LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione reato: annullamento anche post concordato

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per minaccia, nonostante un concordato in appello, a causa della maturata prescrizione del reato. La Corte ha stabilito che l’estinzione del reato per decorso del tempo deve essere dichiarata d’ufficio se verificatasi prima della pronuncia d’appello, annullando così gli effetti penali della condanna e confermando che il ricorso è ammissibile anche in questi casi. Sono state altresì annullate le statuizioni sulla rifusione delle spese alla parte civile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: la Cassazione Annulla la Condanna Anche Dopo il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6692 del 2025, ha affermato un principio fondamentale: la prescrizione del reato, se maturata prima della sentenza di secondo grado, deve essere dichiarata anche qualora le parti abbiano raggiunto un accordo sulla pena, noto come ‘concordato in appello’. Questa decisione ribadisce la natura inderogabile delle cause di estinzione del reato, che prevalgono sulla volontà delle parti processuali.

I Fatti del Caso Giudiziario

Il caso trae origine da una condanna per il reato di minaccia. In sede di appello, l’imputato e la procura generale avevano raggiunto un accordo sulla pena ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale (c.d. concordato in appello). La Corte d’Appello di Lecce, recependo l’accordo, aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, escludendo l’aggravante della recidiva e rideterminando la pena, confermando però le statuizioni civili a favore della persona offesa.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando un unico motivo: la violazione di legge per mancata declaratoria della prescrizione del reato. Secondo la difesa, il termine massimo di prescrizione era già spirato prima della pronuncia della sentenza d’appello.

La Prevalenza della Prescrizione del Reato

Il cuore della questione giuridica risiede nel rapporto tra l’accordo delle parti sulla pena e l’obbligo del giudice di rilevare d’ufficio le cause di estinzione del reato, come previsto dall’art. 129 c.p.p. La prescrizione rappresenta un istituto di diritto sostanziale che sancisce la non punibilità di un fatto-reato a causa del decorso di un determinato lasso di tempo, ritenuto dal legislatore sufficiente a far venir meno l’interesse dello Stato alla repressione penale.

La difesa ha sostenuto che, nonostante l’accordo raggiunto, il giudice d’appello avrebbe dovuto prioritariamente verificare la sussistenza di cause di non punibilità, tra cui, appunto, la maturata prescrizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso dell’imputato, annullando senza rinvio la sentenza impugnata per quanto riguarda gli effetti penali. I giudici hanno richiamato un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza Fazio, n. 19415/2023), la quale ha chiarito che il ricorso per cassazione è ammissibile anche avverso una sentenza di concordato in appello, qualora si deduca l’omessa dichiarazione di una causa di estinzione del reato maturata prima della sentenza stessa.

Nel caso specifico, la Corte ha proceduto al calcolo dei termini:
* Reato commesso: 10 ottobre 2013
* Termine di prescrizione (inclusa interruzione e sospensione di 231 giorni): sette anni e sei mesi
* Data di estinzione del reato: 27 novembre 2021
* Data della sentenza d’appello: 13 marzo 2024

Era quindi evidente che, al momento della pronuncia della Corte d’Appello, il reato era già estinto per prescrizione. Di conseguenza, il giudice di secondo grado avrebbe dovuto dichiararlo, astenendosi dal pronunciare una sentenza di condanna, seppur concordata.

Infine, la Cassazione ha annullato anche la condanna alla rifusione delle spese legali a favore della parte civile, motivando che quest’ultima non aveva un interesse giuridicamente rilevante a opporsi alla declaratoria di prescrizione e, in ogni caso, non aveva sviluppato argomentazioni specifiche sul punto.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza rafforza un principio cardine del nostro ordinamento processuale penale: l’obbligo del giudice di rilevare e dichiarare immediatamente le cause di non punibilità ha la precedenza su qualsiasi accordo processuale tra le parti. La prescrizione del reato non è un’opzione a disposizione delle parti, ma un istituto di ordine pubblico che il giudice deve applicare d’ufficio. La decisione chiarisce che la porta della Cassazione rimane aperta per far valere questo diritto, anche quando in appello si è optato per un percorso di definizione concordata della pena. Un monito importante per tutti gli operatori del diritto a verificare sempre, in ogni stato e grado del procedimento, la sussistenza di cause estintive del reato.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
Sì, il ricorso è ammissibile se si contesta l’omessa dichiarazione di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione, che sia maturata prima della pronuncia della sentenza d’appello stessa.

Cosa succede se la prescrizione del reato matura prima della sentenza d’appello ma le parti si sono accordate sulla pena?
La prescrizione prevale sull’accordo. Il giudice ha l’obbligo di dichiarare l’estinzione del reato. La Corte di Cassazione, se investita della questione, annullerà la sentenza di condanna per gli effetti penali.

In caso di annullamento per prescrizione, l’imputato deve comunque pagare le spese legali alla parte civile?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione, nel caso di specie, ha escluso la condanna alla rifusione delle spese civili, poiché la parte civile non aveva un interesse concreto a opporsi alla dichiarazione di prescrizione e non aveva formulato specifiche argomentazioni sul punto nel giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati