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Prescrizione reato: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31775/2024, ha annullato senza rinvio la condanna d’appello inflitta a cinque imputati per resistenza a pubblico ufficiale. Sebbene i motivi di merito siano stati ritenuti infondati, la Suprema Corte ha accolto il ricorso relativo alla prescrizione del reato. I fatti risalivano al 2015 e, nonostante brevi periodi di sospensione, il termine massimo di prescrizione era maturato prima della pronuncia della sentenza di secondo grado, determinando l’estinzione del reato.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Prescrizione del Reato Annulla la Condanna: Un Caso di Resistenza a Pubblico Ufficiale

L’istituto della prescrizione del reato rappresenta un pilastro del nostro ordinamento penale, stabilendo che lo Stato non può perseguire un illecito oltre un certo limite di tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31775/2024) offre un esempio emblematico di come questo principio possa determinare l’esito di un processo, anche quando la responsabilità penale degli imputati appare consolidata. Analizziamo come la Suprema Corte sia giunta ad annullare una condanna per resistenza a pubblico ufficiale proprio a causa del tempo trascorso.

I Fatti del Caso

I fatti risalgono al settembre 2015, quando, durante una manifestazione autorizzata a Palermo, un gruppo di persone appartenenti a centri sociali decideva di deviare dal percorso stabilito per dirigersi verso un cordone di sicurezza delle forze dell’ordine. L’intento, secondo le ricostruzioni, era quello di confluire in un altro corteo. Ne scaturiva un contatto con gli agenti, che si trasformava in episodi di violenza e resistenza. Cinque persone venivano identificate, processate e condannate in primo grado e in appello per il reato di resistenza a pubblico ufficiale in concorso (artt. 110 e 337 c.p.).

Il Percorso Giudiziario e l’Impatto della Prescrizione del Reato

Gli imputati, tramite il loro difensore, presentavano ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi. In primo luogo, eccepivano l’avvenuta prescrizione del reato, sostenendo che il termine massimo fosse scaduto prima della sentenza della Corte di Appello, emessa nell’ottobre 2023. In secondo luogo, contestavano la configurabilità della loro partecipazione ai fatti, lamentando una motivazione contraddittoria dei giudici di merito e il mancato rispetto delle procedure di scioglimento degli assembramenti da parte delle forze dell’ordine.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso parzialmente fondato, concentrandosi esclusivamente sull’aspetto procedurale della prescrizione.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno prima di tutto rigettato i motivi relativi alla responsabilità penale. Hanno considerato logica e coerente l’individuazione degli imputati sulla base di video e testimonianze, confermando che il loro comportamento integrava gli estremi del reato contestato. La Corte ha anche chiarito che l’eventuale mancato rispetto delle formalità previste dal TULPS per lo scioglimento di assembramenti non autorizzati non costituisce una scriminante, poiché l’azione delle forze dell’ordine non era risultata arbitraria, persecutoria o sproporzionata.

Tuttavia, l’analisi si è rivelata decisiva sul fronte della prescrizione del reato. La Corte ha ricalcolato i tempi, partendo dalla data di commissione dei fatti (settembre 2015). Ha tenuto conto di una sospensione del corso della prescrizione di quattro mesi e quindici giorni, dovuta a rinvii richiesti dalla difesa. Nonostante questa sospensione, il tempo necessario per estinguere il reato era comunque decorso prima della data della sentenza di appello (ottobre 2023). Altri rinvii processuali, dovuti al carico di lavoro del tribunale, non incidono infatti sul calcolo della prescrizione. Di conseguenza, al momento della decisione di secondo grado, il reato era già estinto.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Questa decisione, pur lasciando intatta la ricostruzione dei fatti e la valutazione di responsabilità dei giudici di merito, sottolinea l’importanza cruciale del fattore tempo nel processo penale. Un procedimento che si protrae eccessivamente può vanificare l’accertamento della verità processuale, portando all’estinzione della pretesa punitiva dello Stato e, di fatto, all’impunità per il reato commesso.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La condanna è stata annullata non perché gli imputati siano stati ritenuti innocenti, ma perché il reato di resistenza a pubblico ufficiale si è estinto per prescrizione prima che fosse emessa la sentenza di appello.

Cosa significa che un reato è estinto per prescrizione?
Significa che è trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire quel determinato reato. Superato tale termine, lo Stato perde il potere di punire il colpevole, e il processo deve concludersi con una declaratoria di estinzione.

Tutti i rinvii di un processo sospendono la prescrizione?
No. La sentenza chiarisce che solo i rinvii richiesti dalla difesa degli imputati hanno comportato una sospensione della prescrizione (in questo caso per quattro mesi e quindici giorni). I rinvii dovuti a ragioni organizzative del tribunale, come il carico di lavoro, non interrompono né sospendono il decorso del tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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