LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione reato fatture: il momento consumativo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la prescrizione del reato di fatture false. La Corte ha ribadito un principio consolidato: in caso di emissione di più fatture per operazioni inesistenti nello stesso periodo d’imposta, si configura un unico reato la cui consumazione, e quindi il dies a quo per la prescrizione, coincide con la data dell’ultima fattura. Essendo il termine di 10 anni non ancora decorso, il ricorso è stato giudicato infondato e il ricorrente condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato Fatture: La Cassazione sul Momento Consumativo

Comprendere la prescrizione del reato di fatture per operazioni inesistenti è cruciale per professionisti e imprese. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale sul momento in cui il reato si considera consumato, specialmente in caso di emissioni multiple. Questa decisione chiarisce che il termine per la prescrizione non parte dalla prima, ma dall’ultima condotta illecita all’interno dello stesso periodo d’imposta, con importanti conseguenze sulla durata della perseguibilità penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello che aveva parzialmente riformato una precedente condanna. Inizialmente, l’imputato era stato condannato per due distinti capi di imputazione. In appello, il reato relativo al primo capo d’accusa (capo A) era stato dichiarato estinto per intervenuta prescrizione. Tuttavia, la condanna per il secondo capo (capo B), relativo all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, era stata confermata.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che anche il reato residuo dovesse essere dichiarato prescritto. La sua tesi si basava sul fatto che l’ultima fattura contestata risaliva all’anno d’imposta 2014, lasciando intendere che il tempo necessario per la prescrizione fosse ormai trascorso.

La Decisione della Corte e la Prescrizione Reato Fatture

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo il motivo di impugnazione manifestamente infondato. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato in materia di reati tributari.

Il Principio della Consumazione Unitaria

Il punto centrale della decisione riguarda la natura del reato di emissione di fatture false. Secondo la Corte, quando un soggetto emette più fatture per operazioni inesistenti relative al medesimo periodo di imposta, non si configurano tanti reati quante sono le fatture, bensì un unico reato. Questo reato unico si considera “consumato” nel momento in cui viene emessa l’ultima fattura della serie.

Questo principio di “consumazione unitaria” è fondamentale per il calcolo della prescrizione. Il termine non inizia a decorrere dalla data di ogni singola fattura, ma unicamente dalla data dell’ultima.

Il Calcolo del Termine Prescrizionale nel Caso Specifico

Nel caso esaminato, l’ultima fattura contestata era datata 31 dicembre 2014. Il termine di prescrizione per questo tipo di reato è di 10 anni. Di conseguenza, il reato si sarebbe prescritto solo il 31 dicembre 2024. Al momento della decisione della Corte (settembre 2024), il termine non era ancora spirato, rendendo l’argomento del ricorrente palesemente infondato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato l’inammissibilità del ricorso evidenziando come la tesi difensiva fosse in aperto contrasto con la normativa e con la giurisprudenza costante. I giudici hanno sottolineato che, per unificare diverse emissioni di fatture in un unico reato, si deve guardare non tanto all’identità della persona fisica che agisce, quanto all’identità del soggetto-contribuente a cui le fatture sono imputabili.

Poiché il ricorso era privo di fondamento giuridico e proposto senza che vi fossero elementi per ritenere l’assenza di colpa nel determinarne la causa di inammissibilità, la Corte ha applicato l’art. 616 del codice di procedura penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale in materia di prescrizione del reato di fatture false. Per le imprese e gli amministratori, la lezione è chiara: la commissione di più illeciti fiscali dello stesso tipo in un anno non viene trattata come una serie di eventi separati. Al contrario, viene considerata un’unica condotta che si conclude solo con l’ultimo atto. Ciò significa che il “conto alla rovescia” per la prescrizione parte molto più tardi di quanto si potrebbe pensare, estendendo significativamente il periodo in cui le autorità possono perseguire legalmente tali illeciti.

In caso di emissione di più fatture false nello stesso anno, quando inizia a decorrere la prescrizione?
La prescrizione inizia a decorrere dalla data dell’ultima fattura emessa in quel periodo d’imposta. La Corte di Cassazione considera l’emissione di più fatture per operazioni inesistenti relative al medesimo periodo di imposta come un unico reato, che si consuma con l’ultimo atto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era manifestamente infondato e in aperto contrasto con la normativa e la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione. L’appellante ha sollevato una questione di prescrizione basata su un presupposto giuridico errato.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di € 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, poiché non sono stati ravvisati elementi per escludere la colpa nella proposizione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati