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Prescrizione reato: la sospensione Covid non è valida

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per resistenza a pubblico ufficiale a causa della prescrizione reato. La Corte ha stabilito che la sospensione dei termini processuali, disposta durante l’emergenza Covid-19, non poteva estendersi oltre i limiti previsti dalla legge, come peraltro sancito dalla Corte Costituzionale. Di conseguenza, il reato è stato dichiarato estinto e la pena ricalcolata solo per il residuo capo d’imputazione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato e Sospensione Covid: La Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di prescrizione reato, annullando una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione chiarisce che la sospensione dei termini processuali introdotta durante l’emergenza Covid-19 non poteva estendersi illimitatamente, invalidando di fatto l’interpretazione estensiva data da alcuni tribunali. Questo caso offre spunti cruciali sul bilanciamento tra esigenze emergenziali e garanzie fondamentali del giusto processo.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per i reati di furto in abitazione e resistenza a pubblico ufficiale, commessi nel gennaio 2016. La difesa, nel ricorrere in Cassazione, si è concentrata esclusivamente sul secondo reato, sostenendo che fosse ormai estinto per prescrizione. In particolare, il termine di prescrizione sarebbe maturato nel luglio 2023, data antecedente alla pronuncia della Corte di appello.

La Decisione della Corte d’Appello e la questione della Prescrizione Reato

La Corte di appello di Trieste aveva rigettato l’eccezione di prescrizione sollevata dalla difesa. Secondo i giudici di merito, il decorso del tempo era stato interrotto da un rinvio d’ufficio dell’udienza, disposto dal Tribunale di Trieste, dal 29 giugno 2020 al 15 febbraio 2021. Questo rinvio, di oltre sette mesi, era stato attuato in base ai provvedimenti organizzativi per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19. La Corte territoriale aveva quindi ritenuto che tale periodo dovesse considerarsi come sospensione della prescrizione, impedendone il compimento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, definendo la motivazione della Corte di appello ‘apodittica e disancorata dai dati storici e giuridici’. Gli Ermellini hanno smontato la tesi dei giudici di merito basandosi su due argomenti principali.

In primo luogo, la normativa emergenziale (art. 83, comma 9, del D.L. n. 18/2020) prevedeva sì la sospensione del corso della prescrizione, ma stabiliva un limite temporale invalicabile: ‘in ogni caso non oltre il 30 giugno 2020’. Pertanto, il rinvio disposto dal Tribunale di Trieste fino al febbraio 2021 non poteva legittimare una sospensione della prescrizione per l’intero periodo.

In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, la Cassazione ha richiamato la sentenza n. 140 del 2021 della Corte Costituzionale. Con tale pronuncia, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma sulla sospensione della prescrizione per violazione del principio di legalità della pena (art. 25, secondo comma, della Costituzione). Di conseguenza, qualsiasi sospensione basata su quella disposizione normativa è da considerarsi illegittima.

Sulla base di queste considerazioni, la Corte ha concluso che il reato di resistenza a pubblico ufficiale si era effettivamente estinto per prescrizione il 21 luglio 2023. Ha quindi annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente a tale capo d’imputazione.

Le Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione ribadisce la centralità del principio di legalità in materia penale, anche di fronte a situazioni emergenziali. La prescrizione reato non può essere sospesa da provvedimenti organizzativi dei tribunali se non in presenza di una chiara e, soprattutto, costituzionalmente legittima previsione di legge. La sentenza della Corte Costituzionale ha avuto un impatto dirimente, rendendo inapplicabile la sospensione prevista dalla normativa Covid oltre i limiti strettamente definiti. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha proceduto a eliminare la pena relativa al reato prescritto e a ricalcolare la sanzione finale per il solo reato di furto, riducendola a due mesi di reclusione e 100 euro di multa.

La sospensione dei processi per l’emergenza Covid-19 ha sempre sospeso anche la prescrizione del reato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la normativa emergenziale prevedeva un limite massimo per la sospensione della prescrizione, fissato al 30 giugno 2020. Inoltre, la Corte Costituzionale ha successivamente dichiarato l’illegittimità di tale norma, rendendo di fatto inapplicabile la sospensione per i rinvii disposti sulla base di essa.

Cosa ha stabilito la Corte Costituzionale riguardo alla normativa sulla sospensione della prescrizione durante il periodo Covid?
Con la sentenza n. 140 del 2021, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della disposizione che sospendeva la prescrizione (art. 83, comma 9, D.L. n. 18/2020), in quanto violava il principio di legalità della pena sancito dall’art. 25, secondo comma, della Costituzione.

Qual è la conseguenza se un reato si prescrive prima della sentenza di appello?
Se il reato si estingue per prescrizione, il giudice non può più emettere una condanna per quel fatto. Come nel caso di specie, la Corte di Cassazione deve annullare la sentenza di condanna per il reato prescritto, eliminando la relativa pena e, se necessario, ricalcolando la sanzione complessiva per gli eventuali altri reati non prescritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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