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Prescrizione reati tributari: la decisione in Cassazione

La Corte di Cassazione analizza un caso di dichiarazione fraudolenta, chiarendo un importante principio sulla prescrizione reati tributari. La sentenza distingue tra la prescrizione maturata prima della decisione d’appello, che deve essere sempre dichiarata, e quella maturata successivamente, la cui applicabilità dipende dall’ammissibilità dei motivi di ricorso. In questo caso, la Corte ha annullato parzialmente la condanna per i reati già prescritti e dichiarato inammissibile il ricorso per le altre accuse, impedendo così la declaratoria di prescrizione sopravvenuta per queste ultime.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reati Tributari: La Cassazione e il Ruolo dell’Inammissibilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20353 del 2024, offre un’importante lezione sulla prescrizione reati tributari e sul suo rapporto con l’ammissibilità del ricorso. Il caso analizzato riguarda una condanna per dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti. La decisione della Suprema Corte chiarisce quando la prescrizione può e deve essere dichiarata, anche se sollevata per la prima volta in sede di legittimità, e quali sono i limiti imposti da un ricorso inammissibile.

I Fatti del Caso: L’accusa di Dichiarazione Fraudolenta

Due amministratori di due diverse società di pelletteria venivano condannati in primo grado e in appello per il reato di dichiarazione fraudolenta. L’accusa era di aver utilizzato, in concorso tra loro, fatture relative a operazioni oggettivamente inesistenti (nello specifico, sponsorizzazioni pubblicitarie fittizie) nelle dichiarazioni dei redditi degli anni d’imposta 2010, 2011 e 2012, al fine di evadere le imposte.

La difesa degli imputati sosteneva che gli stessi fossero stati a loro volta vittime di una truffa da parte delle società emittenti, le quali avrebbero creato solo un’apparenza di effettività delle prestazioni. I giudici di merito, tuttavia, avevano ritenuto provata la piena consapevolezza degli imputati circa la falsità delle fatture e il loro coinvolgimento nel meccanismo fraudolento.

I Motivi del Ricorso e la prescrizione reati tributari

Avverso la sentenza della Corte d’Appello, gli imputati proponevano ricorso per cassazione basato su tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione e travisamento della prova: La difesa lamentava una valutazione errata delle prove, come le testimonianze e il materiale fotografico, sostenendo che la Corte d’Appello si fosse limitata a confermare la decisione di primo grado senza un’autonoma analisi.
2. Violazione del principio “oltre ogni ragionevole dubbio”: Secondo i ricorrenti, le prove raccolte non permettevano di superare il dubbio che gli imputati fossero stati ingannati, rendendo plausibile una ricostruzione alternativa dei fatti.
3. Mancata declaratoria di estinzione del reato per prescrizione: Questo è il punto cruciale. La difesa eccepiva che per i reati relativi all’anno d’imposta 2010 la prescrizione fosse già maturata prima della pronuncia della sentenza d’appello.

La Decisione della Corte: Prescrizione e Inammissibilità

La Corte di Cassazione ha preso decisioni distinte per i due imputati e per i diversi capi d’imputazione, applicando principi procedurali fondamentali.

Per una degli imputati, la Corte ha annullato la sentenza senza rinvio, dichiarando l’estinzione dei reati per morte dell’imputata, avvenuta dopo la sentenza d’appello.

Per l’altro imputato, la decisione è stata più articolata.

L’accoglimento del motivo sulla prescrizione

La Corte ha ritenuto fondato il terzo motivo di ricorso. Ha confermato che la prescrizione reati tributari per le accuse relative all’anno d’imposta 2010 era effettivamente maturata prima della sentenza della Corte d’Appello. Di conseguenza, i giudici di secondo grado avrebbero dovuto dichiararla. La Cassazione, accogliendo il motivo, ha annullato senza rinvio la sentenza per queste specifiche accuse perché i reati erano estinti.

Questo conferma un principio consolidato: è ammissibile il ricorso per cassazione con cui si deduce l’estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza impugnata, anche se non eccepita nei precedenti gradi di giudizio.

L’inammissibilità degli altri motivi e il giudicato parziale

Per i reati relativi agli anni 2011 e 2012, per i quali la prescrizione non era ancora maturata al momento della decisione d’appello, la Corte ha dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso. I giudici hanno ritenuto tali motivi generici, infondati e una mera riproposizione di argomenti già correttamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello.

Questa declaratoria di inammissibilità ha una conseguenza fondamentale: impedisce di rilevare la prescrizione maturata dopo la sentenza d’appello. Secondo l’orientamento delle Sezioni Unite, l’inammissibilità del ricorso non instaura un valido rapporto processuale e determina la formazione di un “giudicato parziale” sulle parti della sentenza non validamente impugnate. Di conseguenza, è preclusa la possibilità di dichiarare cause di estinzione del reato sopravvenute, come la prescrizione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sulla netta distinzione tra i diversi motivi di ricorso e i loro effetti. Il motivo sulla prescrizione maturata ante sentenza d’appello era specifico e fondato, e quindi ha portato all’annullamento parziale. Gli altri motivi, riguardanti il merito della colpevolezza, sono stati giudicati come un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica e congrua, avendo esaminato globalmente tutti gli indizi (rapporti continuativi con le società “cartiere”, importi elevati, emissione di note di credito a distanza di anni) che dimostravano la consapevolezza dell’imputato.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un importante punto di diritto procedurale. La prescrizione reati tributari maturata prima della sentenza d’appello deve essere sempre dichiarata, e la sua mancata declaratoria può essere validamente contestata in Cassazione. Tuttavia, se i motivi di ricorso relativi al merito della responsabilità sono inammissibili, non è possibile beneficiare della prescrizione maturata nelle more del giudizio di legittimità. La Corte ha quindi annullato la condanna per i reati prescritti e rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena per i reati residui, la cui condanna è diventata definitiva.

È possibile chiedere la declaratoria di prescrizione per la prima volta in Cassazione?
Sì, la sentenza conferma che è ammissibile il ricorso per cassazione con cui si deduce l’intervenuta estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza d’appello, anche se la questione non era stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio.

Cosa succede se la prescrizione matura dopo la sentenza d’appello ma il ricorso in Cassazione è inammissibile?
Se i motivi di ricorso relativi alla responsabilità penale sono dichiarati inammissibili, si forma un giudicato parziale sulla condanna. Questo preclude la possibilità di rilevare la prescrizione maturata dopo la sentenza d’appello, poiché l’inammissibilità del ricorso non permette l’instaurazione di un valido rapporto processuale per le parti coperte da giudicato.

Quando un motivo di ricorso viene considerato inammissibile?
Un motivo di ricorso è considerato inammissibile quando è generico, manifestamente infondato o si limita a riproporre le stesse questioni già esaminate e respinte dai giudici di merito, senza individuare specifiche violazioni di legge o vizi logici della motivazione. In pratica, quando si cerca di ottenere dalla Cassazione un nuovo giudizio sui fatti, che non le compete.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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