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Prescrizione reato: estinzione occupazione abusiva

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per occupazione abusiva di un immobile e furto. La decisione si fonda su due principi cardine: il difetto di querela per il reato di furto, divenuto nel frattempo procedibile solo su istanza della persona offesa, e l’intervenuta prescrizione del reato di occupazione. La Corte ha chiarito che, per i reati permanenti, il termine di prescrizione decorre dalla data di cessazione della condotta indicata nell’atto di accusa, annullando così la condanna per decorrenza dei termini.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Come si Calcola per l’Occupazione Abusiva?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13940 del 2024, offre un importante chiarimento sul calcolo della prescrizione reato per i delitti permanenti, come l’occupazione abusiva di immobili. Questo caso, che vedeva due persone condannate per invasione di un edificio e uno di loro anche per furto, si è concluso con un annullamento totale delle condanne per motivi procedurali e sostanziali di grande rilevanza pratica. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti: La Duplice Condanna in Appello

Due individui venivano condannati in primo grado e in appello per aver concorso nell’invasione di un edificio in costruzione, di proprietà di un’azienda pubblica, utilizzandolo stabilmente come dimora. Uno dei due era stato condannato anche per il furto con destrezza di un telefono cellulare. Gli imputati, ritenendo ingiusta la sentenza della Corte d’Appello di Bologna, proponevano ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la violazione di legge nella determinazione della pena per l’occupazione e il fatto che il reato di furto fosse nel frattempo diventato procedibile solo a querela di parte.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti lamentavano principalmente tre aspetti:
1. Errata interpretazione del reato di invasione di edificio: sostenevano che il semplice accesso non fosse sufficiente, ma fosse necessario un dolo specifico di occupazione permanente.
2. Trattamento sanzionatorio illegittimo: per il reato di occupazione, i giudici di merito avevano applicato congiuntamente la pena detentiva e quella pecuniaria, mentre la legge vigente all’epoca dei fatti le prevedeva come alternative.
3. Procedibilità del furto: la difesa faceva notare che il reato di furto aggravato contestato era, per effetto di una modifica legislativa, divenuto procedibile a querela, rendendo necessaria la verifica della sua sussistenza.

La Decisione della Cassazione: Prescrizione Reato e Difetto di Querela

La Suprema Corte ha accolto le tesi difensive, annullando la sentenza impugnata senza rinvio per entrambi i reati. Le ragioni sono state distinte per ciascun capo d’imputazione.

L’Annullamento per il Reato di Furto

Per quanto riguarda il furto, la Corte ha confermato che la procedibilità del reato è subordinata alla presentazione di una querela da parte della persona offesa. In assenza di tale atto, il processo non può proseguire. Di conseguenza, la mancanza della querela ha comportato l’annullamento della condanna per questo specifico delitto.

La Prescrizione del Reato di Occupazione Abusiva

Il punto centrale della sentenza riguarda il reato di occupazione abusiva. La Corte ha rilevato che il termine di prescrizione reato era ormai decorso. Trattandosi di un reato permanente, il calcolo dei termini non inizia dal primo momento dell’occupazione, ma dal giorno in cui la condotta illecita cessa. Nel caso di specie, l’imputazione indicava con precisione la data di cessazione della permanenza (15 novembre 2015). A partire da quella data, è iniziato a decorrere il termine di prescrizione, pari a 7 anni e 6 mesi. Al momento della celebrazione dell’udienza in Cassazione (5 dicembre 2023), tale termine era ampiamente superato, determinando l’estinzione del reato.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio consolidato in materia di reati permanenti. Quando l’imputazione definisce in modo preciso il tempus commissi delicti con una ‘formula chiusa’, indicando cioè la data esatta di cessazione della condotta, è da quel momento che si deve calcolare la prescrizione. Eventuali condotte successive che mantengono la situazione antigiuridica dovrebbero essere oggetto di una nuova e separata contestazione. Nel caso esaminato, essendo la data di cessazione chiaramente fissata al 15 novembre 2015, il reato si è estinto per il decorso del tempo prima che potesse intervenire una sentenza definitiva.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali del diritto penale e processuale: la necessità di rispettare le condizioni di procedibilità, come la querela, e la corretta applicazione delle norme sulla prescrizione, specialmente per i reati permanenti. La decisione sottolinea come la precisa indicazione della data di cessazione della condotta nell’atto d’accusa sia vincolante per il calcolo della prescrizione reato. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, emerge l’importanza di una corretta formulazione delle imputazioni e di una vigilanza costante sui termini procedurali, che possono rivelarsi decisivi per l’esito di un processo.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per un reato permanente come l’occupazione abusiva?
Secondo la sentenza, la prescrizione inizia a decorrere dalla data in cui cessa la condotta illecita, specialmente se tale data è indicata in modo preciso nell’imputazione (cosiddetta ‘formula chiusa’).

Cosa accade se un reato, come il furto, diventa procedibile a querela dopo la commissione del fatto?
Il giudice deve verificare che sia stata presentata una valida querela dalla persona offesa. In sua assenza, la condanna deve essere annullata per difetto della condizione di procedibilità.

Perché la condanna per occupazione abusiva è stata annullata per prescrizione?
La condanna è stata annullata perché, calcolando il termine di prescrizione (7 anni e 6 mesi) a partire dalla data di cessazione della condotta (15 novembre 2015), questo era già scaduto al momento della decisione della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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