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Prescrizione reati tributari: l’errore che annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento per intervenuta prescrizione in un caso di frode fiscale. Il Tribunale aveva erroneamente calcolato i termini, senza applicare l’aumento di un terzo previsto per i reati tributari commessi dopo il 2011. La sentenza chiarisce l’importanza della corretta applicazione delle norme sulla prescrizione reati tributari, rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reati Tributari: La Cassazione Annulla per Errore di Calcolo

La corretta determinazione della prescrizione reati tributari è un elemento cruciale nel processo penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di applicare correttamente le modifiche legislative che hanno allungato i termini per alcuni illeciti fiscali. La Suprema Corte ha annullato una decisione di proscioglimento, evidenziando un errore del giudice di primo grado nel non considerare l’estensione dei termini introdotta nel 2011.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento penale a carico del rappresentante legale di una società, accusato del reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000. Secondo l’accusa, l’imputato avrebbe inserito nelle dichiarazioni fiscali relative all’anno d’imposta 2015 elementi passivi fittizi per un importo considerevole, basati su fatture emesse da un’altra società per operazioni mai avvenute. Il fatto era stato contestato come commesso il 31 dicembre 2016.

Il Tribunale di primo grado, tuttavia, aveva dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato, ritenendo che il tempo necessario a estinguere il reato fosse già trascorso.

Il Ricorso e la Questione sulla Prescrizione Reati Tributari

Contro la sentenza del Tribunale, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso per cassazione. Il motivo principale del ricorso era la violazione di legge e il vizio di motivazione in riferimento al calcolo dei termini di prescrizione.

Il ricorrente ha sostenuto che il giudice di primo grado avesse erroneamente ignorato la riforma introdotta con la legge n. 148 del 2011. Tale normativa ha modificato l’art. 17 del D.Lgs. 74/2000, introducendo il comma 1-bis, che eleva di un terzo i termini di prescrizione per i delitti fiscali previsti dagli articoli da 2 a 10 dello stesso decreto. Di conseguenza, considerando l’aumento e l’interruzione della prescrizione, il termine per estinguere il reato non era di sei anni, ma di dieci, un periodo non ancora decorso al momento della sentenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo pienamente le argomentazioni del Procuratore Generale. I giudici supremi hanno sottolineato che il reato contestato è stato commesso nel dicembre 2016, quindi in un’epoca successiva all’entrata in vigore della legge n. 148 del 2011 (avvenuta il 17 settembre 2011).

Di conseguenza, alla fattispecie in esame si applica senza dubbio l’aumento di un terzo dei termini di prescrizione. La Corte ha chiarito che questo prolungamento porta il tempo necessario a prescrivere a dieci anni, anche senza considerare eventuali periodi di sospensione. Il calcolo del Tribunale era, quindi, palesemente errato perché basato sulla disciplina previgente.

L’erroneità della dichiarazione di estinzione del reato ha imposto l’annullamento della sentenza impugnata. Poiché si trattava di una sentenza di proscioglimento appellabile, e il ricorso era stato proposto direttamente in Cassazione, la Suprema Corte ha rinviato gli atti alla Corte d’Appello per la celebrazione di un nuovo giudizio.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione riafferma un principio fondamentale per la prescrizione reati tributari: per tutti i delitti previsti dagli artt. da 2 a 10 del D.Lgs. 74/2000 commessi a partire dal 17 settembre 2011, i termini di prescrizione sono aumentati di un terzo. Questo significa che i giudici di merito devono prestare la massima attenzione alla data di commissione del reato per applicare la normativa corretta. L’annullamento della sentenza di proscioglimento e il rinvio per un nuovo processo dimostrano come un errore di calcolo sulla prescrizione possa avere conseguenze drastiche, riaprendo un procedimento che si credeva concluso. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di un’applicazione rigorosa e aggiornata delle norme che regolano la materia fiscale-penale.

Quando si applicano i termini di prescrizione più lunghi per i reati tributari?
I termini di prescrizione sono aumentati di un terzo per i delitti previsti dagli articoli da 2 a 10 del D.Lgs. 74/2000, se commessi dopo il 17 settembre 2011, data di entrata in vigore della legge n. 148 del 2011.

Cosa succede se un giudice dichiara erroneamente la prescrizione di un reato?
Se un giudice dichiara erroneamente estinto un reato per prescrizione, la sentenza può essere impugnata. Come in questo caso, la Corte di Cassazione può annullare la decisione e disporre la celebrazione di un nuovo giudizio per accertare i fatti e le responsabilità.

Perché nel caso specifico il reato non era ancora prescritto?
Il reato era stato commesso il 31 dicembre 2016. Poiché si applicava la legge del 2011 che estende i termini di prescrizione di un terzo, il tempo necessario per l’estinzione del reato era di dieci anni. Al momento della sentenza di primo grado, questo termine non era ancora decorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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