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Prescrizione reato di usura: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per usura a causa della prescrizione del reato. La sentenza chiarisce che il termine di prescrizione reato di usura decorre dall’ultimo atto di riscossione del credito, non da una successiva sentenza civile. Il caso è stato rinviato per rideterminare la pena per un altro capo d’imputazione.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato di Usura: La Cassazione Chiarisce il Momento Decisivo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di prescrizione del reato di usura, annullando parzialmente una condanna. La decisione sottolinea come il termine per l’estinzione del reato decorra dall’ultima riscossione del credito usurario e non da eventi successivi, come una sentenza civile. Analizziamo insieme questo caso per comprenderne i dettagli e le implicazioni pratiche.

I Fatti: Due Episodi di Usura al Vaglio dei Giudici

Il caso riguardava un imputato accusato di due distinti reati di usura.

Il primo episodio vedeva come vittima un soggetto che aveva ricevuto delle cambiali, per la cui restituzione l’imputato pretendeva interessi mensili esorbitanti, calcolati a un tasso annuo del 241,7%.

Il secondo episodio, più complesso, coinvolgeva un altro imprenditore. A fronte di un prestito, l’imputato aveva ottenuto come garanzia una procura irrevocabile a vendere le quote sociali dell’azienda della vittima. Successivamente, esercitando tale procura, aveva ceduto l’azienda alla propria moglie per un prezzo pari al prestito erogato, ma notevolmente inferiore al valore reale dei beni aziendali, applicando di fatto un tasso di interesse annuo del 212,39%.

L’Iter Processuale e i Motivi del Ricorso

L’imputato, condannato sia in primo grado che in appello, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Mancanza di motivazione sulla credibilità della prima vittima e di un testimone.
2. Errata valutazione dell’attendibilità della seconda vittima.
3. Violazione di legge riguardo alla prescrizione del reato di usura commesso ai danni del secondo imprenditore.
4. Motivazione insufficiente sul diniego delle circostanze attenuanti generiche.

La Corte d’Appello aveva ritenuto che il reato si fosse consumato nel 2018, con l’emissione di una sentenza civile. Questa interpretazione è stata il punto cardine del ricorso.

La Prescrizione del Reato di Usura Secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto i motivi relativi alla valutazione delle prove e al diniego delle attenuanti, ritenendo adeguate le motivazioni dei giudici di merito. Tuttavia, ha accolto il motivo relativo alla prescrizione.

I giudici hanno chiarito, in linea con un orientamento consolidato, che il momento ultimo da cui far decorrere la prescrizione per il reato di usura è quello dell’ultima riscossione. Per “riscossione” si intende il pagamento, da parte del debitore, di tutto o parte del capitale o degli interessi usurari, oppure la realizzazione coattiva del credito. Una semplice richiesta di pagamento non è sufficiente.

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello aveva errato nel fissare la data di consumazione del reato alla data della sentenza civile del 2018. In assenza di prove di una riscossione coattiva successiva, il momento rilevante doveva essere individuato nella data in cui l’azienda era stata ceduta, ovvero nel dicembre 2003. Quello è stato l’ultimo atto con cui l’imputato ha incassato il profitto del suo credito usurario.

Calcolando il termine di prescrizione (prorogato a diciotto anni e quattro mesi) a partire da dicembre 2003, il reato si è estinto nell’aprile 2022, quindi prima della sentenza d’appello del maggio 2024.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda su una precisa interpretazione dell’art. 644 ter c.p. La norma lega la decorrenza della prescrizione all’ultimo atto di riscossione, inteso come l’effettiva apprensione del vantaggio economico illecito. La sentenza civile, pur accertando la nullità di alcuni atti, non costituisce di per sé un atto di riscossione. I giudici di legittimità hanno quindi corretto l’errore di diritto commesso dalla Corte territoriale, individuando il corretto dies a quo (giorno di inizio) del termine di prescrizione nella cessione dell’azienda, avvenuta nel 2003. Per gli altri motivi di ricorso, la Corte ha ritenuto che le sentenze di merito avessero fornito una motivazione logica e coerente sia sulla credibilità dei testimoni sia sulla gravità della condotta, giustificando così il diniego delle attenuanti generiche.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: per determinare la prescrizione del reato di usura, è fondamentale identificare con precisione l’ultimo momento in cui il creditore ha effettivamente riscosso il capitale o gli interessi. Questo atto segna la consumazione del reato e fa partire il cronometro della prescrizione. La decisione annulla quindi la condanna per uno dei due capi d’imputazione, confermando le statuizioni civili e rinviando alla Corte d’Appello il compito di ricalcolare la pena per il reato residuo, la cui responsabilità è stata invece confermata in via definitiva.

Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per il reato di usura?
Il termine di prescrizione decorre dal momento dell’ultima riscossione da parte del creditore. Per riscossione si intende il pagamento effettivo di tutto o parte del capitale o degli interessi usurari, oppure la realizzazione forzata del credito, e non da una successiva sentenza civile che accerti l’illecito.

Cosa accade se un reato si prescrive tra la sentenza d’appello e quella di Cassazione?
La Corte di Cassazione deve dichiarare l’estinzione del reato e annullare la relativa condanna penale senza rinvio ad un nuovo giudizio, come avvenuto nel caso di specie per uno dei capi di imputazione.

La dichiarazione di prescrizione del reato cancella anche gli obblighi di risarcimento del danno?
No. La sentenza specifica che, nonostante l’annullamento della condanna penale per prescrizione, vengono confermate le statuizioni civili. Ciò significa che la vittima mantiene il diritto al risarcimento del danno accertato nel processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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