Prescrizione Reato: Quando il Tempo Annulla la Condanna
La prescrizione reato è un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico che garantisce la certezza del diritto, impedendo che un cittadino possa essere perseguito a tempo indeterminato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13073/2024) ha ribadito l’importanza di questo istituto, annullando una condanna proprio perché i termini per l’azione penale erano ormai decorsi. Analizziamo insieme questo interessante caso.
I Fatti del Caso
Un imprenditore veniva condannato sia in primo grado che in appello per un reato previsto dalla L. 638/83, presumibilmente legato a omissioni contributive. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:
1. La mancata dichiarazione della prescrizione reato da parte della Corte di Appello, sostenendo che il termine massimo si fosse compiuto prima della data della sentenza di secondo grado.
2. Una violazione di legge relativa alla sua posizione di legale rappresentante. La difesa sosteneva che, essendo la società stata dichiarata fallita, la responsabilità per gli adempimenti fiscali e previdenziali era passata al curatore fallimentare. Pertanto, ogni richiesta di pagamento successiva al fallimento non poteva più essergli addebitata.
La Decisione della Corte sulla Prescrizione Reato
La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato e assorbente il primo motivo di ricorso, concentrandosi esclusivamente sulla questione della prescrizione reato. I giudici hanno constatato che, sulla base dei calcoli temporali, il reato contestato si era effettivamente estinto al più tardi nel luglio del 2022. La sentenza della Corte di Appello, emessa nel novembre 2022, era quindi successiva al compimento del termine di prescrizione.
Questo errore procedurale da parte della corte territoriale è stato decisivo. La Cassazione ha sottolineato che la dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione è un obbligo che prevale su ogni altra valutazione di merito. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinviare il caso a un nuovo giudizio, chiudendo definitivamente la vicenda processuale.
Le Motivazioni della Sentenza
Le motivazioni della Corte Suprema sono lineari e si fondano su un principio cardine della procedura penale: il giudice ha il dovere di rilevare d’ufficio, in ogni stato e grado del processo, l’eventuale estinzione del reato. Nel caso di specie, la Corte di Appello avrebbe dovuto accertare la data di consumazione del reato e calcolare il relativo termine di prescrizione. Avendo omesso questa verifica, o avendola eseguita in modo errato, ha emesso una sentenza di condanna per un reato che, legalmente, non era più perseguibile.
La Cassazione, accogliendo il ricorso, non ha fatto altro che correggere questo errore, applicando la legge. La decisione di non esaminare il secondo motivo di ricorso (relativo alla responsabilità dopo il fallimento) non indica una sua infondatezza, ma semplicemente la sua superfluità. Una volta accertata la prescrizione, ogni altra questione diventa irrilevante ai fini della decisione finale.
Conclusioni
Questa sentenza offre un importante spunto di riflessione sull’importanza dei termini processuali e sul ruolo della prescrizione reato come garanzia per l’imputato. Dimostra come un vizio procedurale, quale la mancata rilevazione della prescrizione, possa vanificare l’intero percorso giudiziario e portare all’annullamento di una condanna. Per gli operatori del diritto, è un monito a monitorare costantemente i termini di prescrizione, mentre per i cittadini rappresenta la conferma che il potere punitivo dello Stato non è illimitato nel tempo, ma soggetto a regole precise a tutela della certezza giuridica.
Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La condanna è stata annullata perché il reato si era estinto per prescrizione prima che la Corte di Appello emettesse la sua sentenza. La Corte di Cassazione ha rilevato che il termine massimo per perseguire il reato era già scaduto.
Cosa significa che la sentenza è stata annullata ‘senza rinvio’?
Significa che la Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente il caso, cancellando la sentenza di condanna senza che sia necessario un nuovo processo. Questo accade quando la Corte può decidere direttamente nel merito, come nel caso di estinzione del reato per prescrizione.
La Corte ha valutato la questione della responsabilità dell’imprenditore dopo il fallimento della sua società?
No. La Corte ha ritenuto il primo motivo di ricorso, relativo alla prescrizione, sufficiente per annullare la sentenza. Di conseguenza, non ha esaminato il secondo motivo, che è stato considerato ‘assorbito’, ovvero reso superfluo dalla decisione sulla prescrizione.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 13073 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 3 Num. 13073 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 12/01/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da COGNOME NOME nato a Viareggio il DATA_NASCITA; avverso la sentenza del 24.11.2022 della Corte di appello sez. dist. di Sassari; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME; letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale AVV_NOTAIO che ha chiesto l’annullamento senza rinvio per intervenuta prescrizione. lette le conclusioni del difensore AVV_NOTAIO NOME COGNOME che ha insistito per l’accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN RICORSO
1.Con sentenza di cui all’epigrafe, la Corte di appello di Sassari, adita nell’interesse di COGNOME NOME, confermava la sentenza del tribunale di Sassari del 20.12.2016 con cui COGNOME NOME era stato condannato in ordine al reato ex art. 2 comma 1 L. 638/83.
Avverso la predetta sentenza ha proposto ricorso COGNOME NOME mediante il proprio difensore, deducendo due motivi di impugnazione.
Con il primo, deduce vizi di violazione di legge per mancata rilevazione della intervenuta prescrizione del reato da parte della Corte di appello, che si sarebbe consumata alla data del 16 aprile 2022 o, al più, al 16.8.2022.
Con il secondo deduce vizi di violazione di legge in relazione all’art. 1 comma 1 bis del Dlgs. 211/04, in quanto essendo intervenuta diffida ad adempiere dell’RAGIONE_SOCIALE dopo l’intervenuta dichiarazione di fallimento della società del ricorrente, lo stesso non risultava più rappresentante legale della società medesima. Risultando rappresentante legale il curatore fallimentare, cui competevano, quindi, tutti gli adempimenti fiscali, previdenziali e tributari. Si aggiunge che parte dei contributi contestati sarebbero riferibili al periodo di già intervenuto fallimento.
Il primo motivo è fondato. Alla data della sentenza impugnata i reati erano prescritti al più tardi alla data del luglio 2022.
Sulla base delle considerazioni che precedono, la Corte ritiene pertanto che la sentenza debba essere annullata senza rinvio per intervenuta estinzione dei reati per prescrizione
P.Q.M.
annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché i reati sono estinti per prescrizione.
Così deciso il 12/01/2024.