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Prescrizione reato: Cassazione su calcolo e recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002. L’imputato sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato, ma la Corte ha rigettato la tesi, chiarendo che il calcolo era errato. A causa della recidiva qualificata, il termine di prescrizione era stato esteso di due terzi, posticipando la sua scadenza. La Corte ha inoltre respinto la censura relativa al dolo, ribadendo di non poter riesaminare nel merito le valutazioni dei giudici precedenti.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: la Cassazione Chiarisce il Calcolo con Recidiva

La corretta interpretazione delle norme sulla prescrizione del reato è un pilastro del nostro ordinamento penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su come la recidiva qualificata influenzi il calcolo dei termini, portando alla dichiarazione di inammissibilità di un ricorso basato su un’errata valutazione temporale. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio i meccanismi procedurali e sostanziali in gioco.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Reggio Calabria per un reato previsto dal Testo Unico sulle spese di giustizia (art. 95, d.P.R. 115/2002). La sentenza veniva appellata e la Corte d’Appello locale, pur riconoscendo le circostanze attenuanti generiche come equivalenti alle aggravanti contestate (inclusa la recidiva qualificata), confermava nel resto la condanna, rideterminando solo la pena.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Prescrizione del Reato

Il ricorrente ha presentato due censure alla Suprema Corte, entrambe giudicate manifestamente infondate.

La Tesi sulla Prescrizione del Reato

Il primo motivo si concentrava sulla presunta estinzione del reato per prescrizione del reato. Secondo la difesa, il termine massimo sarebbe maturato prima della pronuncia della sentenza d’appello. Tuttavia, questa argomentazione si basava su un calcolo palesemente errato, che non teneva conto delle specifiche disposizioni di legge in materia.

La Censura sull’Elemento Soggettivo

Con il secondo motivo, l’imputato contestava il ragionamento dei giudici di merito riguardo al dolo generico, ritenuto necessario per la configurazione del reato. La difesa proponeva una lettura alternativa degli elementi fattuali, tentando di dimostrare l’assenza dell’intento colpevole.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le censure, dichiarando il ricorso inammissibile. Le motivazioni sono chiare e didattiche.

Sul primo punto, i giudici hanno spiegato che il calcolo della prescrizione effettuato dal ricorrente era scorretto. In applicazione del combinato disposto degli artt. 157 e 161 del codice penale, l’aumento di due terzi del termine, previsto per la recidiva qualificata (art. 99, comma 4, c.p.), deve essere considerato. Di conseguenza, il termine di prescrizione non sarebbe spirato prima del 9 maggio 2027, una data ben lontana da quella della sentenza d’appello. La Corte ha così riaffermato un principio consolidato, citando precedenti giurisprudenziali conformi.

Per quanto riguarda la seconda censura, relativa al dolo, la Cassazione ha osservato che il ricorrente stava semplicemente riproponendo le stesse argomentazioni già avanzate e respinte in appello. I giudici di merito avevano fornito una risposta congrua, logica e priva di contraddizioni. Il tentativo di proporre una diversa interpretazione dei fatti si scontra con i limiti del giudizio di legittimità: la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito, ma può solo verificare la correttezza giuridica e la logicità del loro ragionamento.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali. In primo luogo, il calcolo della prescrizione del reato deve tenere scrupolosamente conto di tutte le circostanze che ne modificano la durata, come la recidiva qualificata, che comporta un significativo allungamento dei termini. Un errore di calcolo su questo punto rende il motivo di ricorso manifestamente infondato. In secondo luogo, viene confermato il ruolo della Corte di Cassazione quale giudice di legittimità e non di merito. Non è possibile, in sede di cassazione, chiedere una nuova valutazione delle prove o proporre una ricostruzione dei fatti alternativa a quella, logicamente motivata, dei giudici dei gradi inferiori. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a causa dell’evidente inammissibilità del suo ricorso.

Come si calcola la prescrizione del reato in caso di recidiva qualificata?
In caso di recidiva qualificata, come previsto dall’art. 99, comma 4, del codice penale, il termine di prescrizione del reato deve essere aumentato di due terzi. Questo calcolo, basato sul combinato disposto degli artt. 157 e 161 c.p., posticipa significativamente la data di estinzione del reato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano manifestamente infondati. Il calcolo della prescrizione era palesemente errato e la censura sull’elemento soggettivo del reato consisteva nella mera riproposizione di argomenti già adeguatamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti del processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti del processo o sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici di merito. Il suo compito è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito della ricostruzione fattuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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