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Prescrizione reato e recidiva: il calcolo corretto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che eccepiva la prescrizione reato. L’ordinanza chiarisce che la recidiva qualificata aumenta il termine base e che l’interruzione lo estende ulteriormente, posticipando la data di estinzione del reato di falsa attestazione a pubblico ufficiale.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato e Recidiva: Come si Calcola il Termine Massimo?

L’istituto della prescrizione reato rappresenta un caposaldo del nostro ordinamento penale, bilanciando l’esigenza di punire i colpevoli con il diritto all’oblio e la necessità di concludere i processi in tempi ragionevoli. Tuttavia, il suo calcolo può diventare complesso in presenza di circostanze come la recidiva e gli atti interruttivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su come questi elementi interagiscano, definendo con precisione i confini temporali della punibilità.

Il Fatto in Analisi

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di false attestazioni a un pubblico ufficiale, previsto dall’art. 495 del Codice Penale. La condanna era aggravata dalla recidiva, ai sensi dell’art. 99, comma 2, del Codice Penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: l’avvenuta estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno rigettato l’eccezione di prescrizione, procedendo a un’analisi dettagliata del calcolo dei termini, che ha dimostrato come il reato non fosse ancora estinto al momento della decisione.

La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle Ammende, una sanzione tipica in caso di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni: Il Calcolo della Prescrizione Reato con Recidiva

Il cuore della decisione risiede nella metodologia di calcolo del termine massimo di prescrizione. La Corte ha chiarito i seguenti passaggi:

1. Termine Base: Il reato contestato (art. 495 c.p.) è punito con una pena massima di 6 anni. Ai sensi dell’art. 157 c.p., il termine di prescrizione base è pari al massimo della pena edittale, quindi 6 anni.

2. Effetto della Recidiva: La recidiva contestata (art. 99, comma 2, c.p.) è una circostanza ad effetto speciale. Citando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 30046/2022), la Corte ha ribadito che tale tipo di recidiva incide direttamente sui termini di prescrizione, aumentandoli. Di conseguenza, il tempo necessario a prescrivere il reato è stato elevato a 9 anni.

3. Effetto dell’Interruzione: Nel corso del procedimento sono intervenuti atti interruttivi della prescrizione. Secondo l’art. 161, comma 2, c.p., l’interruzione può estendere il termine complessivo fino a un massimo della metà del tempo base (aumentato per la recidiva). Pertanto, ai 9 anni si è aggiunto un ulteriore periodo di 4 anni e 6 mesi (la metà di 9).

4. Termine Massimo Finale: Sommando i vari periodi, il termine massimo di prescrizione è risultato essere di 13 anni e 6 mesi.

Essendo il reato stato commesso il 22 ottobre 2012, la data di estinzione definitiva è stata fissata al 22 aprile 2026. Al momento dell’udienza in Cassazione (12 marzo 2025), il reato non era dunque ancora prescritto.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante promemoria su come calcolare correttamente la prescrizione reato. Dimostra che non ci si può limitare a considerare la pena massima prevista per il reato base. È fondamentale valutare l’impatto di circostanze aggravanti, come la recidiva qualificata, che non solo possono inasprire la pena ma anche allungare significativamente i tempi della giustizia. Inoltre, la presenza di atti interruttivi, come un decreto di citazione a giudizio, ha l’effetto di posticipare ulteriormente la data di estinzione. La decisione conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato che mira a garantire la certezza del diritto, stabilendo parametri oggettivi e astratti per un calcolo che non lascia spazio a interpretazioni errate.

Come influisce la recidiva sul calcolo della prescrizione del reato?
Secondo la Corte, la recidiva qualificata (nello specifico, quella prevista dall’art. 99, comma 2, c.p.) è una circostanza ad effetto speciale che aumenta il termine base di prescrizione. Nel caso di specie, ha portato il termine da 6 a 9 anni.

Cosa succede ai termini di prescrizione se interviene un atto interruttivo?
Un atto interruttivo, come previsto dall’art. 161, comma 2, c.p., causa un ulteriore aumento del tempo necessario a prescrivere. Questo aumento non può superare la metà del termine base (già comprensivo dell’aumento per la recidiva), portando nel caso esaminato il termine massimo a 13 anni e 6 mesi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’unico motivo presentato, ovvero l’estinzione del reato per prescrizione, era manifestamente infondato. Il calcolo corretto, come effettuato dalla Corte, dimostrava che il termine massimo di prescrizione non era ancora maturato al momento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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