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Prescrizione reato: la Legge Orlando e le riforme

Un uomo condannato per rientro abusivo in un comune ricorre in Cassazione eccependo la prescrizione del reato. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando l’applicazione della sospensione della prescrizione prevista dalla Legge ‘Orlando’, vigente al momento del fatto, ritenendola la disciplina applicabile ratione temporis rispetto alle successive riforme peggiorative.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: La Cassazione chiarisce l’applicazione della Legge Orlando

L’istituto della prescrizione reato è uno dei temi più dibattuti e complessi del nostro ordinamento, soggetto a continue modifiche legislative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35446 del 2024, offre un’importante chiave di lettura sulla successione delle leggi nel tempo, in particolare riguardo all’applicazione della cosiddetta “Legge Orlando” per i reati commessi tra il 2017 e il 2019. Analizziamo la decisione per comprendere quale disciplina prevalga in questo intricato scenario normativo.

I Fatti del Caso e il Percorso Giudiziario

Il caso nasce dalla condanna di un individuo per il reato di rientro abusivo nel comune da cui era stato allontanato con provvedimento del Questore, un fatto commesso nel settembre 2018. L’imputato veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Forlì e la sentenza veniva confermata in appello dalla Corte di Bologna.

In entrambi i gradi di giudizio, la difesa aveva sollevato la questione dell’intervenuta prescrizione, richiesta che è stata però respinta. La Corte d’Appello, in particolare, aveva negato anche la concessione delle attenuanti generiche, motivando la decisione sulla base dei numerosi precedenti penali a carico dell’imputato.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della prescrizione reato

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. Erronea applicazione della legge in materia di prescrizione: Secondo la difesa, il reato si sarebbe dovuto considerare estinto per il decorso del tempo.
2. Vizio di motivazione sul trattamento sanzionatorio: Si contestava il diniego delle attenuanti generiche e, di conseguenza, delle sanzioni sostitutive.

Il fulcro della questione giuridica riguardava l’individuazione della normativa sulla prescrizione applicabile al reato, commesso nel 2018, un periodo di transizione tra diverse riforme.

La successione delle leggi sulla prescrizione reato

Per comprendere la decisione della Corte, è essenziale ripercorrere le modifiche legislative:
* Legge Orlando (L. n. 103/2017): In vigore dal 3 agosto 2017, ha introdotto una causa di sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, per un periodo massimo di un anno e sei mesi.
* Legge “Spazzacorrotti” (L. n. 3/2019): In vigore dal 1° gennaio 2020, ha abrogato la sospensione prevista dalla Legge Orlando e ha introdotto il blocco definitivo della prescrizione dopo la sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione).

Il reato in esame è stato commesso sotto la vigenza della Legge Orlando. La difesa sosteneva che l’abrogazione di tale legge ad opera della riforma “Spazzacorrotti” avrebbe dovuto comportare la “riespansione” della disciplina ancora precedente (e più favorevole), che non prevedeva alcuna sospensione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara interpretazione sulla successione delle leggi in materia di prescrizione.

Applicazione del Principio “Tempus Regit Actum”

La Corte ha stabilito che la disciplina da applicare è quella vigente al momento della commissione del reato (ratione temporis). Poiché il fatto è del 2018, la normativa di riferimento è la Legge Orlando. Quest’ultima, pur prevedendo una sospensione, risulta più favorevole rispetto alla successiva riforma “Spazzacorrotti”, che ha introdotto un blocco a tempo indeterminato.

La Corte ha chiarito che l’abrogazione della Legge Orlando non è avvenuta nel vuoto, ma nel contesto dell’introduzione di una disciplina complessivamente peggiorativa. Pertanto, non può verificarsi una “riespansione” della normativa precedente al 2017. L’abrogazione va letta come parte di una precisa voluntas legis volta a inasprire il regime della prescrizione, non a ripristinare un sistema più mite.

La Corte distingue nettamente tra gli effetti dell’abrogazione e quelli di una declaratoria di illegittimità costituzionale: solo quest’ultima ha un effetto retroattivo di annullamento, mentre l’abrogazione opera per il futuro, cristallizzando l’applicazione della legge abrogata per i fatti commessi durante la sua vigenza.

Genericità degli Altri Motivi

Per quanto riguarda le censure sul trattamento sanzionatorio, la Cassazione le ha ritenute del tutto generiche e meramente ripetitive di quelle già esaminate e congruamente respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva infatti adeguatamente motivato il diniego delle attenuanti sulla base della personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di diritto intertemporale: per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, la disciplina della prescrizione applicabile è quella introdotta dalla Legge Orlando. Questa norma, sebbene abrogata, continua a produrre i suoi effetti per i fatti avvenuti sotto il suo imperio, in quanto rappresenta la legge più favorevole rispetto alle modifiche successive. La Corte chiude la porta all’ipotesi di una “riespansione” di normative ancora precedenti e più vantaggiose, garantendo certezza nell’applicazione della legge. La declaratoria di inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quale legge sulla prescrizione si applica a un reato commesso nel 2018?
Si applica la cosiddetta ‘Legge Orlando’ (L. n. 103/2017), vigente al momento del fatto. Tale legge prevedeva la sospensione del corso della prescrizione per un periodo massimo di un anno e sei mesi dopo la sentenza di primo grado.

L’abrogazione di una legge sulla prescrizione ne fa rivivere una precedente più favorevole?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’abrogazione della Legge Orlando è avvenuta nel contesto di una riforma peggiorativa (la ‘Spazzacorrotti’), quindi non può comportare la ‘riespansione’ della disciplina ancora precedente e più favorevole. La legge applicabile resta quella in vigore al momento del reato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile anche per gli altri motivi?
I motivi relativi al trattamento sanzionatorio e al diniego delle attenuanti generiche sono stati giudicati generici e ripetitivi. La Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione adeguata e specifica sul punto, basata sulla personalità e sui precedenti penali dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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