commesso fino a fine 2017, il termine di prescrizione di cinque anni sarebbe scaduto alla fine del 2022. La sentenza d’appello, pronunciata a giugno 2024, sarebbe quindi intervenuta quasi due anni dopo la scadenza del termine, rendendo la condanna illegittima.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Calcolo Corretto della Prescrizione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La decisione si basa su un’attenta ricostruzione del calcolo del tempo necessario a prescrivere, che tiene conto delle modifiche normative intervenute con la Legge n. 103 del 2017 (la “Riforma Orlando”).

1. Individuazione del Dies a Quo

Per prima cosa, la Corte ha stabilito il momento da cui far partire il calcolo (dies a quo). Trattandosi di un reato con condotte reiterate nel tempo, il termine di prescrizione decorre dal compimento dell’ultimo atto antigiuridico. A causa di un’incertezza sulla data precisa, la Corte ha applicato il principio del favor rei, fissando la data di inizio del decorso al 1° gennaio 2018.

2. L’Applicazione della Sospensione della Prescrizione del Reato

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’applicazione delle cause di sospensione. Il reato in questione rientrava nel range temporale (dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019) in cui si applica la disciplina della Legge Orlando. Questa legge ha introdotto specifiche cause di sospensione del corso della prescrizione per la durata dei giudizi di impugnazione.

Il calcolo corretto, secondo la Cassazione, è il seguente:
Termine base: 5 anni, a partire dal 1° gennaio 2018. La scadenza sarebbe stata il 1° gennaio 2023.
Sospensione per il giudizio d’appello: La Legge Orlando prevede una sospensione fissa di un anno e sei mesi per questa fase processuale.

Sommando questo periodo di sospensione al termine base, la data di estinzione del reato viene spostata in avanti. Di conseguenza, alla data della sentenza d’appello (13 giugno 2024), il reato non era ancora prescritto.

La Corte ha inoltre specificato che un ulteriore periodo di sospensione di un anno e sei mesi è previsto anche per il giudizio di Cassazione, confermando che il reato non era estinto nemmeno alla data della loro decisione.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: nel calcolare la prescrizione del reato, è indispensabile tenere conto delle specifiche cause di sospensione introdotte dalle riforme legislative. La Legge Orlando, per i reati commessi nel periodo di sua vigenza, ha “congelato” il decorso della prescrizione per una durata predeterminata durante i giudizi di appello e cassazione. Questa interpretazione assicura che i processi possano giungere a una conclusione senza essere vanificati dal mero decorso del tempo, garantendo maggiore certezza del diritto e tutela per le persone offese.

Come si calcola la prescrizione per un reato commesso nel periodo di vigenza della Legge Orlando (3 agosto 2017 – 31 dicembre 2019)?
Al termine massimo di prescrizione previsto per il reato (in questo caso, cinque anni per una contravvenzione) deve essere aggiunto un periodo di sospensione fisso di un anno e sei mesi per la durata del giudizio di appello e un ulteriore periodo di un anno e sei mesi per il giudizio di cassazione.

La prescrizione continua a decorrere normalmente durante il processo d’appello?
No, per i reati a cui si applica la disciplina della Legge n. 103/2017, il corso della prescrizione è sospeso per un periodo fisso di un anno e sei mesi durante la fase del giudizio di appello. Questo significa che il “cronometro” della prescrizione si ferma per quel periodo.

Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per un reato abituale o con condotte reiterate come la molestia?
Il termine di prescrizione inizia a decorrere dal compimento dell’ultimo atto antigiuridico. Se vi è incertezza sulla data esatta, si applica il principio del favor rei (favore per l’imputato), fissando l’inizio del decorso nella data più vantaggiosa per quest’ultimo, tra quelle ragionevolmente possibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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