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Prescrizione reato: prevale sulla tenuità del fatto

La Corte di Cassazione annulla una sentenza di appello che aveva confermato un’assoluzione per tenuità del fatto per il reato di omesso versamento di contributi. Il motivo è la maturata prescrizione del reato, che il giudice d’appello avrebbe dovuto dichiarare in via prioritaria, essendo intervenuta prima della sua decisione.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Quando il Tempo Annulla la Sentenza

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: la prescrizione reato, se maturata, deve essere dichiarata prioritariamente rispetto ad altre valutazioni di merito, inclusa la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa pronuncia offre spunti cruciali sull’ordine gerarchico delle cause di proscioglimento e sull’ammissibilità dei ricorsi che lamentano la mancata applicazione di tale istituto.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento penale a carico di un datore di lavoro, accusato del reato di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti. Le omissioni contestate si riferivano al periodo compreso tra marzo e novembre 2016. In primo grado, il Tribunale aveva assolto l’imputato applicando la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. Tale decisione era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della prescrizione reato

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, sollevando un unico, ma decisivo, motivo: l’erronea applicazione della legge. La difesa ha sostenuto che il termine di prescrizione reato era maturato prima della pronuncia della sentenza di appello. Nello specifico, il termine ultimo per l’estinzione del reato era fissato al 16 giugno 2024, mentre la Corte territoriale si era pronunciata solo il 20 settembre 2024. Di conseguenza, il giudice di secondo grado avrebbe dovuto dichiarare l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione, anziché confermare l’assoluzione per tenuità del fatto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo in pieno la tesi difensiva. In primo luogo, i giudici hanno confermato l’ammissibilità del ricorso, richiamando un importante precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 12602 del 2015). Tale principio stabilisce che è ammissibile il ricorso con cui si deduce l’estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza impugnata e non dichiarata dal giudice di merito, poiché ciò integra una violazione di legge.

Nel merito, la Corte ha proceduto al calcolo del termine di prescrizione. Per il reato in questione, la legge prevede un termine di sei anni e sei mesi, decorrenti dalla consumazione. La Corte ha chiarito che il momento consumativo coincide con la scadenza del termine utile per il versamento, fissato al giorno sedici del mese successivo a quello cui i contributi si riferiscono. Sulla base di questo calcolo, il termine prescrizionale era effettivamente spirato il 16 giugno 2024. Poiché la sentenza di appello è stata pronunciata in data successiva, la Corte territoriale ha commesso un errore di diritto. La declaratoria di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione, deve infatti prevalere su un’analisi di merito che porti a una formula assolutoria come quella per particolare tenuità del fatto. L’art. 129 del codice di procedura penale impone al giudice di dichiarare immediatamente d’ufficio la presenza di una causa di estinzione del reato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata. La decisione implica che la formula di proscioglimento corretta non è l’assoluzione per tenuità del fatto, bensì l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Questa pronuncia consolida il principio della priorità delle cause estintive del reato, riaffermando che il trascorrere del tempo, quando raggiunge il termine fissato dalla legge, priva lo Stato della potestà punitiva, e tale circostanza deve essere rilevata dal giudice prima di ogni altra valutazione sul fatto storico.

È possibile ricorrere in Cassazione se un giudice non dichiara la prescrizione del reato già maturata?
Sì, la sentenza conferma che è ammissibile il ricorso per cassazione con cui si deduce l’intervenuta estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza impugnata e erroneamente non dichiarata dal giudice di merito. Tale doglianza costituisce un valido motivo di ricorso per violazione di legge.

Tra prescrizione del reato e assoluzione per particolare tenuità del fatto, quale formula prevale?
La prescrizione del reato prevale. Se il termine prescrizionale matura prima della sentenza, il giudice ha l’obbligo, ai sensi dell’art. 129 c.p.p., di dichiarare immediatamente l’estinzione del reato. Questa declaratoria ha la precedenza su una valutazione di merito che potrebbe portare a un’assoluzione per particolare tenuità del fatto.

Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per il reato di omesso versamento di contributi?
Il termine di prescrizione inizia a decorrere dal momento della consumazione del reato. Per questa specifica fattispecie, la consumazione avviene alla scadenza del termine utile per il versamento dei contributi, che la legge fissa al giorno sedici del mese successivo a quello di competenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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