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Prescrizione reato evasione: Cassazione annulla condanna

Una donna, condannata in primo e secondo grado per il reato di evasione dagli arresti domiciliari, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte, pur non entrando nel merito, ha ritenuto il ricorso non inammissibile. Tale valutazione ha imposto la verifica del decorso del tempo, portando alla luce l’avvenuta prescrizione del reato di evasione. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, estinguendo il reato.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato Evasione: Quando il Tempo Annulla la Condanna

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 27092/2024 offre un’importante lezione sul funzionamento della giustizia penale, dimostrando come la prescrizione del reato di evasione possa estinguere un’accusa, anche quando le fasi precedenti del processo si erano concluse con una condanna. Questo caso evidenzia il ruolo cruciale dei tempi processuali e l’importanza della non inammissibilità del ricorso per Cassazione.

I Fatti del Caso: Una Breve Fuga e il Ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un’imputata per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. La donna si era allontanata per un breve periodo, circa dieci minuti, dal luogo in cui era sottoposta a una misura cautelare. Sia il Tribunale che la Corte di Appello avevano confermato la sua colpevolezza.

La difesa ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando le proprie argomentazioni principalmente sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., ovvero la causa di non punibilità per la “particolare tenuità del fatto”. Secondo il ricorrente, la brevissima durata dell’allontanamento e il fatto che l’imputata fosse stata assolta nel procedimento principale per cui era stata disposta la misura cautelare, avrebbero dovuto portare a un giudizio di non punibilità. Inoltre, si contestava la valutazione della Corte d’Appello riguardo a un precedente penale, ritenuto non idoneo a configurare quella “abitualità” nel reato che osta all’applicazione del 131-bis.

L’Analisi della Cassazione e l’Impatto della Prescrizione Reato Evasione

La Suprema Corte ha innanzitutto dovuto valutare l’ammissibilità del ricorso. Contrariamente alle richieste del Procuratore Generale, i giudici hanno ritenuto che i motivi presentati dalla difesa non fossero manifestamente infondati. In particolare, la Corte ha riconosciuto la plausibilità dell’argomento secondo cui un singolo precedente non è di per sé sufficiente a dimostrare l’abitualità del comportamento criminoso.

Questa decisione, pur non entrando nel merito della colpevolezza, è stata fondamentale. Stabilendo che il ricorso non era inammissibile, la Corte ha avuto il dovere di esaminare tutte le questioni rilevabili d’ufficio, inclusa la possibile estinzione del reato per il decorso del tempo.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della sentenza risiede proprio nell’applicazione dell’istituto della prescrizione. Il reato di evasione contestato era stato commesso il 19 novembre 2015. La legge prevede un termine di prescrizione per questo tipo di delitto pari a sette anni e sei mesi. Al momento della decisione della Cassazione, nel giugno 2024, questo termine era ampiamente trascorso.

Poiché il ricorso non era inammissibile, il rapporto processuale era ancora pendente e il decorso del tempo ha potuto spiegare i suoi effetti. La Corte di Cassazione, preso atto dell’estinzione del reato, non ha potuto fare altro che annullare la sentenza di condanna senza rinvio. Ciò significa che la decisione è definitiva e il procedimento si è concluso.

Le Conclusioni

Questa sentenza illustra un principio fondamentale del nostro sistema processuale penale: la durata del processo ha conseguenze giuridiche sostanziali. Un ricorso in Cassazione, anche se basato su motivi che potrebbero non essere accolti nel merito, se ritenuto non inammissibile, mantiene “vivo” il processo. Se durante questo periodo matura la prescrizione del reato di evasione, come in questo caso, l’imputato ne beneficia con l’estinzione dell’accusa. La decisione sottolinea come il rispetto dei tempi processuali sia un elemento di garanzia e come la prescrizione agisca quale meccanismo di chiusura per le vicende giudiziarie che si protraggono eccessivamente a lungo.

Perché la condanna è stata annullata nonostante l’imputata fosse stata giudicata colpevole in due gradi di giudizio?
La condanna è stata annullata non per un’assoluzione nel merito, ma perché il reato si è estinto per prescrizione. La Corte di Cassazione, avendo ritenuto il ricorso non inammissibile, ha dovuto verificare il decorso del tempo e, constatato il superamento del termine massimo, ha dichiarato l’estinzione del reato.

Cosa significa che un ricorso è ‘non inammissibile’ e quale effetto produce?
Significa che il ricorso possiede i requisiti minimi di legge per essere esaminato dalla Corte. L’effetto principale, come dimostra questo caso, è che il processo prosegue. Questa prosecuzione impone al giudice di verificare la presenza di cause di estinzione del reato, come la prescrizione, che prevalgono su ogni altra valutazione.

La breve durata dell’allontanamento ha avuto un ruolo nella decisione finale?
La breve durata dell’allontanamento (circa dieci minuti) era uno degli argomenti del ricorso per ottenere il riconoscimento della ‘particolare tenuità del fatto’. Sebbene la Corte non si sia pronunciata su questo punto specifico, ha ritenuto l’argomento sufficientemente valido da rendere il ricorso non inammissibile, il che ha poi permesso di far scattare la prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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