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Prescrizione reato: la Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per guida in stato di ebbrezza a causa della sopraggiunta prescrizione del reato. Nonostante l’appello fosse stato ritenuto ammissibile, il decorso del termine massimo di cinque anni dal fatto ha portato all’estinzione del reato, impedendo una pronuncia nel merito. La Corte ha quindi annullato la condanna senza rinvio, evidenziando come la prescrizione reato sia una causa di non punibilità che deve essere rilevata d’ufficio.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Quando il Tempo Annulla la Condanna

L’istituto della prescrizione reato rappresenta un principio cardine del nostro ordinamento penale, stabilendo che lo Stato non può perseguire un illecito oltre un certo limite di tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 13869/2024) offre un chiaro esempio di come questo meccanismo operi concretamente, portando all’annullamento di una condanna per guida in stato di ebbrezza. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo: dalla Condanna alla Cassazione

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Udine nel febbraio 2021 nei confronti di un automobilista, accusato del reato previsto dall’art. 186 del Codice della Strada, commi 2, lettera b) e 2-bis. Si tratta della fattispecie di guida in stato di ebbrezza, aggravata dall’aver provocato un incidente stradale. Il fatto era stato commesso il 1° luglio 2018.

La decisione di primo grado è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Trieste nel marzo 2023. L’imputato, non rassegnandosi alla doppia condanna, ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione dei giudici di legittimità.

L’Intervento della Cassazione e la Prescrizione del Reato

La Corte di Cassazione, prima di esaminare i motivi specifici del ricorso, ha dovuto verificare la sua ammissibilità. La Corte ha ritenuto che il ricorso non presentasse profili di manifesta infondatezza o inammissibilità. Questo passaggio è fondamentale: l’instaurazione di un valido rapporto processuale di impugnazione consente alla Corte di esaminare tutti gli aspetti del caso, inclusa la possibile esistenza di cause di non punibilità maturate nel frattempo, come appunto la prescrizione reato.

Il Calcolo dei Termini

La Corte ha rilevato d’ufficio che il reato contestato era ormai estinto. Sulla base del combinato disposto degli artt. 157 e 161 del codice penale, il termine di prescrizione massimo per il reato in questione è di cinque anni. Poiché il reato era stato commesso il 1° luglio 2018, tale termine era inesorabilmente spirato, anche tenendo conto di eventuali periodi di sospensione intervenuti durante il processo.

L’Esclusione dell’Assoluzione nel Merito

Prima di dichiarare l’estinzione del reato, la Corte ha verificato se sussistessero le condizioni per un’assoluzione piena dell’imputato, come previsto dall’art. 129, comma 2, del codice di procedura penale. Tale norma impone al giudice di assolvere l’imputato se risulta evidente che il fatto non sussiste, che l’imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato. Tuttavia, nel caso di specie, dall’analisi degli atti processuali non emergeva con tale evidenza una causa di proscioglimento nel merito. Di conseguenza, la Corte ha dovuto applicare la causa di estinzione del reato per prescrizione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte è lineare e fondata su principi procedurali consolidati. Una volta accertata l’ammissibilità formale del ricorso, il giudice di legittimità ha il dovere di rilevare d’ufficio ogni causa di non punibilità, inclusa la prescrizione, maturata dopo la sentenza impugnata. Il calcolo del tempo ha dimostrato in modo inequivocabile il superamento del termine massimo di cinque anni. Poiché dagli atti non emergeva una prova evidente dell’innocenza dell’imputato tale da giustificare un’assoluzione con formula piena, la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione è diventata l’esito obbligato del giudizio.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna. Ciò significa che la condanna penale è stata cancellata definitivamente. Tuttavia, la vicenda non si conclude qui. La Corte ha disposto la trasmissione di una copia della sentenza al Prefetto di Udine. Questo perché l’estinzione del reato non pregiudica necessariamente le sanzioni amministrative accessorie, come la sospensione della patente di guida, la cui applicazione spetta appunto all’autorità amministrativa. La sentenza ribadisce quindi un concetto cruciale: la prescrizione reato estingue la pretesa punitiva dello Stato sul piano penale, ma le conseguenze amministrative dell’illecito possono sopravvivere.

Cosa succede se un reato si prescrive mentre il processo è in Cassazione?
Se il ricorso è ammissibile, la Corte di Cassazione è tenuta a rilevare la prescrizione e ad annullare la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato.

La prescrizione del reato penale cancella anche le sanzioni amministrative come la sospensione della patente?
No, non necessariamente. La sentenza specifica che gli atti vengono trasmessi al Prefetto per le valutazioni di sua competenza, il che significa che le sanzioni amministrative possono essere comunque applicate indipendentemente dall’esito del processo penale.

Perché la Corte non ha assolto l’imputato con formula piena?
La Corte può assolvere nel merito solo se dagli atti processuali emerge in modo evidente e inconfutabile l’innocenza dell’imputato. In assenza di tale prova chiara, e in presenza di una causa di estinzione del reato, il giudice deve applicare quest’ultima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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