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Prescrizione reato: quando inizia a decorrere?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per appropriazione indebita aggravata. L’imputato sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato, ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito: per un reato continuato, il termine di prescrizione decorre dall’ultima condotta, in questo caso la confessione. Inoltre, essendo il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile, la Corte non ha potuto dichiarare l’estinzione del reato, anche se fosse maturata successivamente.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Inammissibilità del Ricorso e Consumazione

La prescrizione reato rappresenta uno dei cardini del nostro sistema penale, un istituto che sancisce l’estinzione della punibilità a causa del decorso del tempo. Tuttavia, la sua applicazione non è sempre automatica e dipende da complessi calcoli e principi procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 34948/2025, offre un chiarimento fondamentale su due aspetti cruciali: la determinazione del momento in cui il reato si considera consumato e le conseguenze di un ricorso inammissibile.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di appropriazione indebita aggravata. L’imputato aveva ricevuto, in un lungo arco temporale (dal 1996 al 2013), delle somme di denaro che avrebbe dovuto gestire per conto di altre persone, ma che aveva invece trattenuto per sé. Solo nel novembre 2016, l’uomo aveva confessato le sue azioni alle vittime.

Davanti alla Corte di Cassazione, la difesa ha sostenuto che il reato si fosse già estinto per prescrizione. Secondo la tesi difensiva, i giudici di merito avrebbero errato nel fissare la data di consumazione del reato al momento della confessione (2016), anziché considerare le singole condotte illecite avvenute fino al 2013. Anticipando la data di consumazione, il termine di prescrizione sarebbe già spirato.

La Decisione della Corte sulla Prescrizione Reato

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno respinto la tesi difensiva, allineandosi pienamente con la ricostruzione dei tribunali di merito. La Corte ha stabilito che la condotta dell’imputato non andava vista come una serie di reati distinti, ma come un unico reato la cui consumazione si è protratta nel tempo, concludendosi solo con la condotta finale del novembre 2016. È da quella data, quindi, che deve iniziare il calcolo per la prescrizione reato.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri giuridici interconnessi.

In primo luogo, la corretta individuazione del tempus commissi delicti (il momento di consumazione del reato). Il Tribunale aveva correttamente qualificato le azioni dell’imputato come un reato unico, la cui condotta illecita si era conclusa solo il 17 novembre 2016. Questa data segna il momento finale dell’attività criminosa e, pertanto, il punto di partenza per il calcolo della prescrizione. Tenuto conto delle interruzioni e sospensioni, il termine massimo di prescrizione sarebbe maturato solo il 1° agosto 2025, ben oltre la data della decisione.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza (richiamando le Sezioni Unite, sent. n. 32/2000): l’inammissibilità del ricorso per cassazione, dovuta a manifesta infondatezza dei motivi, preclude la possibilità di rilevare e dichiarare eventuali cause di non punibilità, come la prescrizione, anche se maturate successivamente alla sentenza impugnata. In altre parole, un ricorso palesemente infondato non instaura un valido rapporto processuale e ‘congela’ la situazione giuridica al momento della decisione d’appello, impedendo all’imputato di beneficiare del tempo che continua a scorrere.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che nei reati la cui condotta si protrae nel tempo, come l’appropriazione indebita continuata, il termine di prescrizione inizia a decorrere solo dall’ultima azione che completa il disegno criminoso. La seconda, di natura processuale, è ancora più significativa: presentare un ricorso per cassazione basato su motivi manifestamente infondati non è una strategia priva di rischi. Oltre alla condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria, l’imputato perde la possibilità di avvalersi della prescrizione che potrebbe maturare durante il giudizio di legittimità. Questa decisione sottolinea l’importanza di una difesa tecnica rigorosa e della formulazione di motivi di ricorso solidi e pertinenti.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per un reato di appropriazione indebita continuato nel tempo?
Secondo la sentenza, il termine di prescrizione inizia a decorrere dal momento dell’ultima condotta che costituisce il reato, ovvero quando la condotta illecita si è definitivamente consumata. Nel caso specifico, è stata identificata con la data della confessione dell’imputato.

Cosa significa che un ricorso per cassazione è ‘manifestamente infondato’?
Significa che i motivi presentati a sostegno del ricorso sono palesemente privi di qualsiasi fondamento giuridico, al punto da non richiedere un esame approfondito nel merito. Questa condizione porta alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

Se il reato si prescrive dopo la sentenza d’appello, la Corte di Cassazione può dichiararne l’estinzione se il ricorso è inammissibile?
No. La Corte di Cassazione, basandosi su un principio consolidato, ha stabilito che l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza impedisce la formazione di un valido rapporto di impugnazione e, pertanto, preclude alla Corte la possibilità di dichiarare cause di non punibilità come la prescrizione, anche se maturata dopo la sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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