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Prescrizione reato: prevale su tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello che aveva dichiarato la non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha stabilito che la prescrizione del reato, essendo maturata prima della sentenza di secondo grado ed essendo una formula più favorevole per l’imputato, deve prevalere. Il reato, originariamente contestato come ricettazione e poi riqualificato in incauto acquisto (art. 712 c.p.), era già estinto per il decorso del tempo.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: Perché Prevale sulla Tenuità del Fatto

Con la sentenza n. 6336 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un principio fondamentale del diritto penale: la gerarchia tra le cause di estinzione del reato. Il caso in esame offre un chiaro esempio di come la prescrizione del reato, in quanto formula di proscioglimento più favorevole per l’imputato, debba sempre prevalere sulla declaratoria di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni dei giudici.

I Fatti del Caso: Da Ricettazione a Incauto Acquisto

La vicenda processuale ha origine dalla contestazione di un reato di ricettazione. Tuttavia, nel corso del giudizio, la Corte di Appello di Bologna ha riqualificato il fatto in una fattispecie meno grave, quella contravvenzionale di acquisto di cose di sospetta provenienza, prevista dall’art. 712 del codice penale. Questo passaggio è cruciale, poiché la diversa natura del reato incide direttamente sui tempi necessari per la sua estinzione.

La Decisione della Corte di Appello: l’Applicazione dell’Art. 131-bis c.p.

Nonostante la riqualificazione, la Corte di Appello, con sentenza del 3 marzo 2023, ha deciso di non condannare l’imputato, dichiarando il reato non punibile per la sua “particolare tenuità”, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. Questa norma consente al giudice di non applicare una pena quando il danno o il pericolo causato sono minimi e il comportamento dell’autore non è abituale. Sebbene favorevole, questa decisione non era, secondo la difesa, la più corretta da applicare.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della prescrizione del reato

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo un unico, ma decisivo, motivo: la violazione di legge. Secondo la difesa, la Corte di Appello avrebbe dovuto, prima di ogni altra valutazione, verificare se fosse maturata la prescrizione del reato. Il reato contravvenzionale, commesso il 30 novembre 2017, si sarebbe estinto ben prima della pronuncia d’appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione prevale sempre sull’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto. La ragione di questa prevalenza risiede nella diversa natura e negli effetti delle due formule.

La prescrizione estingue il reato nella sua essenza, cancellandone gli effetti giuridici. Al contrario, la declaratoria di non punibilità ex art. 131-bis c.p. lascia “inalterato l’illecito penale nella sua materialità storica e giuridica”. In altre parole, si riconosce che un reato è stato commesso, ma si sceglie di non punirlo per la sua scarsa offensività.

La Corte ha poi proceduto al calcolo concreto dei termini. Per la contravvenzione di cui all’art. 712 c.p., il tempo necessario a prescrivere è di 5 anni, comprensivo dell’effetto interruttivo. A questo periodo, nel caso specifico, si sono aggiunti 64 giorni di sospensione dovuti alla normativa emergenziale COVID. Il termine finale per la prescrizione è stato così fissato al 2 febbraio 2023, una data antecedente alla sentenza della Corte di Appello (3 marzo 2023). Al momento della decisione di secondo grado, il reato era quindi già estinto.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio di garanzia fondamentale: il giudice deve sempre applicare la formula di proscioglimento più favorevole all’imputato. La prescrizione del reato, estinguendo la pretesa punitiva dello Stato e cancellando la rilevanza penale del fatto, rappresenta un esito processuale più liberatorio rispetto alla non punibilità per tenuità, che lascia comunque una traccia della commissione dell’illecito. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Cosa succede se un reato può essere dichiarato estinto per prescrizione o non punibile per tenuità del fatto?
Il giudice deve sempre dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione, perché questa formula è considerata più favorevole per l’imputato.

Perché la prescrizione è più favorevole della non punibilità per particolare tenuità?
La prescrizione estingue il reato stesso, eliminandone la rilevanza giuridica. La non punibilità per particolare tenuità, invece, presuppone l’accertamento del reato, che rimane iscritto nel casellario giudiziale, ma si limita a non applicare la pena per la sua scarsa gravità.

Come ha inciso la sospensione dei termini per l’emergenza COVID sul calcolo della prescrizione in questo caso?
La sospensione ha allungato il tempo necessario a prescrivere. Al termine di 5 anni previsto per la contravvenzione, sono stati aggiunti 64 giorni di sospensione, spostando la data di estinzione del reato al 2 febbraio 2023, data comunque antecedente alla sentenza di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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