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Prescrizione reato: annullata condanna civile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9610/2025, ha annullato una condanna al risarcimento del danno emessa in appello. La decisione si fonda sul principio che se la prescrizione reato matura prima della sentenza di primo grado, il giudice dell’impugnazione non può riformare la precedente assoluzione per condannare l’imputato ai soli effetti civili. Viene meno, infatti, il presupposto stesso della condanna penale su cui si innesta la statuizione civile.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Quando Blocca il Risarcimento in Appello

La prescrizione reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento che può avere effetti decisivi non solo sull’azione penale, ma anche sulle richieste di risarcimento del danno avanzate dalla parte civile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9610 del 2025, ha ribadito un principio cruciale: se il reato si è prescritto prima ancora della sentenza di primo grado, il giudice d’appello non può condannare l’imputato al risarcimento dei danni, neppure se ad impugnare la sentenza di assoluzione è stata la sola parte civile. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’accusa di appropriazione indebita. In primo grado, il Tribunale aveva assolto l’imputato. Le parti civili, ritenendosi danneggiate dalla condotta dell’imputato, avevano impugnato la sentenza. La Corte d’Appello, riformando la decisione precedente, aveva condannato l’imputato al risarcimento del danno nei confronti delle parti civili. Tuttavia, la stessa Corte d’Appello aveva accertato che il termine di prescrizione per il reato contestato era maturato prima della data della sentenza del Tribunale. L’imputato, tramite i suoi difensori, ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio questo vizio.

Il Ricorso in Cassazione e l’impatto della prescrizione reato

Il motivo di ricorso risultato decisivo verteva sulla violazione dell’articolo 576 del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avrebbe potuto riformare la sentenza di primo grado, anche ai soli effetti civili, perché i fatti erano già estinti per prescrizione reato prima della pronuncia del tribunale. In sostanza, mancava il presupposto fondamentale per poter decidere sulla domanda di risarcimento nel processo penale: una potenziale affermazione di responsabilità penale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri motivi. Gli Ermellini hanno richiamato i consolidati principi espressi dalle Sezioni Unite, chiarendo la portata degli articoli 576 e 578 del codice di procedura penale.

Il punto centrale della motivazione è il seguente: il potere del giudice d’appello di decidere sulle questioni civili, anche in caso di estinzione del reato per prescrizione, sussiste solo se la causa estintiva è sopravvenuta alla sentenza di condanna di primo grado. In quel caso, la legge consente al giudice dell’impugnazione di valutare la responsabilità dell’imputato ai soli fini civili.

Al contrario, quando la prescrizione reato è maturata prima della sentenza di primo grado, come nel caso di specie, il giudice di primo grado avrebbe dovuto dichiarare l’estinzione del reato e non pronunciarsi nel merito. Se, per errore, ha emesso una sentenza di assoluzione, il giudice d’appello, investito dell’impugnazione della parte civile, non può “sanare” questo errore condannando al risarcimento. Facendolo, eserciterebbe un potere che non gli spetta, poiché viene a mancare il presupposto della condanna penale, anche solo potenziale, su cui si fonda la richiesta di risarcimento nel processo penale. La condanna al risarcimento del danno è una statuizione accessoria a una sentenza di condanna; se questa manca ab origine perché il reato è già estinto, anche la statuizione accessoria non può essere pronunciata.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’Appello, revocando le statuizioni civili. Questa decisione riafferma un principio di garanzia fondamentale: l’azione civile esercitata nel processo penale segue le sorti di quest’ultimo. Se l’azione penale non può giungere a una condanna perché il reato è prescritto, anche la domanda civile non può trovare accoglimento in quella sede. Per le parti civili resta ovviamente impregiudicata la possibilità di agire separatamente in sede civile per ottenere il risarcimento del danno subito, ma non possono utilizzare l’appello penale per ottenere un risultato che il processo penale, a causa della prescrizione, non può più dare.

Può il giudice d’appello condannare l’imputato al risarcimento dei danni se il reato era già prescritto prima della sentenza di primo grado?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la prescrizione del reato è maturata prima della pronuncia di primo grado, il giudice d’appello, anche se investito dell’impugnazione della sola parte civile, non può condannare l’imputato al risarcimento del danno perché manca il presupposto di una sentenza di condanna.

Qual è il presupposto per la condanna al risarcimento del danno nel processo penale?
Secondo la sentenza, il presupposto necessario per la condanna accessoria al risarcimento del danno è la pronuncia di una sentenza di condanna penale. Se questa non può essere emessa, ad esempio perché il reato è estinto per prescrizione, viene meno anche il fondamento per le statuizioni civili.

Cosa succede alle statuizioni civili se la Cassazione accerta che la prescrizione del reato è maturata prima della sentenza di primo grado?
La Corte di Cassazione annulla la sentenza d’appello che conteneva la condanna al risarcimento e revoca le statuizioni civili. Ciò significa che la condanna al pagamento dei danni viene eliminata, lasciando alla parte danneggiata la facoltà di iniziare una nuova e autonoma causa in sede civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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