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Prescrizione reato: annullamento e effetti civili

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di cui all’art. 642 c.p. a causa dell’intervenuta prescrizione reato. Un errore sulla data di commissione del fatto nel capo di imputazione è risultato decisivo. Nonostante l’annullamento della condanna penale, la Corte ha confermato le statuizioni civili, obbligando l’imputato al risarcimento del danno, poiché gli altri motivi di ricorso sono stati ritenuti inammissibili.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato: Annullamento della Condanna e Conferma dei Danni Civili

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo in luce un principio fondamentale del nostro ordinamento: la prescrizione reato estingue la responsabilità penale, ma non cancella necessariamente l’obbligo di risarcire il danno. Il caso analizzato riguarda una condanna per il reato previsto dall’art. 642 del codice penale, annullata in sede di legittimità proprio per il decorso del tempo. Tuttavia, la Corte ha confermato le statuizioni civili, offrendo importanti spunti sulla dissociazione tra esito penale e conseguenze civili.

I Fatti del Processo

Un soggetto veniva condannato in primo grado e in appello per aver commesso il reato di cui all’art. 642 c.p. (fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona). La difesa proponeva ricorso per Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. L’avvenuta estinzione del reato per prescrizione.
2. La carenza di motivazione sulla sussistenza del dolo e sulla partecipazione a titolo di concorso.
3. La mancata concessione delle attenuanti generiche.

Il punto cruciale del ricorso risiedeva nel primo motivo. La difesa sosteneva che la data del commesso reato indicata nel capo di imputazione, il 14 luglio 2017, fosse frutto di un mero errore di trascrizione. La data corretta, corrispondente all’invio via PEC della richiesta di risarcimento all’assicurazione, era infatti il 14 luglio 2016. Questa differenza di un anno era determinante ai fini del calcolo della prescrizione reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato. Agendo come “giudice del fatto processuale”, la Corte ha potuto esaminare direttamente gli atti del fascicolo, verificando che la richiesta di risarcimento era effettivamente pervenuta all’assicurazione il 14 luglio 2016. Di conseguenza, ha stabilito che la data corretta del reato era quella indicata dalla difesa.

Procedendo al calcolo del termine di prescrizione, la Corte ha sommato il periodo ordinario di sette anni e sei mesi con un periodo di sospensione di 47 giorni. Il risultato è stato che il reato si era estinto il 1° marzo 2024, data anteriore alla pronuncia della sentenza d’appello (28 maggio 2024). Per questo motivo, la Corte ha pronunciato una sentenza di annullamento senza rinvio perché il reato era estinto per prescrizione.

Le Motivazioni: l’impatto della prescrizione reato sugli effetti civili

La parte più interessante della sentenza riguarda la gestione delle statuizioni civili. Ai sensi dell’art. 578 del codice di procedura penale, quando il giudice dichiara il reato estinto per prescrizione, deve comunque decidere sull’impugnazione ai soli effetti delle disposizioni civili. Ciò significa che, pur venendo meno la condanna penale, l’obbligo di risarcire la parte civile può rimanere.

Per decidere sulle statuizioni civili, la Corte ha esaminato gli altri due motivi di ricorso. Li ha però ritenuti entrambi inammissibili:

* Il secondo motivo, relativo alla motivazione sul dolo e sul concorso, è stato giudicato come un tentativo di rivalutare i fatti, non consentito in sede di Cassazione. Inoltre, il ricorrente non si era confrontato adeguatamente con la motivazione della Corte d’Appello.
* Il terzo motivo, sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, è stato ritenuto inammissibile perché la Corte territoriale aveva adeguatamente motivato il diniego, evidenziando l’intensità del dolo e l’assenza di elementi positivi a favore dell’imputato.

L’inammissibilità di questi motivi ha impedito un esame nel merito della responsabilità dell’imputato. Di conseguenza, non essendoci elementi per escludere la sua colpevolezza ai fini civili, la Corte di Cassazione ha confermato le statuizioni civili disposte nei gradi di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: la prescrizione reato opera sul piano penale ma non estingue automaticamente l’obbligazione civile risarcitoria. L’imputato, sebbene non più penalmente condannato, rimane tenuto a risarcire il danno alla parte lesa. La decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso solidi e ammissibili anche quando la prescrizione appare come una via d’uscita certa. Se gli altri motivi di appello vengono dichiarati inammissibili, la condanna al risarcimento del danno, una volta pronunciata, tende a consolidarsi, sopravvivendo all’estinzione del reato.

Quando un reato si estingue per prescrizione?
Un reato si estingue per prescrizione quando è trascorso un determinato periodo di tempo dalla sua commissione, stabilito dalla legge, senza che sia intervenuta una sentenza di condanna definitiva.

Se il reato è prescritto, devo comunque pagare il risarcimento del danno?
Sì. Secondo la sentenza, se è già stata pronunciata una condanna al risarcimento nei gradi di merito, la Corte di Cassazione, nel dichiarare la prescrizione, deve comunque valutare i motivi di ricorso ai fini civili. Se tali motivi sono inammissibili, la condanna al risarcimento viene confermata.

Può la Corte di Cassazione correggere un errore di fatto come la data del reato?
Sì, in casi specifici. La sentenza chiarisce che la Corte può agire come “giudice del fatto processuale” e quindi esaminare direttamente gli atti per verificare l’integrazione di una violazione, come un errore nella data di commissione del reato che incide sul calcolo della prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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