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Prescrizione reato: la Cassazione e la Legge Orlando

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un Procuratore Generale, confermando l’estinzione per prescrizione del reato di porto di oggetti atti ad offendere. La sentenza chiarisce il calcolo dei termini di sospensione previsti dalla legge ‘Orlando’ per i reati commessi tra agosto 2017 e dicembre 2019, stabilendo che anche applicando la sospensione massima, il termine per la prescrizione reato era già decorso al momento della decisione d’appello. Il ricorso dell’imputato è stato invece dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato e Legge Orlando: La Cassazione Fa Chiarezza

La tematica della prescrizione reato è una delle più complesse e dibattute del nostro ordinamento giuridico, specialmente alla luce delle recenti riforme. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7803 del 2025, offre un’importante chiave di lettura sull’applicazione dei periodi di sospensione introdotti dalla cosiddetta legge ‘Orlando’ per i reati commessi in un preciso arco temporale, confermando come il decorso del tempo possa estinguere un reato anche in pendenza di un giudizio di appello.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per i reati di minaccia grave e danneggiamento. La Corte di Appello di Bari, pur confermando la condanna per questi reati, aveva dichiarato l’estinzione per intervenuta prescrizione di un’ulteriore accusa: quella di porto di oggetti atti ad offendere, un reato che si sarebbe consumato l’11 agosto 2017. Secondo la corte territoriale, il tempo massimo per perseguire tale reato era scaduto, calcolandolo senza applicare il periodo di sospensione previsto dalla legge ‘Orlando’ (L. n. 103/2017).

L’Appello e le Questioni Giuridiche

Contro questa decisione sono stati proposti due ricorsi per cassazione.
1. Il ricorso del Procuratore Generale: Il PM sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare il periodo di sospensione della prescrizione introdotto dalla legge ‘Orlando’. Secondo l’accusa, tale sospensione, applicabile ai reati commessi dopo il 3 agosto 2017, avrebbe dovuto allungare i termini, impedendo l’estinzione del reato.
2. Il ricorso dell’imputato: La difesa, d’altro canto, contestava la condanna per minaccia e danneggiamento, sollevando dubbi sulla credibilità delle dichiarazioni della persona offesa e criticando la quantificazione della pena e il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti.

La Prescrizione del Reato e la Decisione della Cassazione

Il fulcro della decisione della Suprema Corte riguarda il calcolo della prescrizione reato. La Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore Generale, ritenendo corretta, seppur con una motivazione parzialmente diversa, la conclusione della Corte d’Appello.

L’Applicazione della Legge ‘Orlando’

La Corte ha fatto riferimento a una recentissima pronuncia delle Sezioni Unite penali (informazione provvisoria n. 19/2024), che ha stabilito un punto fermo: per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica la disciplina della sospensione della prescrizione prevista dalla legge ‘Orlando’. Questa prevede una sospensione massima di un anno e sei mesi tra la sentenza di primo grado e quella di secondo grado.

Nel caso specifico, il reato era stato commesso l’11 agosto 2017, rientrando pienamente in questo intervallo. Tuttavia, la Cassazione ha proceduto a un ricalcolo: anche aggiungendo il periodo massimo di sospensione di un anno e sei mesi, il termine ultimo per la prescrizione era comunque spirato l’11 febbraio 2024. Poiché la sentenza d’appello era stata pronunciata il 7 marzo 2024, era stata emessa quando il reato era già estinto. Pertanto, la dichiarazione di prescrizione era legittima.

La Valutazione del Ricorso della Difesa

La Suprema Corte ha invece dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato. Le doglianze sono state ritenute manifestamente infondate. I giudici hanno sottolineato che la valutazione sulla credibilità della persona offesa era stata condotta in modo accurato e persuasivo nei gradi di merito. Inoltre, le decisioni relative alla pena e al bilanciamento delle circostanze sono state considerate ben motivate, basate sulla gravità dei fatti e sulla personalità dell’imputato.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa applicazione dei principi di diritto intertemporale in materia di prescrizione. La sentenza chiarisce che, sebbene la legge ‘Orlando’ fosse applicabile, i suoi effetti non erano sufficienti a impedire il decorso del tempo nel caso concreto. La Corte ha quindi effettuato un calcolo preciso, dimostrando matematicamente che la prescrizione era maturata prima della sentenza d’appello. Riguardo al ricorso difensivo, la Corte ribadisce il principio secondo cui la valutazione delle prove, se logicamente e congruamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità. Le critiche dell’imputato non superavano la soglia di una mera rilettura dei fatti, inammissibile in Cassazione.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante precedente per il calcolo della prescrizione dei reati commessi nel periodo di transizione tra la legge ‘Orlando’ e la riforma ‘Cartabia’. Essa conferma che, nonostante le sospensioni, il tempo rimane un fattore estintivo del reato e che il suo calcolo deve essere effettuato con estrema precisione. Al contempo, la pronuncia riafferma la solidità dei principi sulla valutazione della prova testimoniale e sui limiti del sindacato della Corte di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione a quella, ben motivata, dei giudici di merito.

Come si calcola la sospensione della prescrizione per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019?
Per i reati commessi in questo specifico arco temporale, si applica la disciplina della legge n. 103/2017 (‘Orlando’), che prevede una sospensione del corso della prescrizione per un periodo massimo di un anno e sei mesi tra la sentenza di primo grado e la pronuncia del dispositivo della sentenza che definisce il grado successivo.

Quando può essere dichiarata inammissibile un’impugnazione basata sulla presunta inattendibilità della persona offesa?
Un’impugnazione di questo tipo viene dichiarata inammissibile quando le censure non si confrontano con la motivazione della sentenza impugnata e si limitano a proporre una nuova valutazione dei fatti, già oggetto di un’analisi accurata e persuasiva da parte dei giudici di merito. Le dichiarazioni della persona offesa, se coerenti e non smentite da altri elementi, possono da sole fondare una dichiarazione di responsabilità.

Il decorso del tempo può portare all’estinzione di un reato anche dopo una condanna in primo e secondo grado?
Sì. Come dimostra il caso in esame, se il termine massimo di prescrizione (comprensivo di eventuali periodi di sospensione e interruzione) matura prima che la sentenza diventi definitiva, il reato si estingue. In questa vicenda, la prescrizione è maturata prima della pronuncia della sentenza di appello, rendendo la dichiarazione di estinzione un atto dovuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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