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Prescrizione reato: la Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per un reato relativo a false dichiarazioni per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. La decisione si fonda sulla maturata prescrizione del reato, avvenuta prima della pronuncia d’appello. La Corte ha ribadito il principio secondo cui la declaratoria di una causa estintiva, come la prescrizione, prevale sull’esame dei motivi di ricorso, a meno che non emerga con evidenza una causa di proscioglimento nel merito.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: Quando il Tempo Annulla la Condanna

La prescrizione del reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale che sancisce l’estinzione di un illecito a causa del trascorrere del tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale: la declaratoria di prescrizione prevale sull’analisi dei motivi di ricorso, portando all’annullamento della condanna. Analizziamo insieme questo interessante caso per comprenderne le dinamiche e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Giudice dell’udienza preliminare e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. L’imputato era stato giudicato colpevole del reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002, relativo a false dichiarazioni o attestazioni per ottenere l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Il reato era stato commesso in data 21 dicembre 2016, giorno in cui era stata depositata l’istanza di ammissione al beneficio.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, articolando diverse censure:

1. Errata applicazione della disciplina sulla prescrizione.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato.
3. Violazione di legge e vizio di motivazione in relazione all’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto).
4. Violazione di legge e vizio di motivazione circa la concessione delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) e la determinazione della pena (art. 133 c.p.).

La Sorprendente Prescrizione del Reato Maturata Prima dell’Appello

Il Collegio della Suprema Corte, prima ancora di entrare nel merito dei motivi sollevati dal ricorrente, ha compiuto una verifica preliminare fondamentale. Ha osservato che la prescrizione del reato si era in realtà già perfezionata in data 21 settembre 2024. Tale data era antecedente alla stessa pronuncia della sentenza d’appello impugnata, emessa il 24 settembre 2024. Questo dato ha radicalmente cambiato le sorti del processo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha fondato la propria decisione sul principio sancito dall’art. 129, comma 1, del codice di procedura penale. Questa norma impone al giudice l’obbligo di dichiarare immediatamente d’ufficio la presenza di una causa di estinzione del reato in ogni stato e grado del processo. La prescrizione rientra a pieno titolo in questa categoria.

Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sentenze ‘Cremonese’ del 2001 e ‘Tettamanti’ del 2009), la Corte ha ribadito che, quando emerge una causa estintiva, diventa superfluo e incompatibile con il principio di immediata applicabilità l’esame di eventuali nullità o dei vizi di motivazione denunciati con il ricorso. In altre parole, l’estinzione del reato per decorso del tempo ‘assorbe’ e rende irrilevanti le altre doglianze.

La Corte ha inoltre precisato che non sussistevano le condizioni per una pronuncia assolutoria nel merito ai sensi dell’art. 129, comma 2, c.p.p. Tale tipo di assoluzione, che prevale sulla causa estintiva, è possibile solo quando l’innocenza dell’imputato emerge ictu oculi dagli atti, senza necessità di ulteriori approfondimenti. Nel caso di specie, tale evidenza non era riscontrabile.

Conclusioni: L’immediata Applicabilità della Causa Estintiva

Questa sentenza conferma un caposaldo del nostro sistema processuale: la necessità per il giudice di rilevare prontamente qualsiasi causa che estingua il reato. La prescrizione del reato, una volta maturata, impone la fine del processo penale. Di conseguenza, l’analisi dei motivi di appello o di ricorso diventa inutile, poiché un’eventuale annullamento con rinvio per riesaminare il merito sarebbe contrario al principio di economia processuale e alla stessa ratio della causa estintiva. La pronuncia della Cassazione, pertanto, non entra nel merito della colpevolezza o innocenza, ma si limita a prendere atto che lo Stato ha perso il suo potere punitivo a causa del tempo trascorso.

Quando deve essere dichiarata la prescrizione del reato?
La prescrizione, in quanto causa di estinzione del reato, deve essere dichiarata immediatamente dal giudice non appena ne rileva la maturazione, in ogni stato e grado del processo, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.

La presenza di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione, impedisce di esaminare i motivi di ricorso?
Sì. Secondo la giurisprudenza consolidata citata nella sentenza, qualora risulti già una causa di estinzione del reato, non si procede all’esame dei vizi di motivazione o di eventuali nullità denunciate, poiché l’inevitabile esito del proscioglimento per intervenuta prescrizione rende superfluo qualsiasi altro approfondimento.

In caso di prescrizione, l’imputato può essere comunque assolto nel merito?
Sì, ma solo a una condizione molto stringente: che dagli atti emerga in modo evidente e inconfutabile la prova dell’innocenza dell’imputato (ad esempio, perché il fatto non sussiste o l’imputato non lo ha commesso). Se tale evidenza non è palese, prevale la declaratoria della causa estintiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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