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Prescrizione reato permanente e detenzione animali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il reato di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura. L’imputato sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato. La Corte ha ribadito che, trattandosi di un reato permanente, il termine di prescrizione decorre non dal momento dell’accertamento, ma dalla cessazione della condotta illecita, che in questo caso coincide con il sequestro dell’animale. Calcolando anche i periodi di sospensione, il reato non era prescritto al momento della sentenza di condanna.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Permanente e Prescrizione: La Cassazione sul Caso di Detenzione di Animali

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 5996/2024 offre un importante chiarimento sulla decorrenza della prescrizione per il reato permanente, con specifico riferimento alla detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura. Comprendere quando un reato si considera ‘consumato’ è cruciale per calcolare correttamente i termini di prescrizione, e questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale in materia.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale di Catania, che condannava un individuo per il reato previsto dall’art. 727, comma 2, del codice penale. L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver detenuto un cane in condizioni non idonee, causando sofferenza all’animale. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: l’avvenuta prescrizione del reato. Secondo la difesa, il termine massimo sarebbe scaduto prima della data della sentenza di condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile. Il fulcro della decisione si basa sulla corretta qualificazione del reato contestato come reato permanente. Questa natura giuridica ha implicazioni dirette e decisive sul calcolo della prescrizione.

La Decorrenza della Prescrizione nel Reato Permanente

La Corte ha spiegato che, a differenza dei reati istantanei che si consumano in un unico momento, il reato permanente si caratterizza per una condotta illecita che si protrae nel tempo. La consumazione del reato, pertanto, non si esaurisce con l’inizio della condotta, ma continua finché questa non cessa.

Nel caso specifico della detenzione di animali in condizioni incompatibili, la condotta illecita perdura per tutto il tempo in cui l’animale è mantenuto in tali condizioni. Di conseguenza, il termine di prescrizione non inizia a decorrere dalla data del primo accertamento, ma dal giorno in cui la condotta antigiuridica viene a cessare. In questa vicenda, la cessazione è coincisa con il sequestro dell’animale da parte dell’autorità giudiziaria, avvenuto il 13 luglio 2017. È da quella data, e non prima, che il ‘cronometro’ della prescrizione ha iniziato a correre.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha dettagliatamente motivato la sua decisione, procedendo a un calcolo puntuale del termine prescrizionale. Il reato in questione è una contravvenzione, per la quale il termine di prescrizione massimo è di cinque anni. Partendo dal 13 luglio 2017, la scadenza naturale sarebbe stata il 13 luglio 2022.

Tuttavia, il calcolo deve tenere conto di eventuali periodi di sospensione del corso della prescrizione. Nel processo in esame, si sono verificati due periodi di sospensione per un totale di 124 giorni (dovuti alla normativa emergenziale Covid-19 e a un legittimo impedimento del difensore). Aggiungendo questi 124 giorni alla scadenza iniziale, il termine di prescrizione finale è stato spostato al 17 novembre 2022.

La sentenza impugnata era stata emessa il 21 luglio 2022, data in cui il reato non era ancora prescritto. Pertanto, la tesi difensiva è risultata infondata. La Corte ha inoltre ribadito che la declaratoria di inammissibilità del ricorso impedisce di rilevare eventuali cause di non punibilità, come la prescrizione, maturate successivamente alla sentenza impugnata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per i reati a consumazione prolungata. Le sue implicazioni pratiche sono significative:

1. Certezza del Diritto: Stabilisce con chiarezza che per il reato permanente di maltrattamento o detenzione impropria di animali, la prescrizione inizia solo quando la sofferenza dell’animale cessa, tipicamente con l’intervento delle autorità.
2. Tutela Rafforzata: Questo principio garantisce una tutela più efficace, evitando che condotte illecite prolungate nel tempo possano beneficiare di una prescrizione che decorre dall’inizio della condotta stessa.
3. Monito per la Difesa: Sottolinea l’importanza di calcolare correttamente i termini di prescrizione, tenendo conto della natura del reato e delle cause di sospensione, per evitare la proposizione di ricorsi destinati all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Che cos’è un reato permanente secondo la sentenza?
È un reato la cui consumazione inizia nel momento in cui l’autore tiene la condotta vietata (in questo caso, detenere un animale in condizioni incompatibili) e cessa solo quando rimuove tale condizione o perde la disponibilità del bene, ad esempio tramite un sequestro.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il reato di detenzione di animali in condizioni illecite?
La prescrizione inizia a decorrere dal momento in cui cessa la condotta permanente, ovvero dal giorno del sequestro dell’animale, e non dalla data del primo accertamento dei fatti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per cassazione?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito. Inoltre, preclude alla Corte la possibilità di rilevare e dichiarare cause di non punibilità (come la prescrizione) eventualmente maturate dopo la sentenza impugnata e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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