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Prescrizione reato permanente: quando decorre?

La Corte di Cassazione ha stabilito che per un reato permanente, come l’invasione di edifici, la prescrizione inizia a decorrere dalla data della prima sentenza di condanna, anche se questa viene successivamente annullata per un vizio di forma. La Corte ha chiarito che tale annullamento non rende la sentenza ‘inesistente’ e che l’atto conserva l’effetto di ‘consumare’ il reato, facendo così partire il termine di prescrizione. Di conseguenza, il reato nel caso di specie è stato dichiarato estinto.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato Permanente: La Cassazione Chiarisce il Momento Decisivo

La determinazione del momento esatto in cui inizia a decorrere la prescrizione per un reato permanente è una questione di cruciale importanza nel diritto penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale, stabilendo che la prima sentenza di condanna, anche se successivamente annullata per un vizio formale, segna la consumazione del reato e, di conseguenza, l’inizio del termine di prescrizione. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria riguarda un individuo condannato per il reato di invasione di terreni ed edifici. Una prima sentenza di condanna era stata emessa dal Tribunale nel 2015. Tuttavia, questa sentenza è stata in seguito annullata dalla Corte d’Appello a causa di un difetto procedurale: la mancata sottoscrizione da parte del giudice estensore. Gli atti sono stati quindi rinviati al primo giudice, che ha emesso una nuova sentenza di condanna nel 2023, confermata poi in appello nel 2024. L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il reato fosse ormai estinto per prescrizione, calcolando il termine a partire dalla prima sentenza del 2015.

La Questione della Decorrenza della Prescrizione Reato Permanente

Il fulcro della controversia legale era stabilire quale fosse il dies a quo, ovvero il giorno da cui far decorrere il termine di prescrizione di sei anni. La difesa sosteneva che tale termine dovesse partire dalla data della prima sentenza (27 febbraio 2015), mentre l’accusa, implicitamente sostenuta dalla Corte d’Appello, riteneva che la prima sentenza, essendo stata annullata, fosse priva di effetti e che il termine dovesse quindi essere ricalcolato dalla nuova sentenza del 2023. La questione si concentra sulla natura e sugli effetti giuridici di una sentenza affetta da un vizio di forma come la mancata sottoscrizione.

La Decisione della Cassazione e la Consumazione del Reato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando la sentenza impugnata senza rinvio perché il reato era effettivamente estinto per prescrizione.

Le Motivazioni

I giudici supremi hanno ribadito che il delitto di invasione di edifici è un reato di natura permanente. La sua caratteristica è che la condotta illecita si protrae nel tempo, e questa permanenza cessa in due momenti: o con la fine dell’occupazione illegale oppure con la pronuncia della sentenza di condanna di primo grado. La sentenza di condanna, infatti, cristallizza giuridicamente il fatto storico e segna il momento della consumazione del reato.

La Corte ha chiarito un punto fondamentale: la mancata sottoscrizione della sentenza da parte del giudice configura una ‘nullità relativa’ e non una ‘inesistenza’ dell’atto. Questo significa che la sentenza, seppur viziata, non è un atto giuridicamente nullo in senso assoluto. Fino al suo annullamento, essa produce i suoi effetti, tra cui quello di interrompere la permanenza del reato. L’annullamento successivo non può cancellare retroattivamente l’effetto giuridico della consumazione del reato, che si è già verificato alla data della prima pronuncia. Pertanto, il termine di prescrizione ha iniziato a decorrere dal 27 febbraio 2015 e, al momento della nuova decisione d’appello, era ampiamente trascorso.

Le Conclusioni

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che una sentenza di condanna, anche se affetta da vizi formali che ne comportano l’annullamento, è sufficiente a determinare la consumazione di un reato permanente, facendo scattare il termine di prescrizione. Qualsiasi prosecuzione della condotta illecita dopo quella data non prolunga il reato originario, ma può configurare una nuova e autonoma ipotesi di reato. Questa interpretazione garantisce il principio di certezza del diritto, impedendo che vizi procedurali possano dilatare indefinitamente i tempi della prescrizione a svantaggio dell’imputato.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il reato permanente di invasione di edifici?
La prescrizione inizia a decorrere dal momento in cui cessa l’occupazione oppure dalla data della sentenza di condanna di primo grado, che segna la consumazione del reato.

Una sentenza di condanna annullata per un difetto di forma ha qualche effetto legale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, una sentenza annullata per un vizio che costituisce ‘nullità relativa’ (come la mancanza di una firma) non è inesistente e conserva l’effetto giuridico di aver ‘consumato’ il reato permanente alla data della sua pronuncia, facendo così partire il termine di prescrizione.

Cosa accade se l’occupazione illegale di un immobile continua anche dopo una prima sentenza di condanna?
La prosecuzione del comportamento illecito dopo la prima sentenza di condanna dà luogo a una nuova e autonoma ipotesi di reato, distinta da quella precedente che si è già consumata con la sentenza stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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