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Prescrizione reato: la Cassazione chiarisce le regole

Due individui, condannati per un reato ambientale commesso nel 2019, hanno fatto ricorso in Cassazione sostenendo l’avvenuta prescrizione del reato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che, sulla base della legge n. 103/2017, applicabile al periodo in cui il reato è stato commesso, il termine di prescrizione non era ancora decorso al momento della decisione.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: la Cassazione Fa Chiarezza sul Regime Transitorio

La disciplina della prescrizione del reato è uno degli istituti più complessi e dibattuti del nostro ordinamento penale, soggetto a continue modifiche legislative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce un importante chiarimento su quale normativa applicare per i reati commessi in un preciso arco temporale, confermando un orientamento consolidato delle Sezioni Unite. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: un Reato Ambientale e il Dubbio sulla Prescrizione

Il caso trae origine dalla condanna di due persone per una contravvenzione ambientale prevista dal D.Lgs. 152/2006 (il cosiddetto Testo Unico Ambientale). Il reato era stato commesso in data 13 luglio 2019. Dopo la condanna in primo grado, confermata parzialmente in appello con la rideterminazione della pena in un’ammenda di 1.400 euro ciascuno, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione.

L’unico motivo di ricorso si basava su una presunta violazione di legge: a loro avviso, i giudici di merito avrebbero dovuto dichiarare il reato estinto per prescrizione, non avendo considerato correttamente il tempo trascorso dalla commissione del fatto.

Prescrizione Reato: l’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, rigettandolo e dichiarandolo inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nell’individuazione della corretta legge da applicare per calcolare i termini di prescrizione.

La Disciplina Applicabile per i Reati tra il 2017 e il 2019

I giudici hanno richiamato un principio di diritto fondamentale, stabilito dalle Sezioni Unite della stessa Corte (sentenza n. 20989 del 2024), che ha risolto i dubbi interpretativi sorti a seguito delle recenti riforme. La regola è la seguente:

1. Per i reati commessi dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019, si applica la disciplina della Legge n. 103/2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”).
2. Per i reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020, trova applicazione la disciplina successiva, introdotta con la Legge n. 134/2021 (la “Riforma Cartabia”).

La Decisione sul Caso Specifico

Poiché il reato contestato era stato commesso il 13 luglio 2019, rientrava pienamente nel primo intervallo temporale. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato la normativa prevista dalla Legge n. 103/2017. Sulla base di tale calcolo, il termine di prescrizione non era affatto maturato, in quanto si sarebbe compiuto solo il 13 gennaio 2026. La doglianza degli imputati era, quindi, priva di qualsiasi fondamento giuridico.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e si fonda sull’autorevole precedente delle Sezioni Unite. Dichiarare un ricorso “manifestamente infondato” significa che le argomentazioni proposte sono palesemente errate o non supportate da alcuna valida ragione di diritto. In questo caso, la tesi difensiva si scontrava con un’interpretazione giurisprudenziale ormai consolidata e vincolante.

La Corte ha inoltre applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede, in caso di inammissibilità del ricorso, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una somma in favore della Cassa delle ammende. Tale sanzione è giustificata dal fatto che il ricorso non è stato proposto in buona fede, mancando i presupposti minimi per un suo accoglimento.

Le Conclusioni

Questa ordinanza, pur risolvendo un caso specifico, ribadisce un principio di certezza del diritto fondamentale per tutti gli operatori del settore. La scansione temporale definita dalle Sezioni Unite e qui confermata chiarisce in modo inequivocabile quale regime di prescrizione applicare a seconda della data di commissione del reato. Per gli imputati e i loro difensori, ciò significa dover valutare con estrema attenzione la fondatezza di un eventuale ricorso basato sulla prescrizione, onde evitare non solo il rigetto, ma anche una condanna al pagamento di ulteriori somme a titolo sanzionatorio.

Quale legge regola la prescrizione per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019?
Secondo la sentenza, per i reati commessi in questo specifico arco temporale si applica la disciplina sulla prescrizione prevista dalla legge n. 103 del 2017.

Perché il ricorso degli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte ha stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato la legge n. 103/2017, in base alla quale il termine di prescrizione per il reato contestato (commesso nel 2019) non era ancora maturato.

Quali sono le conseguenze per i ricorrenti dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della declaratoria di inammissibilità, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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