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Prescrizione reato: la Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per possesso e fabbricazione di documenti falsi a causa dell’intervenuta prescrizione del reato. L’imputato, già condannato in primo grado, aveva ottenuto in appello la dichiarazione di prescrizione per un’altra accusa. La Suprema Corte ha rilevato che anche il secondo reato era prescritto, poiché il termine massimo di sette anni e sei mesi era scaduto prima della pronuncia della sentenza d’appello, determinando l’annullamento senza rinvio della condanna.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Quando il Tempo Annulla la Condanna

L’istituto della prescrizione reato è uno dei pilastri del nostro ordinamento penale, stabilendo che lo Stato non può perseguire un illecito oltre un certo limite di tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 993/2024) offre un chiaro esempio di come questo principio si applichi concretamente, portando all’annullamento di una condanna per possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi. Questo caso dimostra l’importanza cruciale del fattore tempo nel processo penale.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Napoli che, nel luglio 2020, aveva dichiarato un individuo penalmente responsabile per due reati: falsa attestazione a un pubblico ufficiale (art. 495 c.p.) e possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497-bis c.p.). In Appello, la Corte territoriale aveva riformato parzialmente la decisione, dichiarando estinto per prescrizione il primo reato e riducendo la pena per il secondo.

Non soddisfatto, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che anche il reato residuo, quello relativo ai documenti falsi, avrebbe dovuto essere dichiarato estinto per prescrizione. Ed è proprio su questo punto che la Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’impatto della prescrizione reato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, ritenendolo fondato. La decisione si basa su un calcolo matematico e inderogabile dei termini di prescrizione. Il reato di cui all’art. 497-bis c.p. era stato commesso il 26 marzo 2014.

I giudici hanno stabilito che il termine massimo di prescrizione per tale illecito, pari a sette anni e sei mesi, era scaduto il 26 settembre 2021. Questa data è antecedente alla pronuncia della sentenza della Corte d’Appello, emessa il 9 febbraio 2023. Di conseguenza, già al momento del giudizio di secondo grado, lo Stato aveva perso il suo potere punitivo.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è lineare e ineccepibile. Il Collegio ha verificato che il termine massimo di prescrizione era decorso prima della sentenza impugnata e che, durante il processo, non si erano verificate cause di sospensione che avrebbero potuto allungare tale termine. L’inosservanza di questo dato temporale da parte della Corte d’Appello ha costituito un errore di diritto.

La conseguenza diretta di questa constatazione è stata l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. L’annullamento ‘senza rinvio’ significa che la vicenda processuale si chiude definitivamente, senza che sia necessario un nuovo giudizio. Il reato è estinto, e ogni effetto penale della condanna viene meno.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la giustizia deve agire entro tempi certi. La prescrizione reato non è un’impunità, ma una garanzia per il cittadino contro la possibilità di rimanere sotto processo per un tempo indefinito. Il caso in esame evidenzia come un attento controllo sui termini processuali sia essenziale e possa determinare l’esito di un giudizio, indipendentemente dall’accertamento della colpevolezza nel merito. Per gli operatori del diritto, è un monito a monitorare costantemente la decorrenza dei termini per tutelare appieno i diritti dei propri assistiti.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La Corte ha annullato la condanna perché il reato di possesso e fabbricazione di documenti falsi si era estinto per prescrizione. Il termine massimo previsto dalla legge per perseguire tale reato era scaduto prima che la Corte d’Appello emettesse la sua sentenza.

Cosa significa che un reato è estinto per prescrizione?
Significa che è trascorso un determinato periodo di tempo dalla commissione del fatto (in questo caso, sette anni e sei mesi) senza che sia intervenuta una sentenza definitiva di condanna. Di conseguenza, lo Stato perde il diritto di punire il colpevole e il processo si conclude.

Qual è stato l’esito finale del processo per l’imputato?
L’esito finale è stato l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna. Ciò significa che il processo è terminato definitivamente e l’imputato non è più soggetto ad alcuna pena per i reati contestati, in quanto legalmente estinti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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