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Prescrizione reato continuato: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per detenzione e spaccio di stupefacenti, dichiarando l’estinzione del reato. La decisione si fonda sul principio della prescrizione reato continuato, chiarendo che il termine di prescrizione deve essere calcolato autonomamente per ogni singolo episodio criminoso, a partire dalla data in cui ciascuno è stato commesso, e non dalla cessazione dell’intera condotta.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato Continuato: La Cassazione Annulla Condanna per Spaccio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di prescrizione reato continuato, portando all’annullamento di una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti. La decisione chiarisce come il decorso del tempo vada calcolato non sull’intera condotta criminosa, ma su ogni singolo episodio che la compone, anche se uniti dal medesimo disegno criminoso. Questo caso offre spunti cruciali sulla distinzione tra l’unitarietà del reato ai fini della pena e l’autonomia di ogni condotta ai fini della prescrizione.

I fatti del processo

L’imputato era stato condannato sia in primo grado che in appello per il reato di detenzione ai fini di cessione di cocaina, commesso in un arco temporale di circa un anno, tra giugno 2016 e luglio 2017. La Corte di Appello di Bologna aveva confermato la responsabilità penale, rigettando le doglianze della difesa.

I motivi del ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Vizio di motivazione: La condanna si basava esclusivamente sulle dichiarazioni del presunto acquirente, senza riscontri esterni e in presenza di possibili motivi di risentimento personale.
2. Violazione di legge sulla prescrizione: La Corte d’Appello aveva erroneamente considerato il reato continuato come un’unica entità ai fini della prescrizione, omettendo di dichiarare estinti i singoli episodi delittuosi commessi prima di una certa data.
3. Mancata individualizzazione della pena: Omessa indicazione della pena per ciascun reato satellite e mancata concessione delle attenuanti generiche.

L’analisi della Cassazione sulla prescrizione reato continuato

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il secondo motivo di ricorso, assorbendo gli altri. Il punto centrale della decisione riguarda l’applicazione della legge n. 251 del 2005 (la cosiddetta “ex Cirielli”), che ha modificato le regole di calcolo della prescrizione per il reato continuato.

La Corte ha ribadito che il reato continuato è una fictio iuris, una finzione giuridica creata dal legislatore per garantire un trattamento sanzionatorio più mite, evitando il cumulo materiale delle pene. Tuttavia, questa “unitarietà” non si estende a tutti gli altri effetti giuridici. Per quanto riguarda la prescrizione, ogni reato conserva la propria autonomia.

Di conseguenza, il dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione, deve essere individuato per ciascun singolo episodio criminoso nel momento in cui è stato commesso. Non si deve attendere la cessazione dell’intera condotta continuata.

Le motivazioni della decisione

Sulla base di questo principio, i giudici hanno proceduto al calcolo. Considerando il termine massimo di prescrizione per il reato contestato (sette anni e sei mesi), la Corte ha constatato che, alla data della sentenza d’appello, erano già prescritti tutti i fatti commessi fino al 15 aprile 2017. Inoltre, nelle more del giudizio di Cassazione, si era compiuta la prescrizione anche per tutti gli episodi successivi.

Di fronte all’estinzione del reato, la Corte ha anche valutato se fosse possibile un’assoluzione nel merito ai sensi dell’art. 129, comma 2, c.p.p. Tale norma permette di prosciogliere l’imputato se la sua innocenza risulta evidente (ictu oculi) dagli atti, senza necessità di ulteriori approfondimenti. Nel caso di specie, il primo motivo di ricorso, relativo all’attendibilità di un testimone, richiedeva una valutazione probatoria complessa, incompatibile con il concetto di “evidenza dell’innocenza”. Pertanto, non sussistendo le condizioni per un proscioglimento nel merito, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, dichiarando il reato estinto. Questa pronuncia consolida l’interpretazione secondo cui la disciplina della prescrizione reato continuato impone un calcolo separato per ogni singola condotta. È una lezione importante per gli operatori del diritto, che devono prestare la massima attenzione alla data di commissione di ogni fatto contestato nell’ambito di un procedimento per reato continuato, poiché da essa dipende l’autonoma decorrenza del termine estintivo.

Come si calcola la prescrizione per il reato continuato?
Secondo la sentenza, il termine di prescrizione per il reato continuato si calcola separatamente per ogni singolo episodio criminoso. Il conteggio (dies a quo) inizia dal giorno in cui ciascun reato è stato commesso, e non dalla data di cessazione dell’intera condotta criminale.

Perché la Corte ha dichiarato la prescrizione invece di assolvere l’imputato nel merito?
La Corte ha applicato la prescrizione perché l’innocenza dell’imputato non era ‘evidente’ dagli atti (‘ictu oculi’). Le questioni sollevate dalla difesa, come l’attendibilità di un testimone, avrebbero richiesto una valutazione approfondita delle prove, che non è consentita quando si deve decidere tra l’assoluzione e la declaratoria di una causa di estinzione del reato.

Cosa ha stabilito la legge ‘ex Cirielli’ riguardo alla prescrizione del reato continuato?
La legge n. 251/2005 (‘ex Cirielli’) ha stabilito che, ai fini della prescrizione, il reato continuato non è più considerato un’entità unica. Ogni reato che lo compone mantiene la propria autonomia, e il termine di prescrizione decorre individualmente per ciascuno di essi dal momento della sua consumazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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