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Prescrizione reato e aggravanti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5954/2024, ha annullato una condanna per furto aggravato a causa dell’intervenuta prescrizione del reato. La decisione chiarisce il metodo di calcolo del termine di prescrizione in presenza di più circostanze aggravanti ad effetto speciale, come la violenza sulle cose e la recidiva qualificata, stabilendo che si applica la pena per l’aggravante più grave, aumentata di un terzo. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena relativa a un residuo capo d’imputazione per tentato furto.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Come si Calcola con Più Aggravanti?

La corretta determinazione della prescrizione reato è un principio cardine del nostro ordinamento penale, garantendo la certezza del diritto e il diritto dell’imputato a un processo di ragionevole durata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5954 del 2024, offre un importante chiarimento su come calcolare i termini di prescrizione in scenari complessi, ovvero quando sono contestate più circostanze aggravanti ad effetto speciale, inclusa la recidiva. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di un’analisi rigorosa delle norme per evitare errori che possano compromettere l’esito del giudizio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello avverso una sentenza che aveva confermato la condanna di un individuo per due distinti reati: un furto aggravato dalla violenza sulle cose (capo A) e un tentato furto di un’auto (capo B). All’imputato era stata contestata anche la recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale, una forma qualificata di recidiva. Il Procuratore sosteneva che, contrariamente a quanto ritenuto dai giudici di merito, il reato di cui al capo A) si fosse estinto per intervenuta prescrizione, calcolando che tra la sentenza di primo grado e quella d’appello fossero trascorsi più degli otto anni previsti come termine massimo.

La Questione Giuridica sul Calcolo della Prescrizione Reato

Il nodo centrale della questione riguardava il metodo di calcolo del termine massimo di prescrizione in presenza di due circostanze aggravanti ad effetto speciale: quella prevista per il furto con violenza sulle cose (art. 625 n. 2 c.p.) e la recidiva qualificata (art. 99, comma 4, c.p.). Il dubbio era come queste due aggravanti dovessero combinarsi per determinare la pena massima teorica, dalla quale dipende, a sua volta, il calcolo del tempo necessario a far maturare la prescrizione reato. L’errore del giudice di merito è stato non applicare correttamente la regola stabilita dall’art. 63, comma 4, del codice penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, ritenendolo fondato. I giudici hanno chiarito che, in presenza di più circostanze aggravanti ad effetto speciale, si applica la pena stabilita per la circostanza più grave, aumentata fino a un terzo.

Nel caso specifico:
1. L’aggravante del furto con violenza sulle cose (art. 625 n. 2 c.p.) porta la pena massima a sei anni di reclusione.
2. La recidiva qualificata, di per sé, porterebbe a una pena massima di cinque anni.

Applicando il principio dell’art. 63 c.p., si parte dalla pena più alta (sei anni) e la si aumenta di un terzo, arrivando a un totale di otto anni. Questo periodo rappresenta il termine massimo di prescrizione. La Corte ha constatato che, tra la sentenza di primo grado (novembre 2014) e quella d’appello (giugno 2023), erano effettivamente trascorsi più di otto anni. Di conseguenza, il reato di cui al capo A) doveva essere dichiarato estinto.

Per il tentato furto (capo B), invece, il calcolo ha dato un esito diverso, portando a un termine di prescrizione più lungo (otto anni e sei mesi), non ancora decorso al momento della decisione d’appello.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al reato di furto aggravato, dichiarandolo estinto per prescrizione. Ha invece annullato la stessa sentenza con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena relativa al tentato furto.

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il calcolo della prescrizione deve seguire regole precise e non ammette interpretazioni discrezionali. La corretta applicazione delle norme, specialmente in casi complessi con molteplici aggravanti, è essenziale per garantire la legalità del processo e i diritti dell’imputato. La decisione serve da monito per i giudici di merito sull’importanza di una scrupolosa verifica dei termini di prescrizione in ogni fase del procedimento.

Come si calcola il termine di prescrizione in presenza di più aggravanti ad effetto speciale?
Secondo la Corte, si deve applicare la pena prevista per la circostanza più grave, aumentata fino a un terzo. Il risultato di questo calcolo determina la pena massima di riferimento per stabilire il termine di prescrizione.

Perché un reato è stato dichiarato prescritto e l’altro no?
Il reato di furto aggravato è stato dichiarato prescritto perché il termine massimo di otto anni, calcolato secondo le regole, era già trascorso tra la sentenza di primo e secondo grado. Per il tentato furto, invece, il calcolo portava a un termine più lungo (otto anni e sei mesi), non ancora decorso alla data della sentenza d’appello.

Cosa significa che la sentenza è stata annullata ‘senza rinvio’ per un capo e ‘con rinvio’ per l’altro?
‘Annullamento senza rinvio’ significa che la decisione sul reato prescritto è definitiva e il processo per quel capo d’imputazione è chiuso. ‘Annullamento con rinvio’ significa che il caso torna a un giudice di grado inferiore (la Corte d’Appello) che dovrà emettere una nuova sentenza, ma solo per ricalcolare la pena per il reato non prescritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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