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Prescrizione reato: la Cassazione annulla condanna

Un automobilista, condannato in primo e secondo grado per guida in stato di ebbrezza, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. La sentenza analizza in dettaglio il complesso calcolo dei termini, considerando le diverse leggi succedutesi nel tempo e i periodi di sospensione, annullando così la condanna senza necessità di un nuovo processo.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del reato: quando il tempo annulla la condanna

La prescrizione del reato è un istituto giuridico fondamentale che sancisce l’estinzione di un illecito penale a causa del trascorrere del tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 24295/2025) offre un’occasione preziosa per analizzare come viene calcolato il tempo necessario a prescrivere, soprattutto alla luce delle complesse riforme legislative degli ultimi anni. Il caso, relativo a una condanna per guida in stato di ebbrezza, si è concluso con l’annullamento della sentenza proprio per il decorso dei termini.

I fatti di causa

Un automobilista veniva fermato nel gennaio 2018 e, a seguito di un controllo con etilometro, risultava avere un tasso alcolemico superiore al limite consentito. Per questo motivo, veniva condannato sia dal Tribunale che dalla Corte di Appello per il reato previsto dall’art. 186 del Codice della Strada.

La difesa presentava ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta inaffidabilità dell’etilometro, vizi procedurali e, soprattutto, l’avvenuta estinzione del reato per prescrizione.

La decisione della Corte sulla prescrizione del reato

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo relativo alla prescrizione, assorbendo tutte le altre censure. Ha quindi dichiarato l’estinzione del reato e annullato la sentenza di condanna senza rinvio, chiudendo definitivamente la vicenda processuale.

La decisione si concentra sull’accurato calcolo del termine massimo di prescrizione, un’operazione resa complessa dalla successione di diverse leggi in materia (la c.d. “Riforma Orlando” del 2017 e le modifiche successive).

Il calcolo del termine di prescrizione

Per il reato in questione, commesso nel 2018, il termine massimo di prescrizione è di cinque anni. Questo termine, che sarebbe scaduto a gennaio 2023, deve però essere aumentato tenendo conto dei periodi di “sospensione” previsti dalla legge. Nel caso specifico, i periodi di sospensione considerati sono stati:

1. Sospensione per emergenza sanitaria: 104 giorni nel 2020.
2. Sospensione post-sentenza di primo grado: La legge n. 103/2017 (applicabile al caso) prevede una sospensione massima di 1 anno e 6 mesi dopo la pronuncia della sentenza di primo grado.

Sommando il termine base e questi periodi di sospensione, la Corte ha calcolato che la data ultima per la prescrizione era il 19 ottobre 2024.

Le motivazioni della Corte

Il punto cruciale della motivazione risiede nel fatto che la data del 19 ottobre 2024 è maturata prima che la Corte di Appello depositasse le motivazioni della sua sentenza (emessa il 25 settembre 2024). Di conseguenza, il reato si è estinto prima che il processo potesse proseguire verso la sua fase finale. La Cassazione ha chiarito che, una volta maturata la prescrizione, il giudice ha l’obbligo di dichiararla, a meno che non emerga in modo evidente e inconfutabile l’innocenza dell’imputato (il c.d. proscioglimento nel merito ai sensi dell’art. 129 c.p.p.), circostanza non ravvisata nel caso di specie.

La Corte ha inoltre sottolineato che il ricorso non era inammissibile, poiché alcuni motivi, come quelli relativi alle pene sostitutive, erano fondati. Questo ha permesso di esaminare la questione della prescrizione e di giungere alla declaratoria di estinzione del reato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza cruciale del corretto calcolo dei termini di prescrizione, un esercizio tecnico che può determinare l’esito di un processo penale. Dimostra come la successione di leggi nel tempo possa creare regimi normativi complessi e come la loro corretta interpretazione, alla luce del principio del favor rei (applicazione della norma più favorevole all’imputato), sia essenziale. Per i cittadini, questo caso evidenzia come la durata del processo non sia infinita e come il decorso del tempo, in assenza di una sentenza definitiva, possa portare all’estinzione del reato, garantendo la certezza del diritto.

Quando si estingue un reato per prescrizione?
Un reato si estingue per prescrizione quando è trascorso il tempo massimo previsto dalla legge (che varia in base alla gravità del reato) senza che sia intervenuta una sentenza definitiva di condanna. A questo tempo base vanno aggiunti eventuali periodi di sospensione previsti dalla normativa.

Come si calcola il periodo di sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado secondo la “Riforma Orlando”?
Secondo la legge n. 103/2017 (c.d. Riforma Orlando), applicabile ai reati commessi in un certo arco temporale, il corso della prescrizione è sospeso dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado fino alla pronuncia della sentenza di appello, per un periodo massimo non superiore a 1 anno e 6 mesi.

La prescrizione del reato prevale sempre su una possibile assoluzione?
No. Se dagli atti emerge in modo evidente, immediato e non contestabile che l’imputato debba essere assolto nel merito (perché il fatto non sussiste, non costituisce reato, o l’imputato non lo ha commesso), il giudice deve pronunciare una sentenza di assoluzione. Questa prevale sulla dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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