Prescrizione Reato: Quando il Tempo Annulla la Condanna
La prescrizione del reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, che stabilisce un limite di tempo entro cui lo Stato può perseguire e punire un illecito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14811/2024) ha riaffermato l’importanza di questo principio, annullando una condanna a causa dell’eccessivo tempo trascorso tra un grado di giudizio e l’altro. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni.
Il Caso in Analisi: un Ricorso Basato sul Decorso del Tempo
Il caso ha origine dal ricorso di un imputato condannato in primo grado nel maggio del 2014. La difesa ha presentato appello, ma il relativo giudizio è stato fissato solo dopo un lungo periodo di tempo. L’imputato ha quindi sollevato ricorso in Cassazione, sostenendo che nel frattempo era maturata la prescrizione del reato.
Il fulcro dell’argomentazione difensiva era semplice ma efficace: il tempo trascorso tra la sentenza di primo grado e la celebrazione del processo d’appello aveva superato il termine massimo previsto dalla legge per la punibilità di quel specifico reato, anche tenendo conto degli aumenti dovuti alla recidiva.
La Decisione della Cassazione sulla Prescrizione del Reato
La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo di ricorso pienamente fondato. I giudici hanno esaminato i termini di prescrizione applicabili al caso concreto, confermando quanto sostenuto dalla difesa. Il termine ordinario, pari a sei anni per il reato contestato (art. 385 c.p.), sebbene aumentato di due terzi per la recidiva reiterata, era ampiamente decorso.
L’elemento cruciale, sottolineato dalla Corte, è che la prescrizione del reato si era già perfezionata in un’epoca precedente all’inizio del giudizio di appello. Di conseguenza, la Corte d’Appello non avrebbe dovuto neanche procedere, ma dichiarare immediatamente l’estinzione del reato. La Cassazione ha quindi provveduto ad annullare senza rinvio la sentenza impugnata, ponendo fine al procedimento in via definitiva.
Le Motivazioni della Corte
Le motivazioni della Corte sono state lineari e ineccepibili. Il calcolo del tempo è un dato oggettivo: dalla data della sentenza di primo grado (13/05/2014) alla fissazione del giudizio di appello era trascorso un periodo superiore a sei anni. Questo ritardo ha comportato il superamento del termine di prescrizione. La Suprema Corte ha riconosciuto che il reato doveva considerarsi estinto già prima che la Corte d’Appello iniziasse il suo esame. L’annullamento senza rinvio è stata la conseguenza logica e giuridicamente obbligata, poiché non vi era più materia del contendere.
Conclusioni
Questa sentenza ribadisce un principio cardine dello Stato di diritto: la giustizia deve essere celere. La prescrizione del reato non è un’impunità, ma una garanzia per il cittadino contro l’inerzia dello Stato e la durata indeterminata dei processi. Quando i tempi processuali si dilatano a dismisura, come nel caso esaminato, questo istituto interviene per ristabilire la certezza del diritto, dichiarando estinta l’azione penale. La decisione della Cassazione funge da monito sull’importanza di rispettare i termini procedurali per garantire un processo equo e di ragionevole durata.
Cosa succede se passa troppo tempo tra la sentenza di primo grado e il processo d’appello?
Se il tempo trascorso supera il termine di prescrizione previsto per quel reato, il reato si estingue. Come stabilito in questa sentenza, la Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna perché il termine era già decorso prima ancora dell’inizio del giudizio d’appello.
Come si calcola il termine di prescrizione del reato?
Il termine base corrisponde generalmente al massimo della pena edittale prevista per il reato e non può essere inferiore a sei anni per i delitti. Questo termine, come nel caso di specie, può essere aumentato in presenza di circostanze aggravanti come la recidiva reiterata.
Cosa significa la formula ‘annullamento senza rinvio’?
Significa che la Corte di Cassazione ha cancellato la sentenza impugnata in via definitiva, senza che sia necessario un nuovo processo. In questo caso, la decisione è finale perché il reato è considerato estinto per legge a causa della prescrizione.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14811 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 7 Num. 14811 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/02/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a ROMA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 24/04/2023 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi di ricorso e la memoria inviata dal difensore,
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Il motivo di ricorso incentrato sull’intervenuta prescrizione è fondato.
Va infatti rimarcato che il termine ordinario, rilevante all’origine e poi tra un atto interruttivo e il successivo, è pari ad anni sei, tenendo conto della pena prevista dall’art. 385 cod. pen. aumentata di due terzi per la recidiva reiterata nel quinquennio.
Orbene, nel caso in esame, come correttamente rilevato dal ricorrente, dalla sentenza di primo grado, risalente al 13/05/2014, è decorso un periodo superiore ad anni sei, prima della fissazione del giudizio di appello, con la conseguenza che deva darsi rilievo a tale profilo e riconoscere che il reato è estinto fin da epoca anteriore al primo giudizio di appello.
Di qui l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata perché il reato è estinto per prescrizione.
P. Q. M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il reato è estinto per prescrizione.
Così deciso il 16/02/2024