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Prescrizione reato e rinvii: quando non si estingue

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per manifesta infondatezza. Il motivo principale, relativo alla prescrizione reato, è stato respinto poiché non teneva conto delle numerose sospensioni dei termini causate dai rinvii richiesti dalla difesa. La Corte ha inoltre confermato la corretta valutazione delle circostanze attenuanti da parte dei giudici di merito.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Come i Rinvii della Difesa Possono Annullarne gli Effetti

La prescrizione reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, ma il suo calcolo può essere influenzato da numerosi fattori procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come le richieste di rinvio avanzate dalla difesa possano portare alla sospensione dei termini, rendendo infondata la relativa eccezione. Analizziamo insieme questa importante decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte di Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole per tre distinti reati: detenzione illecita di sostanze stupefacenti (nello specifico, 32 dosi di cocaina e 20 euro), resistenza a pubblico ufficiale aggravata e lesioni personali aggravate. La Corte territoriale aveva rideterminato la pena, confermando la responsabilità penale dell’imputato.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha sollevato due questioni fondamentali dinanzi alla Suprema Corte:

1. Erronea applicazione della legge sulla prescrizione: Secondo la difesa, i reati di resistenza e lesioni personali sarebbero dovuti essere dichiarati estinti per intervenuta prescrizione, essendo, a suo dire, maturati i termini massimi previsti dalla legge.
2. Vizio di motivazione sul bilanciamento delle circostanze: L’appellante lamentava un’illogica valutazione delle circostanze attenuanti generiche. A suo avviso, la Corte d’Appello avrebbe dovuto considerarle prevalenti sulle aggravanti, data la lieve entità del fatto, e non semplicemente equivalenti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione si basa su un’analisi rigorosa delle norme procedurali che governano la sospensione della prescrizione e sulla corretta applicazione dei criteri per la determinazione della pena.

## Le motivazioni della Corte sulla prescrizione reato

Il cuore della decisione risiede nella confutazione del primo motivo di ricorso. La Corte ha riconosciuto che il termine di prescrizione base (pari a 7 anni e 6 mesi) per i reati commessi il 6 aprile 2014 era effettivamente maturato il 6 ottobre 2021. Tuttavia, i giudici hanno sottolineato un dettaglio cruciale, omesso dal ricorrente: i numerosi rinvii del processo di primo grado richiesti dalla difesa.

Ai sensi dell’art. 159 del codice penale, le richieste di rinvio formulate dall’imputato o dal suo difensore costituiscono una causa di sospensione del decorso della prescrizione. Durante il periodo di sospensione, il tempo smette di scorrere ai fini del calcolo. Nel caso di specie, la somma dei periodi di sospensione dovuti ai rinvii difensivi era tale da impedire il compimento del termine prescrizionale alla data della pronuncia d’appello. Pertanto, l’eccezione sollevata era palesemente priva di fondamento.

## Le motivazioni sul Bilanciamento delle Circostanze

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Suprema Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse già riconosciuto le circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione possibile. L’obiettivo era proprio quello di “adeguare la pena alla concreta gravità del fatto”. I giudici di merito avevano determinato la pena partendo dal reato più grave (detenzione di stupefacenti), applicando le attenuanti, per poi aggiungere aumenti contenuti per gli altri reati in continuazione. La pena finale era stata ulteriormente ridotta per la scelta del rito processuale. Di conseguenza, la richiesta di una valutazione ancora più favorevole è apparsa alla Corte priva di logica e fondamento.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: le scelte strategiche della difesa, come la richiesta di rinvii, hanno conseguenze dirette e significative sul processo, inclusa la sospensione della prescrizione reato. Un ricorso che ignori tali aspetti procedurali rischia di essere dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza. La decisione sottolinea l’importanza di un’analisi completa e attenta di tutti gli atti processuali prima di adire la Corte di Cassazione, la cui violazione comporta non solo il rigetto del ricorso ma anche la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Un rinvio del processo chiesto dalla difesa sospende la prescrizione del reato?
Sì, la sentenza chiarisce che i rinvii del processo richiesti dalla difesa rientrano tra le cause di sospensione del termine di prescrizione, come previsto dall’articolo 159 del codice penale. Di conseguenza, il tempo non decorre ai fini della prescrizione durante il periodo di rinvio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile e non semplicemente rigettato?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti “manifestamente infondati”. In particolare, l’argomento sulla prescrizione ignorava completamente le numerose sospensioni del termine, rendendo il calcolo dell’appellante palesemente errato e il motivo privo di qualsiasi fondamento giuridico.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Secondo l’articolo 616 del codice di procedura penale, quando un ricorso è dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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