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Prescrizione reato: appello non inammissibile

Un uomo, condannato in appello per ricettazione di un cellulare, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte dichiara la prescrizione reato, annullando la condanna. Il ricorso non è stato ritenuto manifestamente infondato a causa di un vizio procedurale nel giudizio d’appello (svolto con rito cartolare nonostante la disposta rinnovazione dell’istruttoria), permettendo così alla prescrizione di maturare.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Come un Vizio Procedurale Può Annullare la Condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 219 del 2025, ha offerto un importante chiarimento sul delicato equilibrio tra ammissibilità del ricorso e maturazione della prescrizione reato. In questo caso, un vizio nella procedura del giudizio d’appello è stato sufficiente per non considerare il ricorso manifestamente infondato, consentendo così al tempo di fare il suo corso e di estinguere il reato contestato. Analizziamo insieme i dettagli di questa affascinante vicenda processuale.

I Fatti del Caso: Dalla Ricettazione all’Appello

La vicenda giudiziaria ha origine con l’accusa di ricettazione di un telefono cellulare a carico di un individuo. In primo grado, l’imputato era stato assolto. Tuttavia, la Corte d’Appello di Napoli, in riforma della prima decisione, ne affermava la responsabilità penale, condannandolo a una pena di due anni di reclusione e a una multa, oltre al pagamento delle spese processuali.

Contro questa sentenza di condanna, la difesa proponeva ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. Una violazione di legge procedurale, poiché il processo d’appello si era svolto con il cosiddetto ‘rito cartolare’ (basato solo su atti scritti) nonostante la stessa Corte avesse precedentemente disposto la rinnovazione dell’istruttoria, ossia la riapertura della fase di raccolta prove.
2. Un vizio di motivazione riguardo la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La Prescrizione Reato e l’Ammissibilità del Ricorso

Il punto cruciale della decisione della Suprema Corte non risiede nell’analisi dei singoli motivi di ricorso, ma nella valutazione preliminare della loro ammissibilità. La giurisprudenza consolidata, richiamata nella sentenza, stabilisce che la declaratoria di prescrizione reato è preclusa solo in presenza di un ricorso ‘radicalmente inammissibile’.

Un ricorso è considerato inammissibile, ad esempio, quando è ‘manifestamente infondato’, ovvero quando le censure proposte sono palesemente errate in diritto, si basano su questioni già decise costantemente in senso contrario dalla giurisprudenza o sono vuote di significato. Se il ricorso supera questa soglia preliminare, si instaura un valido rapporto processuale e il termine di prescrizione continua a decorrere fino alla decisione finale.

Le Motivazioni della Corte

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha ritenuto che il primo motivo di ricorso non potesse essere considerato manifestamente infondato. La difesa aveva sollevato un vizio processuale specifico e non pretestuoso: la celebrazione del processo con rito cartolare nonostante la Corte d’Appello avesse ordinato, con un’ordinanza, di procedere alla rinnovazione dell’istruttoria ai sensi dell’art. 603, comma 3, c.p.p. Questa incongruenza procedurale ha conferito al ricorso una dignità sufficiente a superare il vaglio di ammissibilità.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che si era validamente instaurato il rapporto processuale dinanzi ad essa. Poiché il ricorso era ammissibile, il tempo necessario a far maturare la prescrizione reato aveva continuato a scorrere. Al momento della decisione della Cassazione, questo termine era ormai interamente trascorso.

Conclusioni

La Suprema Corte ha quindi annullato la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: l’importanza del rispetto delle regole procedurali. Anche un singolo vizio, se non palesemente infondato, può impedire una declaratoria di inammissibilità e, come in questo caso, portare a un esito favorevole per l’imputato attraverso la maturazione della prescrizione. La sentenza ribadisce che la valutazione sull’ammissibilità del ricorso non è un atto discrezionale, ma un’analisi rigorosa che tutela il diritto di difesa e il corretto svolgimento del processo.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione non è considerato manifestamente infondato?
Se il ricorso supera il vaglio preliminare di ammissibilità, si instaura un valido rapporto processuale e il termine di prescrizione del reato continua a decorrere fino alla decisione finale della Corte.

Perché il ricorso è stato ritenuto ammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato ritenuto ammissibile perché sollevava un vizio procedurale non pretestuoso: il processo d’appello si era svolto con rito cartolare (solo su atti scritti) nonostante la stessa Corte avesse ordinato la rinnovazione dell’istruttoria, cioè la riassunzione delle prove.

Qual è stata la conseguenza finale della decisione della Cassazione?
La conseguenza è stata l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna, poiché, essendo il ricorso ammissibile, il tempo trascorso ha fatto maturare la prescrizione, estinguendo definitivamente il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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