Prescrizione del Reato: Analisi della Sentenza della Cassazione n. 25048/2025
La prescrizione del reato è un principio cardine del nostro ordinamento penale che bilancia l’esigenza di giustizia con quella della certezza del diritto e della ragionevole durata del processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 25048 del 2025, offre un chiaro esempio di come questo istituto operi nella pratica, portando all’annullamento di una condanna. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprenderne la portata.
Il Contesto Processuale e la Decisione della Suprema Corte
Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari del 19 settembre 2024. L’imputato, attraverso il suo difensore, ha impugnato la decisione di secondo grado, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte di Cassazione.
La Corte, riunitasi in udienza il 4 giugno 2025, ha esaminato gli atti e ha pronunciato una decisione definitiva e inappellabile: l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. Questo significa che la decisione della Corte d’Appello è stata cancellata in via definitiva, senza che vi sia la necessità di celebrare un nuovo processo di merito.
La Motivazione: il Ruolo Decisivo della Prescrizione del Reato
Il cuore della decisione risiede in una motivazione tanto sintetica quanto perentoria: il reato contestato all’imputato si è estinto per prescrizione. La Corte di Cassazione, nel suo ruolo di giudice di legittimità, ha il dovere di verificare in ogni stato e grado del procedimento l’eventuale presenza di cause di non punibilità, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.
La prescrizione interviene quando, dal momento in cui il reato è stato commesso, è trascorso un lasso di tempo stabilito dalla legge (variabile in base alla gravità del reato stesso) senza che si sia giunti a una sentenza irrevocabile. Questo istituto si fonda sulla considerazione che, con il passare del tempo, si affievolisce sia l’interesse dello Stato a punire il colpevole, sia la funzione rieducativa della pena.
Il Principio Applicato
Nel caso specifico, i giudici della Suprema Corte hanno semplicemente constatato che i termini massimi di prescrizione erano maturati. Di fronte a tale evidenza, non hanno potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del reato e, di conseguenza, annullare la sentenza di condanna che era stata emessa in appello.
Conclusioni: le Conseguenze Pratiche della Sentenza
La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: la giustizia ha tempi definiti e non può protrarsi all’infinito. La declaratoria di estinzione del reato per prescrizione comporta la chiusura definitiva del procedimento penale. L’imputato non può più essere perseguito per quel determinato fatto e la sentenza di condanna precedente perde ogni efficacia. Sebbene possa apparire come una sconfitta per l’azione penale, la prescrizione è una garanzia fondamentale per il cittadino contro l’incertezza di un’accusa potenzialmente perpetua, assicurando che la durata dei processi rimanga entro limiti ragionevoli, come richiesto anche dalle convenzioni internazionali sui diritti umani.
Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione nel caso esaminato?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, emessa dalla Corte d’Appello di Bari.
Per quale motivo la sentenza d’appello è stata annullata?
La sentenza è stata annullata perché il reato contestato all’imputato è risultato estinto a causa del decorso del tempo, ovvero per prescrizione.
Cosa implica la formula ‘annulla senza rinvio’ utilizzata dalla Corte?
Significa che la decisione della Corte di Cassazione è definitiva. La sentenza precedente è cancellata e non ci sarà un nuovo processo sulla questione, poiché il procedimento si è concluso con la declaratoria di estinzione del reato.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 25048 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 7 Num. 25048 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 04/06/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il 04/11/1981
avverso la sentenza del 19/09/2024 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO e CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME ricorre per cassazione avverso la sentenza della
Corte d’appello di Bari che ha confermato la pronunzia con la quale il Tribunale di
Foggia ha affermato la penale responsabilità dell’imputato in ordine al delitto di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi;
Considerato che l’unico motivo di ricorso, con cui si denunzia la violazione della legge penale in ordine all’omesso riconoscimento della causa di non punibilità per
particolare tenuità del fatto e delle circostanze attenuanti generiche, è fondato in quanto la corte territoriale, nel corpo della motivazione resa, ha dato rilievo anche
alla mancata esibizione da parte dell’imputato di documentazione utile all’identificazione dello stesso e alla regolarità del soggiorno nel territorio nazionale
senza confrontarsi con la produzione di atti, allegati dalla difesa con memoria del 28
giugno 2024, attestanti la regolarizzazione della posizione del Wade;
Considerato, tuttavia, che, tenuto conto dell’epoca del commesso reato, risalente al 17 agosto 2017, risulta decorso il termine di prescrizione e che non si ravvisano
ragioni per l’immediata declaratoria di non punibilità ai sensi dell’art. 129 cod. pen.
P. Q. M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata, perché il reato è estinto per prescrizione.
Così deciso il 04 giugno 2025.