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Prescrizione reato: annullata condanna per minaccia

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per il reato di minaccia a causa dell’intervenuta prescrizione del reato. Nonostante il ricorso dell’imputato sui vizi di motivazione sia stato dichiarato inammissibile, la Corte ha accolto il motivo relativo al decorso del tempo, estinguendo il reato ai fini penali. Tuttavia, sono state confermate le statuizioni civili, ovvero l’obbligo di risarcimento del danno alla persona offesa.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Annullata Condanna Penale, ma non il Risarcimento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37958/2024, ha affrontato un caso emblematico che evidenzia l’importanza della prescrizione del reato nel processo penale. Sebbene la condanna per minaccia sia stata annullata per il decorso del tempo, la Corte ha confermato le statuizioni civili, lasciando intatto l’obbligo di risarcire la vittima. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di minaccia emessa dal Giudice di Pace di Gragnano. L’imputato, non accettando la decisione, aveva proposto appello. Il Tribunale di Torre Annunziata, in un primo momento, aveva dichiarato l’appello inammissibile a causa di un presunto errore nel deposito dell’atto, effettuato presso la cancelleria del Tribunale anziché quella del Giudice di Pace.

Questa prima decisione era stata però annullata dalla Corte di Cassazione, la quale aveva chiarito che il deposito era da considerarsi rituale e tempestivo. Il processo è stato quindi rinviato nuovamente al Tribunale di Torre Annunziata che, il 16 aprile 2024, ha confermato la sentenza di condanna di primo grado. Contro questa nuova sentenza, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione.

L’Appello e i Motivi del Ricorso

La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso su due motivi principali:

1. Vizio di motivazione e violazione di legge: Si contestava la valutazione delle dichiarazioni della persona offesa, ritenute contraddittorie e incoerenti rispetto a quanto emerso durante le indagini e il dibattimento. Secondo la difesa, il giudice d’appello non aveva fornito una motivazione adeguata e dettagliata su questi aspetti cruciali.
2. Intervenuta prescrizione del reato: Il secondo motivo, risultato poi decisivo, sosteneva che il termine massimo di prescrizione per il reato contestato fosse già decorso nel settembre 2023, ben prima della pronuncia della sentenza d’appello nell’aprile 2024.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione e la prescrizione del reato

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte.

Il primo motivo, relativo al vizio di motivazione, è stato dichiarato inammissibile. I giudici hanno sottolineato una limitazione importante per i ricorsi contro le sentenze d’appello del Tribunale emesse in seguito a giudizi del Giudice di Pace. A seguito di una riforma del 2018, il ricorso in Cassazione per questi casi non può essere basato su un presunto vizio di motivazione. La doglianza dell’imputato, pur formalmente presentata come violazione di legge, mirava in realtà a una nuova valutazione del merito delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

Il secondo motivo, invece, è stato ritenuto fondato. La Corte ha proceduto al calcolo del termine di prescrizione. Partendo dalla data di commissione del reato (1° dicembre 2015) e considerando un periodo di sospensione di novantadue giorni, il termine massimo di sette anni e sei mesi è risultato essere scaduto il 1° settembre 2023. Poiché la sentenza d’appello è stata pronunciata solo il 16 aprile 2024, il reato era già estinto. La prescrizione del reato, maturata prima della sentenza di secondo grado, imponeva quindi l’annullamento della condanna.

Le Conclusioni: Annullamento Penale ma Conferma Civile

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata per quanto riguarda gli effetti penali, poiché il reato era estinto per prescrizione. Questo significa che la condanna penale a carico dell’imputato viene definitivamente cancellata.

Tuttavia, la Corte ha specificato che, ai sensi dell’art. 578 del codice di procedura penale, le statuizioni civili disposte dal Giudice di Pace e confermate in appello restano valide. L’imputato, pur non avendo più una condanna penale, rimane obbligato a risarcire il danno alla persona offesa. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: l’estinzione del reato per prescrizione non elimina automaticamente le conseguenze civili dell’illecito, garantendo così una forma di tutela per la vittima.

È possibile contestare la valutazione delle prove in Cassazione per sentenze originate dal Giudice di Pace?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che, per i reati di competenza del Giudice di Pace, il ricorso non può essere proposto per vizi di motivazione, ma solo per specifiche violazioni di legge, come previsto dall’art. 606, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Cosa succede se il reato si prescrive prima della sentenza d’appello?
Se il termine di prescrizione matura prima della pronuncia della sentenza d’appello, la Corte di Cassazione deve annullare la sentenza di condanna agli effetti penali, perché il reato si considera estinto.

L’annullamento della condanna per prescrizione cancella anche l’obbligo di risarcire il danno?
No. In base all’art. 578 del codice di procedura penale, anche se la condanna penale viene annullata per prescrizione, il giudice può mantenere ferme le statuizioni civili, confermando l’obbligo dell’imputato di risarcire il danno alla persona offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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