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Prescrizione reato: la Legge Orlando allunga i tempi

Un automobilista, condannato per essersi rifiutato di sottoporsi ad accertamenti sull’uso di stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo l’avvenuta prescrizione del reato. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che il calcolo del termine di prescrizione reato deve tenere conto delle modifiche introdotte dalla Legge Orlando. Essendo il fatto stato commesso nel 2017, dopo l’entrata in vigore della legge, al termine massimo di prescrizione va aggiunto un periodo di sospensione di un anno e sei mesi dopo la condanna di primo grado, motivo per cui il reato non era ancora estinto.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Come la Legge Orlando Ha Cambiato i Termini

L’istituto della prescrizione reato è uno dei pilastri del nostro ordinamento penale, ma anche uno dei più complessi, a causa delle numerose riforme che si sono succedute nel tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per fare chiarezza su come le diverse leggi, in particolare la cosiddetta “Legge Orlando”, influenzino il calcolo dei termini, con conseguenze decisive sull’esito dei processi. Il caso analizzato riguarda un reato commesso nell’ottobre 2017, un momento cruciale che determina l’applicazione di una specifica disciplina.

I Fatti di Causa

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per essersi rifiutato di sottoporsi agli accertamenti clinico-tossicologici volti a verificare la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, un reato previsto dal Codice della Strada.

Giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, il ricorrente basava la sua difesa su un unico motivo: l’avvenuta estinzione del reato per prescrizione. Secondo i suoi calcoli, il termine massimo di cinque anni, aumentato di un periodo di sospensione, sarebbe scaduto prima della celebrazione dell’udienza d’appello.

La Successione delle Leggi sulla Prescrizione Reato

Il punto centrale della questione non risiede nel reato contestato, ma nel calcolo della sua prescrizione. La Corte di Cassazione ha dovuto districarsi tra le diverse normative che hanno modificato questo istituto:

* Legge “ex Cirielli” (L. 251/2005): Applicabile ai reati commessi fino al 2 agosto 2017.
* Legge “Orlando” (L. 103/2017): In vigore dal 3 agosto 2017, ha introdotto importanti novità sulla sospensione della prescrizione dopo le sentenze di primo e secondo grado. Si applica ai reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2020.
* Legge “Bonafede” (L. 3/2019): Ha previsto il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado.
* Riforma “Cartabia” (L. 134/2021): Ha abrogato il blocco della Bonafede, introducendo il nuovo istituto dell’improcedibilità per eccessiva durata dei giudizi di impugnazione.

Il reato oggetto del processo era stato commesso il 2 ottobre 2017, ricadendo quindi pienamente nel periodo di vigenza della Legge Orlando.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile, proprio sulla base dell’errata applicazione della normativa sulla prescrizione reato.

I giudici hanno chiarito che, essendo il fatto stato commesso sotto l’imperio della Legge Orlando, al calcolo del termine massimo di prescrizione (cinque anni per le contravvenzioni) doveva essere aggiunto il periodo di sospensione specifico introdotto da tale legge. In particolare, l’art. 159, comma 2, c.p.p., nella versione introdotta dalla Legge Orlando, prevedeva una sospensione del corso della prescrizione dalla pronuncia della sentenza di primo grado fino alla sentenza che definisce il grado successivo, per un tempo comunque non superiore a un anno e sei mesi.

L’errore del ricorrente è stato quello di non considerare questo ulteriore periodo di sospensione. Aggiungendo un anno e sei mesi al termine di prescrizione, la data di estinzione del reato si spostava ben oltre la data dell’udienza di appello. Di conseguenza, la pretesa del ricorrente era infondata e il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: per determinare la disciplina applicabile alla prescrizione, è essenziale fare riferimento alla data in cui il reato è stato commesso (tempus commissi delicti). Le modifiche legislative, in particolare quelle introdotte dalla Legge Orlando, hanno creato regimi differenziati che richiedono un’attenta analisi per calcolare correttamente i termini. Questo caso dimostra come un errore nel computo della prescrizione reato possa portare alla reiezione di un ricorso e alla conferma di una condanna. È pertanto cruciale affidarsi a una consulenza legale esperta per navigare la complessità di una materia in continua evoluzione.

Quando si applica la sospensione della prescrizione introdotta dalla Legge Orlando?
Si applica ai reati commessi nel periodo che va dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2020.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Poiché il calcolo della prescrizione effettuato dal ricorrente era errato. Non aveva tenuto conto del periodo di sospensione aggiuntivo di un anno e sei mesi dopo la condanna di primo grado, introdotto dalla Legge Orlando e applicabile al suo caso, in quanto il reato era stato commesso nell’ottobre 2017.

Qual è la durata della sospensione della prescrizione prevista dalla Legge Orlando dopo la condanna di primo grado?
La legge prevede una sospensione del corso della prescrizione per un tempo massimo di un anno e sei mesi tra la sentenza di primo grado e quella che definisce il grado successivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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