Prescrizione Reato: la Cassazione chiarisce il momento esatto della decorrenza
Comprendere i termini processuali è fondamentale nel diritto penale, e uno degli istituti più importanti è senza dubbio la prescrizione reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’occasione preziosa per fare chiarezza su un aspetto cruciale: da quale preciso momento inizia a decorrere il tempo utile a prescrivere un reato dopo una sentenza di condanna? La risposta, come vedremo, non è scontata e si lega alla distinzione tra la lettura del dispositivo in udienza e il successivo deposito delle motivazioni della sentenza.
I fatti del caso
Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un imputato, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello. La difesa dell’imputato lamentava, tra le altre cose, che il reato per cui era stato condannato si fosse ormai estinto per prescrizione e che la querela iniziale fosse stata presentata oltre i termini di legge.
I motivi del ricorso e la prescrizione del reato
Il ricorso si fondava essenzialmente su due argomenti principali:
1. Tardività della querela: La difesa sosteneva che la persona offesa avesse presentato la denuncia troppo tardi. Secondo l’imputato, il termine per la querela doveva iniziare a decorrere non dal momento in cui si era manifestata l’intenzione di appropriarsi indebitamente di un veicolo, ma da un momento precedente, ovvero quando l’imputato non aveva corrisposto il prezzo pattuito per l’acquisto.
2. Intervenuta prescrizione: Il secondo, e più rilevante, motivo riguardava il calcolo della prescrizione reato. La difesa asseriva che il tempo necessario a estinguere il reato fosse maturato, basando il proprio calcolo su una data di decorrenza che, secondo la Corte, non era corretta.
La decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni della difesa e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Sul primo motivo: la tardività della querela
I giudici hanno ritenuto il motivo inammissibile poiché la Corte d’Appello aveva già ampiamente e correttamente motivato sul punto. La Cassazione ha sottolineato che il tentativo della difesa di retrodatare il momento di consapevolezza della persona offesa era una semplice contrapposizione di una diversa interpretazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
Sul secondo motivo: il calcolo della prescrizione reato
Questo è il cuore della decisione. La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: ai fini del computo della prescrizione, il momento che rileva è quello della lettura del dispositivo della sentenza di condanna in udienza. Non ha alcuna importanza, a tal fine, la data successiva in cui la sentenza completa di motivazioni viene depositata in cancelleria.
Le motivazioni
La motivazione della Corte si fonda su un principio di certezza del diritto. La lettura del dispositivo è l’atto con cui il giudice comunica ufficialmente la sua decisione, concludendo una fase del giudizio. È da quel momento che la decisione produce i suoi effetti giuridici principali, inclusa l’interruzione del corso della prescrizione. Attendere il deposito delle motivazioni, che può avvenire settimane o mesi dopo, creerebbe un’incertezza inaccettabile e potrebbe ingiustamente avvantaggiare l’imputato, consentendogli di beneficiare di un decorso del tempo più lungo.
La Corte cita a supporto precedenti sentenze conformi (Cass. Pen., Sez. 2, n. 46261/2019 e Cass. Pen., Sez. 1, n. 20432/2015), che hanno escluso che il reato potesse considerarsi prescritto quando il termine fosse maturato nell’intervallo di tempo tra la lettura del dispositivo e il deposito della sentenza.
Le conclusioni
L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Per avvocati, imputati e persone offese, è cruciale sapere che il ‘cronometro’ della prescrizione, dopo una condanna, si ferma (o meglio, il suo corso viene interrotto) al momento della lettura della decisione in aula. Questa chiarezza è essenziale per garantire la corretta amministrazione della giustizia e per evitare che mere formalità procedurali, come il tempo necessario alla stesura delle motivazioni, possano portare all’estinzione di un reato già accertato in un grado di giudizio.
Qual è il momento determinante per il calcolo della prescrizione dopo una sentenza di condanna?
Secondo la Corte di Cassazione, il momento che rileva ai fini del calcolo della prescrizione è la data della lettura del dispositivo della sentenza di condanna in udienza, e non la data successiva del deposito della sentenza con le sue motivazioni.
È possibile contestare in Cassazione una valutazione dei fatti già compiuta dalla Corte d’Appello?
No, non è consentito. Il ricorso per Cassazione deve basarsi su violazioni di legge o vizi di motivazione (come l’illogicità o la contraddittorietà), non sulla semplice proposta di una diversa interpretazione dei fatti già adeguatamente valutati dai giudici di merito.
Cosa succede se il termine di prescrizione matura tra la lettura del dispositivo e il deposito della sentenza?
Il reato non si considera prescritto. La giurisprudenza è pacifica nel ritenere che l’effetto interruttivo della prescrizione si produce con la lettura del dispositivo, rendendo irrilevante il tempo che intercorre fino al deposito formale della sentenza completa.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10264 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10264 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 09/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a TORINO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 04/05/2023 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere
NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che il primo motivo di ricorso, con cui la difesa deduce violazione di legge e vizio di motivazione in ordine alla tempestività della querela è formulato in termini non consentiti in questa sede: la Corte d’appello, infatti, ha puntualmente e congruamente motivato sulla omologa censura che era stata articolata con l’atto di appello laddove la difesa (cfr., pag. 5 del ricorso) si limita contrapporre, alle considerazioni svolte dai giudici di merito, una diversa soluzione che, peraltro, tende a retrodatare il momento in cui la persona offesa avrebbe avuto contezza non già della intenzione del ricorrente di appropriarsi del veicolo ma, semplicemente, di non corrispondere il prezzo che era stato concordato per il suo acquisto;
rilevato che il secondo motivo del ricorso è a sua volta manifestamente infondato poiché, anche a voler seguire la difesa sulla data di decorrenza del termine di prescrizione del reato, è tuttavia assolutamente pacifico che, ai fini del computo della prescrizione, rileva il momento della lettura del dispositivo della sentenza di condanna e non quello successivo del deposito della stessa (cfr., Sez. 2 – , n. 46261 del 18/09/2019, Rv. 277593 – 02 in cui la Corte ha escluso che il reato si fosse prescritto, in quanto il termine relativo era decorso nelle more tra la lettura del dispositivo e il deposito della sentenza; conf., tra le altr Sez. 1, n. 20432 del 27/01/2015, Lione, Rv. 263365 – 01);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 09/01/2024 Il Consig , jiEiéFstersore
il Presidente