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Prescrizione reato: annullata condanna scommesse

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per esercizio abusivo di attività di scommesse. La decisione si fonda sulla intervenuta prescrizione del reato, il cui termine massimo era già decorso prima della pronuncia della Corte d’Appello. Accogliendo il ricorso, i giudici hanno dichiarato l’estinzione dei reati, chiudendo definitivamente il caso senza necessità di un nuovo processo.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Cassazione Annulla Condanna per Scommesse Abusive

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45987/2024, ha annullato senza rinvio una condanna per reati legati all’esercizio abusivo di attività di scommesse. La decisione si fonda su un principio cardine del diritto penale: la prescrizione reato. Questo caso evidenzia come il decorso del tempo possa estinguere l’azione penale, anche quando i giudici di merito avevano precedentemente confermato la colpevolezza dell’imputato.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Lagonegro nel 2019 nei confronti di un’imputata, accusata di svolgimento di attività organizzata e di esercizio abusivo dell’attività di scommesse. La sentenza di primo grado era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Potenza nel novembre 2023.

Contro la decisione d’appello, la difesa ha presentato ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui, in via subordinata, l’avvenuta estinzione dei reati per prescrizione.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Prescrizione Reato

Il punto focale della decisione della Suprema Corte è stato proprio il calcolo dei termini di prescrizione. Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, analizzando gli atti, aveva già richiesto l’annullamento della sentenza, evidenziando che il reato si era estinto per il decorso del tempo prima ancora della pronuncia della Corte d’Appello.

I giudici di legittimità hanno accolto questa tesi. Il reato era stato commesso in data 16 febbraio 2016. Il termine di prescrizione massimo, calcolato in sette anni e sei mesi in assenza di atti interruttivi che avessero causato sospensioni, era quindi maturato nell’agosto del 2023. La sentenza della Corte d’Appello, emessa il 10 novembre 2023, è quindi intervenuta quando il reato era già estinto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha stabilito che il primo motivo di ricorso era fondato e, di conseguenza, ha annullato la sentenza impugnata. La motivazione principale risiede nel semplice calcolo matematico del tempo trascorso dal tempus commissi delicti (il momento della commissione del reato).

La Suprema Corte ha ribadito un importante principio procedurale: il giudice di legittimità può rilevare d’ufficio la prescrizione maturata prima della sentenza impugnata, anche se non eccepita dal giudice d’appello o non dedotta specificamente nel ricorso, a condizione che per farlo non sia necessario un nuovo apprezzamento delle prove. In questo caso, la data di commissione del reato era chiara e non contestata, rendendo l’accertamento della prescrizione un’operazione puramente giuridica.

Di fronte alla chiara estinzione del reato, la Corte ha ritenuto non sussistenti i presupposti per un proscioglimento nel merito ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, che richiede l’evidenza dell’innocenza dell’imputato. Pertanto, l’unica conclusione possibile era l’annullamento della condanna per intervenuta prescrizione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma la centralità dell’istituto della prescrizione nel sistema penale come garanzia di certezza del diritto e di ragionevole durata del processo. Dimostra che, indipendentemente dall’esito dei giudizi di merito, il decorso del tempo costituisce una causa estintiva del reato che deve essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento. La decisione della Cassazione, annullando senza rinvio la condanna, ha chiuso definitivamente la vicenda processuale, applicando un principio fondamentale che prevale sulla valutazione di colpevolezza espressa nei gradi precedenti.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La condanna è stata annullata perché il reato si è estinto per prescrizione. Il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire il reato (sette anni e sei mesi) era già trascorso prima che la Corte d’Appello emettesse la sua sentenza.

Cosa significa ‘annullamento senza rinvio’ in questo caso?
Significa che la sentenza di condanna è stata cancellata definitivamente. Non ci sarà un nuovo processo d’appello perché la Cassazione ha accertato l’estinzione del reato, chiudendo così la vicenda giudiziaria.

La Corte di Cassazione può dichiarare la prescrizione anche se non era stata rilevata dal giudice precedente?
Sì, la sentenza chiarisce che la Corte di Cassazione può rilevare d’ufficio la prescrizione del reato maturata prima della sentenza d’appello, anche se non è stata sollevata dal giudice precedente o non è un motivo specifico del ricorso, purché non sia necessario un nuovo esame delle prove per stabilire la data del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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