Prescrizione Reato: Quando la Cassazione Annulla la Condanna e Ricalcola la Pena
La prescrizione reato rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, che sancisce l’estinzione di un illecito a seguito del decorso del tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio pratico di come la prescrizione possa incidere direttamente sull’esito di un processo, portando all’annullamento parziale di una condanna e alla rideterminazione della pena da parte della stessa Corte Suprema.
I Fatti del Caso
Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Imperia e successivamente dalla Corte d’Appello di Genova per due distinti reati: detenzione di sostanza stupefacente e porto illegale di un coltello. La pena inflitta in appello confermava quella del primo grado, stabilita in quattro mesi e dieci giorni di reclusione e 800 euro di multa.
Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso in Cassazione, sollevando due questioni giuridiche di notevole interesse.
Il Ricorso in Cassazione e l’impatto della Prescrizione Reato
Il difensore dell’imputato articolava il ricorso su due motivi principali:
1. L’avvenuta prescrizione del reato contravvenzionale: Si sosteneva che il reato di porto illegale di coltello (capo b) si fosse estinto per prescrizione in una data precedente alla pronuncia della sentenza d’appello.
2. Il vizio di motivazione: Si lamentava la mancata sostituzione d’ufficio della pena detentiva breve, ritenuta un’omissione da parte della Corte territoriale.
La Corte di Cassazione ha analizzato entrambi i motivi, giungendo a conclusioni opposte per ciascuno di essi.
Le Motivazioni
La Suprema Corte ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso. Analizzando la cronologia processuale, i giudici hanno accertato che il termine massimo di prescrizione per il reato contravvenzionale era effettivamente maturato il 4 giugno 2021. Poiché la sentenza della Corte d’Appello era stata pronunciata solo il 22 giugno 2023, il reato era già estinto in epoca antecedente. Di conseguenza, la relativa condanna doveva essere annullata.
La Corte ha inoltre chiarito che, in casi come questo, può procedere direttamente alla rideterminazione della pena. Ai sensi dell’art. 620, comma 1, lettera l), del codice di procedura penale, quando l’eliminazione della pena per il reato estinto è un’operazione di mero calcolo aritmetico che non richiede alcuna valutazione discrezionale, la Cassazione può “elidere l’aumento di pena” senza dover rinviare gli atti a un nuovo giudice di merito. Questo principio accelera la definizione del processo, garantendo una giustizia più celere.
Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile. Richiamando un orientamento consolidato, ha affermato che la sostituzione di una pena detentiva breve non è un obbligo che il giudice deve adempiere d’ufficio (ex officio). Al contrario, è necessaria una specifica richiesta da parte dell’imputato. In assenza di tale richiesta, la Corte d’Appello non aveva commesso alcun errore.
Le Conclusioni
In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, limitatamente al reato estinto per intervenuta prescrizione reato. Ha quindi ricalcolato la pena finale per il solo reato di detenzione di stupefacenti, riducendola a quattro mesi di reclusione e a 733 euro di multa. Questa decisione ribadisce l’importanza cruciale del monitoraggio dei termini di prescrizione nel corso di un procedimento penale e chiarisce i poteri della Corte di Cassazione nel definire direttamente il trattamento sanzionatorio quando non siano necessarie valutazioni discrezionali.
Quando un reato si considera estinto per prescrizione?
Un reato si considera estinto per prescrizione quando il termine massimo di tempo stabilito dalla legge per perseguirlo è decorso prima che sia stata emessa una sentenza di condanna definitiva. Nel caso specifico, la prescrizione per il reato contravvenzionale è maturata il 4 giugno 2021, prima della sentenza d’appello del 22 giugno 2023.
La Corte di Cassazione può modificare direttamente una pena?
Sì, la Corte di Cassazione può modificare direttamente una pena senza rinviare il caso a un altro giudice, ma solo a determinate condizioni. Come stabilito dall’art. 620 c.p.p., ciò è possibile quando la modifica consiste in un’operazione di mero calcolo, come l’eliminazione di un aumento di pena per un reato estinto, che non implica alcuna discrezionalità giudiziale.
Il giudice è obbligato a sostituire una pena detentiva breve di sua iniziativa?
No. La sentenza chiarisce, in linea con un orientamento giurisprudenziale costante, che il giudice non ha l’obbligo di procedere d’ufficio alla sostituzione di una pena detentiva breve. Per ottenere tale beneficio, è necessaria una richiesta esplicita da parte dell’imputato.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 23841 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 7 Num. 23841 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 15/05/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 22/06/2023 della CORTE APPELLO di GENOVA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
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MOTIVI DELLA DECISIONE
Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Genova ha confermato la sentenza del Tribunale di Imperia, in data 24 novembre 2021, con cui COGNOME NOME era stato condannato alla pena di mesi quattro giorni dieci di reclusione ed euro 800 di multa in relazione a ipotesi di detenzione di sostanza stupefacente e di porto illegale di un coltello.
COGNOME, a mezzo del proprio difensore, ricorre per Cassazione avverso la sentenza della Corte di appello, chiedendo che venga rilevata la prescrizione del reato contravvenzionale, maturata prima della sentenza di appello, e lamentando vizio di motivazione in ordine all’omessa sostituzione, ex officio, della pena detentiva breve applicata.
Il secondo motivo di ricorso è inammissibile in quanto in contrasto con il costante orientamento del S.C. che esclude l’obbligo in capo a giudice di procedere ufficiosamente alla sostituzione della pena detentiva breve applicata all’imputato, essendo comunque necessaria la richiesta dell’imputato (sez.4, n.536 del 29/11/2023, De Marino, Rv.285630). Fondata è invece la prima censura che assume l’intervenuta causa di non punibilità della prescrizione del reato in epoca anteriore alla pronuncia della sentenza di appello (SU Ricci, Rv.266818).
Deve pertanto essere pronunciato l’annullamento della sentenza impugnata limitatamente al reato di cui al capo b) della rubrica per essere lo stesso estinto per intervenuta prescrizione maturata in data 4 giugno 2021 e pertanto in epoca antecedente alla pronuncia della sentenza di appello (22.6.2023).
Quanto al trattamento sanzionatorio il giudice di legittimità può procedere direttamente, ai sensi dell’art.620 comma 1 lett.lcod.proc.pen. ad elidere l’aumento di pena apportato dai giudici di merito, a titolo di continuazione in relazione al reato dichiarato estinto, trattandosi di operazione di scomputo, che non implica l’esercizio di alcuna discrezionalità giurisdizionale, così che l’annullamento va disposto senza rinvio al giudice di merito.
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al reato di cui al capo B), per essere lo stesso estinto per intervenuta prescrizione. Ridetermina la pena in mesi quattro di reclusione e in euro di Multa.
Così deciso in Roma il 15 maggio DEPOSITATA