Prescrizione Reato: Come il Tempo Annulla una Condanna per Furto
La prescrizione del reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, che sancisce come il trascorrere del tempo possa estinguere la pretesa punitiva dello Stato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come questo principio operi nella pratica, portando all’annullamento di una condanna per furto anche quando i motivi del ricorso erano di tutt’altra natura. Analizziamo insieme questo interessante caso giudiziario.
I fatti del processo: un piccolo furto, un lungo iter giudiziario
Il caso ha origine da un furto, commesso nel settembre 2014, di un accendino e due agende. L’imputato veniva condannato sia in primo grado che in appello. La Corte d’Appello, in particolare, aveva confermato la condanna per questo episodio, mentre aveva rilevato un difetto di querela per un altro tentativo di furto, rideterminando di conseguenza la pena.
Contro la sentenza di secondo grado, la difesa proponeva ricorso in Cassazione, basandosi su un unico motivo: la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale, dato l’esiguo valore dei beni sottratti.
Il ricorso e la sorpresa della prescrizione reato
Giunto il caso dinanzi alla Suprema Corte, i giudici hanno intrapreso un percorso argomentativo diverso da quello prospettato dalla difesa. Invece di valutare nel merito la fondatezza della richiesta di applicazione della causa di non punibilità, la Corte ha rilevato d’ufficio una questione preliminare e decisiva: l’intervenuta prescrizione del reato.
Questo dimostra un principio cardine del nostro sistema: i giudici, in ogni stato e grado del processo, hanno il dovere di verificare la presenza di cause di estinzione del reato, come la prescrizione, che prevalgono su ogni altra valutazione di merito.
Le motivazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione in modo chiaro e lineare. Il reato di furto contestato si era consumato il 26 settembre 2014. I giudici hanno calcolato il termine massimo di prescrizione, concludendo che questo era spirato il 26 marzo 2022, ben prima della data dell’udienza in Cassazione.
Un dettaglio tecnico rilevante è stato il trattamento della recidiva. Sebbene fosse stata contestata all’imputato, i giudici di merito non l’avevano ritenuta sussistente ai fini del calcolo della pena. Di conseguenza, la recidiva non ha potuto influire sull’allungamento dei tempi di prescrizione. Inoltre, la Corte ha specificato che dal fascicolo non risultavano periodi di sospensione del corso della prescrizione che avrebbero potuto posticiparne la scadenza. Sulla base di questi elementi, l’unica conclusione possibile era dichiarare l’estinzione del reato.
Le conclusioni: l’annullamento definitivo della condanna
L’esito del processo è stato, quindi, l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. Questo significa che la condanna è stata cancellata in via definitiva. Il caso evidenzia l’importanza cruciale della gestione dei tempi nel processo penale. La prescrizione del reato agisce come una garanzia per l’imputato, impedendo che possa rimanere indefinitamente sotto la minaccia di una sanzione penale. Per lo Stato, rappresenta invece uno stimolo a concludere i processi in tempi ragionevoli. La decisione della Cassazione, pur non entrando nel merito del ricorso, ha applicato un principio di diritto fondamentale, chiudendo definitivamente la vicenda giudiziaria.
Perché la Cassazione ha annullato la condanna?
La Corte di Cassazione ha annullato la condanna non perché ha accolto il motivo del ricorso (la tenuità del fatto), ma perché ha rilevato d’ufficio che il reato era ormai estinto a causa del decorso del termine massimo di prescrizione.
Cosa significa che un reato è estinto per prescrizione?
Significa che è trascorso un determinato periodo di tempo, stabilito dalla legge, dalla commissione del fatto senza che si sia giunti a una sentenza di condanna definitiva. Di conseguenza, lo Stato perde il diritto di punire il colpevole.
La recidiva contestata all’imputato ha influito sul calcolo della prescrizione?
No. In questo specifico caso, la Corte ha precisato che la recidiva, sebbene contestata, non era stata ritenuta dai giudici di merito. Pertanto, non ha prodotto effetti sull’aumento del tempo necessario a prescrivere il reato.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 7832 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 7 Num. 7832 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/02/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME NOME a FIRENZE il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 23/05/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con la sentenza impugnata la Corte di appello di Firenze ha confermato la condanna di COGNOME NOME in ordine al reato di cui agli artt. 624, 625, comma primo, n. 7, cod. pen. commesso il 26 settembre 2014 ai danni di COGNOME NOME (avente ad oggetto un accendino e due agende); mentre ha rilevato il difetto di querela per il tentativo di furto commesso ai danni di altro soggetto; procedendo alla conseguente rideterminazione della pena.
Avverso l’indicata pronuncia ricorre l’imputato, tramite il difensore, proponendo un unico motivo con il quale invoca la causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis, cod. pen.
Il motivo non è manifestamente infondato, sicché deve essere rilevato che il termine prescrizionale massimo è decorso il 26 marzo 2022, considerato che la recidiva, seppure contestata, non è stata ritenuta dal giudice di merito (cfr. in motivazione Sez. U, n. 20808 del 25/10/2018) e che non risultano sospensioni.
Discende l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata, perché il reato è estinto per prescrizione.
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata, perché il reato è estinto per prescrizione.
Così deciso il 07/02/2024