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Prescrizione reato 316-ter: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato per prescrizione del reato la condanna di un amministratore per indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.). La Corte ha stabilito che, in caso di pagamenti rateali, il reato ha una consumazione prolungata che termina con l’ultimo versamento, data da cui decorre la prescrizione. Tuttavia, la sentenza è stata annullata con rinvio al giudice civile per la rideterminazione del danno, poiché la Corte d’Appello non aveva considerato che l’imputato aveva cessato la sua carica prima della fine delle erogazioni.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reato ex Art. 316-ter: Analisi di una Sentenza della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di indebita percezione di erogazioni pubbliche, fornendo chiarimenti cruciali sulla decorrenza della prescrizione del reato quando i contributi sono erogati in più rate. La decisione annulla la condanna penale ma apre la strada a un nuovo giudizio civile per la quantificazione del danno, evidenziando la distinzione tra responsabilità penale e obblighi risarcitori.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava l’amministratore di una società S.r.l.s., condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 316-ter del codice penale. L’accusa era di aver richiesto e ottenuto, tra il 2015 e il 2017, incentivi economici pubblici da un ente gestore di servizi energetici per un importo complessivo di oltre 650.000 euro, senza documentare l’effettiva realizzazione dei progetti che ne giustificavano l’erogazione. La Corte di Appello aveva confermato sia la condanna penale a due anni di reclusione, sia la condanna al risarcimento del danno in favore dell’ente erogatore.

Il Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due punti principali. In primo luogo, ha sostenuto di aver cessato la carica di legale rappresentante della società nel dicembre 2015 e che, di conseguenza, le richieste di incentivi successive a tale data non potevano essergli attribuite. In secondo luogo, ha contestato la qualificazione del reato come “a consumazione prolungata”, sostenendo che ogni erogazione costituisse un illecito autonomo.

La Decisione della Cassazione sulla Prescrizione del Reato

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato nei limiti che hanno portato alla declaratoria di prescrizione del reato. I giudici hanno chiarito che, quando le erogazioni pubbliche avvengono in rate periodiche, il delitto di cui all’art. 316-ter c.p. deve essere considerato come un reato unitario a consumazione prolungata. Questo significa che il reato si considera perfezionato non alla prima erogazione, ma solo con la percezione dell’ultimo contributo. Nel caso di specie, l’ultima erogazione era avvenuta il 3 aprile 2017. Calcolando il termine massimo di prescrizione (sette anni e sei mesi) da quella data, la Corte ha stabilito che il reato si era estinto il 3 ottobre 2024. Di conseguenza, ha annullato la sentenza di condanna agli effetti penali senza rinvio.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un recente orientamento delle Sezioni Unite, secondo cui la percezione frazionata di un contributo pubblico integra un unico reato la cui consumazione cessa con l’ultimo pagamento. Questo principio è stato applicato al caso in esame, relativo agli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili erogati dall’ente gestore. Poiché il termine massimo di prescrizione era decorso, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del reato, come imposto dall’art. 129 del codice di procedura penale, in assenza di elementi evidenti per un’assoluzione nel merito.

Le Conclusioni: Annullamento Penale e Rinvio Civile

Tuttavia, la decisione ha avuto un esito diverso per le statuizioni civili. La Cassazione ha rilevato che la sentenza d’appello era carente nel non aver considerato la cessazione della carica di amministratore da parte del ricorrente. Il danno arrecato all’ente pubblico non era stato correttamente quantificato, non distinguendo tra le somme erogate durante il suo mandato e quelle successive. Mancavano elementi essenziali come il periodo esatto in cui l’imputato aveva ricoperto la carica e quali richieste di incentivi avesse effettivamente sottoscritto. Per questi motivi, la Corte ha annullato la sentenza anche agli effetti civili, ma con rinvio a un nuovo giudizio davanti al giudice civile competente in grado di appello. Sarà quest’ultimo a dover determinare l’esatto ammontare del danno di cui l’ex amministratore dovrà rispondere, oltre a liquidare le spese legali.

Quando si consuma il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche se i pagamenti sono rateali?
Secondo la sentenza, in caso di erogazioni pubbliche conferite in ratei periodici, il delitto si considera unitario a consumazione prolungata e si consuma con la percezione dell’ultimo contributo.

Cosa comporta l’estinzione del reato per prescrizione agli effetti penali?
L’estinzione del reato per prescrizione comporta l’annullamento della sentenza di condanna penale. Ciò significa che la pena inflitta non verrà eseguita e la condanna non figurerà nel casellario giudiziale dell’imputato.

Perché la Cassazione ha annullato la condanna al risarcimento del danno rinviando al giudice civile?
La Corte ha annullato la condanna civile perché la sentenza d’appello non aveva adeguatamente quantificato il danno direttamente attribuibile all’imputato, omettendo di considerare che egli aveva cessato la sua carica di legale rappresentante prima che tutte le erogazioni indebite fossero state conseguite dalla società. Un nuovo giudizio è necessario per determinare con precisione la sua responsabilità patrimoniale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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