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Prescrizione reati tributari: la Cassazione decide

Un imprenditore condannato per dichiarazione fraudolenta ricorre in Cassazione eccependo la prescrizione dei reati tributari. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che il termine di prescrizione, in presenza di interruzioni, è di dieci anni. Viene inoltre confermata la condanna e la confisca, respingendo l’applicazione della particolare tenuità del fatto a causa della serialità della condotta.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reati Tributari: La Cassazione Fa Chiarezza sui Termini

La questione della prescrizione reati tributari è un tema di costante attualità e di grande interesse pratico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui termini applicabili al reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, confermando un orientamento rigoroso. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: La Dichiarazione Fraudolenta Continuata

Un imprenditore individuale veniva condannato per aver utilizzato, per diversi anni consecutivi (dal 2014 al 2018), fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto. La Corte d’Appello, pur dichiarando prescritto il reato relativo alla prima annualità (2014), confermava la responsabilità penale per gli anni successivi, rideterminando la pena in un anno e undici mesi di reclusione e confermando la confisca di oltre 30.000 euro.

L’imprenditore decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta intervenuta prescrizione anche per le annualità dal 2015 al 2017 e un presunto errore nel calcolo della pena.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente basava la sua difesa su tre argomenti principali:
1. Errata applicazione della prescrizione: Sosteneva che il termine per la prescrizione fosse di otto anni e che, di conseguenza, anche i reati commessi nel 2015, 2016 e 2017 fossero ormai estinti. Per l’annualità 2018, chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
2. Erronea rideterminazione della pena: Contestava il calcolo effettuato dalla Corte d’Appello, sostenendo che, seguendo i criteri del primo grado, la pena avrebbe dovuto essere inferiore.
3. Mancata riduzione della confisca: Riteneva che, a seguito della dichiarazione di prescrizione per l’anno 2014, l’importo confiscato dovesse essere ridotto di conseguenza.

La Prescrizione Reati Tributari Secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni della difesa. La decisione si fonda su principi giuridici consolidati e offre una guida chiara sulla gestione di questi illeciti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le tesi difensive. In primo luogo, ha chiarito che, per il reato di dichiarazione fraudolenta (art. 2 D.Lgs. 74/2000), il tempo necessario a prescrivere, tenendo conto degli atti interruttivi (come la richiesta di rinvio a giudizio), è pari a dieci anni e non otto. Pertanto, alla data della sentenza d’appello, nessun altro reato, oltre a quello del 2014, poteva considerarsi prescritto.

Gli Ermellini hanno anche escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La pluralità delle violazioni commesse negli anni e l’entità complessiva dell’evasione fiscale sono state considerate incompatibili con il requisito della minima offensività richiesto dalla norma.

Anche la censura sul calcolo della pena è stata giudicata infondata. La Corte ha verificato che i giudici d’appello avevano correttamente eliminato la pena per il reato prescritto e ricalcolato la sanzione finale partendo dal reato più grave residuo, applicando correttamente gli aumenti per la continuazione e la riduzione per il rito abbreviato.

Infine, per quanto riguarda la confisca, la Corte ha osservato che l’importo disposto (circa 30.500 euro) era già inferiore all’IVA evasa solo per gli anni per cui era stata confermata la condanna (oltre 36.800 euro). Non vi era quindi alcun motivo per un’ulteriore riduzione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce la linea dura della giurisprudenza in materia di prescrizione reati tributari. Il termine di dieci anni, comprensivo delle interruzioni, rende più difficile per gli imputati beneficiare dell’estinzione del reato per il decorso del tempo. Inoltre, la decisione conferma che condotte evasive reiterate e di importo significativo non possono essere considerate di ‘particolare tenuità’, escludendo così una facile via d’uscita dalla responsabilità penale. Per imprenditori e professionisti, questa pronuncia è un monito sull’importanza della correttezza fiscale e sulle serie conseguenze penali e patrimoniali derivanti dall’uso di fatture false.

Qual è il termine di prescrizione per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti?
Secondo la Corte di Cassazione, in forza del combinato disposto degli artt. 157, 160 e 161 c.p. e 17, comma 1-bis, d.lgs. n. 74/2000, il tempo necessario a prescrivere il reato, tenendo conto anche dell’interruzione, è pari a dieci anni.

La particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) può essere applicata in caso di reati fiscali ripetuti nel tempo?
No. La sentenza chiarisce che la pluralità e la reiterazione degli illeciti penali, unite alla complessiva entità dell’evasione fiscale, sono elementi che legittimamente inducono a escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Se un reato fiscale viene dichiarato prescritto, l’importo della confisca deve essere necessariamente ridotto?
Non necessariamente. Nel caso specifico, la confisca è stata confermata perché l’importo disposto era già inferiore alla sola evasione IVA realizzata negli anni per i quali la condanna è stata confermata, rendendo irrilevante la prescrizione del reato commesso nella prima annualità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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